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Variante Delta, in Italia è al 22,7% e si trova in 16 regioni: vediamo dove.

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La variante Delta si sta diffondendo in Italia, come previsto, soppiantando la precedente variante dominante, l’Alfa (precedentemente detta “inglese”).

In una settimana, la mutazione (che sta dilagando in Gran Bretagna e in altri Paesi) è salita dal 16,8% dei casi totali di Covid nel nostro Paese al 22,7%. Il dato è calcolato al 22 giugno ed è riportato nell’ultima indagine rapida diffusa oggi dall’Iss, realizzata insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. Nello stesso report si legge anche che la variante Alfa è scesa dal 74,92% al 57,8% mentre la Gamma è passata a una prevalenza pari a 11,8% (nella precedente survey era al 7,3%).

«La variante Delta dominerà anche prima di attese», è il commento di Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute. Nel 22,7% della Delta rientrano comunque enormi differenze tra le Regioni. E, precisano gli studiosi che hanno redatto il report, i dati non sono«privi di limiti e bias» dunque vanno valutati con prudenza.

Dove si trova la variante Delta in Italia

Ecco le 16 regioni o province autonome in cui la variante Delta è stata rintracciata, con le percentuali di prevalenza: Abruzzo 56,3%, Calabria 30% Campania 29,5% Emilia-Romagna 23, 2% Friuli Venezia Giulia 70,6% Lazio 34,9% Liguria 33,3% Lombardia 38.2% Marche 44,4% Bolzano 60% Piemonte 5% Puglia 16,2% Sardegna 66,7% Sicilia 2,9% Toscana 7% Veneto 11,1% In cinque Regioni non è ancora stata riscontrata: Basilicata, Molise, Provincia di Trento, Umbria e Val d’Aosta. I limiti dello studio e le avvertenze degli studiosi.

«Bisogna considerare che la prevalenza potrebbe essere sovrastimata a causa della presenza di numerosi focolai (che vengono identificati e quindi indagati in maniera più estesa) nelle varie Regioni/PPAA Italiane», avvertono gli studiosi che hanno redatto il report. In sostanza, si legge ancora nel documento, in alcune regioni «il metodo di campionamento potrebbe essere disomogeneo e non random». Questo significa che alcune delle percentuali di prevalenza indicate potrebbero essere sproporzionate rispetto a quelle reali. Inoltre «per alcune regioni, essendo bassa la numerosità della popolazione, il numero di sequenze è esiguo, per cui la presenza di varianti virali circolanti potrebbe non essere individuata».

Variante Delta: le cose da sapere

Brusaferro: «Crescita variante Delta è un dato atteso ma da monitorare». Insomma, gli stessi studiosi definiscono i dati «non privi di limiti e bias», ma avvertono: «Nel contesto italiano, in cui la campagna di vaccinazione non ha ancora raggiunto coperture sufficienti in tutte le fasce di età, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante. Mentre la variante Alfa, seppur ancora predominante, vede diminuita la sua stima di prevalenza a livello nazionale, dall’indagine si evince che la variante Gamma ha una prevalenza in leggero aumento rispetto alla precedente indagine e che la variante Delta è in aumento». «La crescita della prevalenza della variante Delta è un dato atteso, che deve essere monitorato con grande attenzione», commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, che aggiunge: «È fondamentale continuare il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai, che in questo momento è reso possibile dalla bassa incidenza, e completare il più velocemente possibile il ciclo vaccinale, dal momento che, come confermato anche ieri dall’Ema, questo garantisce la migliore protezione».

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