Una posizione, quella della Figc, degna delle migliori capriole giuseppecontiane.
di Gianni DEL VECCHIO (condirettore Huffpost)
“Io mi inginocchio. Ma perché voglio inginocchiarmi. Non perché devo. Se fosse obbligatorio farlo, io non mi inginocchierei”. Michele Serra lo ha spiegato bene nella sua adamantina Amaca di domenica scorsa: inginocchiarsi come forma di lotta al razzismo ha senso solo se il gesto in questione è vero, sincero, fuori dal conformismo. Altrimenti il rischio che si corre è di svilirlo, quel gesto, togliergli tutta la carica comunicativa, farlo diventare come uno di quei tanti riti a cui uno non ci fa più caso, come la foto in posa della squadra prima del fischio d’inizio di una partita.
Quindi davanti alla scelta se inginocchiarsi o meno, il buon senso suggerisce due diversi atteggiamenti, entrambi degni e di buona creanza. Uno: inginocchiarsi per dare un segnale forte contro l’imbecillità razzista. Due: non inginocchiarsi perché si crede che questo non sia il gesto migliore per affrontare un argomento così pesante e pervasivo come il razzismo. Si badi bene, l’opzione due non fa di te automaticamente un perfetto razzista – come qualcuno vuol far credere – ma solo una persona che magari preferisce portare avanti le sue battaglie e le sue idee in modo diverso.
L’Italia, che da sempre è patria di legulei e azzeccagarbugli, è riuscita però nell’impresa di riuscire a trovare in questa prospettiva binaria la sua terza via, che purtroppo conduce a un esito di rara bizzarria. Ecco la posizione della Figc, la Federazione italiana giuoco calcio: “Come ha spiegato Chiellini, la squadra si inginocchierà per solidarietà con gli avversari, non per la campagna in sé (Black Lives Matter, ndr), che non condividiamo. I giocatori austriaci non si sono inginocchiati e i nostri sono rimasti in piedi.
Se quelli del Belgio lo faranno, anche i nostri saranno solidali con loro”. In altri termini, inginocchiati tu che m’inginocchio anch’io. Una posizione che si fa concava quando gli atri sono convessi e viceversa, insomma una nota degna delle migliori capriole giuseppecontiane. E che tuttavia se da una parte salva capra (inginocchiarsi davanti a Lukaku) e cavoli (non inginocchiarsi sempre e comunque), dall’altra si rivela per quello che è: un esemplare esercizio di nonsense logico. Peraltro scaricando sull’altro la responsabilità di decidere per se stessi. Alla fine il perfetto inverso dell’assunto di Michele Serra: gli Azzurri si inginocchieranno perché devono e non perché vogliono.
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