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Vaccino Covid-19: immunità di gregge impossibile per il 2021, slitta di almeno 12 mesi.

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Vaccino Covid-19: il piano per raggiungere l’immunità di gregge entro fine settembre è praticamente fallito. Si parla minimo di fine 2022 e non è tutta colpa dell’approvvigionamento a rilento.

Immunità di gregge per il Covid-19: in Italia nessuna speranza di ottenerla entro il 2021.

Si parla di uno slittamento minimo per la fine del 2022 se non ancora oltre. A parlare sono i numeri, veramente poco clementi verso l’andamento del piano vaccinale.

Obiettivo immunità di gregge.

Il 23 dicembre scorso il commissario per l’emergenza Arcuri dichiarò alla stampa che l’immunità di gregge era fissata a 48.000.000 di italiani vaccinati con richiamo (il 70% della popolazione circa) e che avremmo raggiunto questo obiettivo entro il 30 settembre 2021 (fine del terzo trimestre).

La prima dose italiana del vaccino Pfizer risale al 27 dicembre 2020.

Al 31 gennaio, però, dopo 35 dei 277 giorni totali fra la prima somministrazione e la deadline di fine settembre i risultati parziali sono indecentemente al ribasso.

Vaccinazione: a che punto siamo?

Fonti ufficiali governative riprese anche ufficialmente dalla RAI dimostrano che dopo 35 giorni sono stati vaccinati con richiamo 594.826 cittadini.

Al momento sappiamo che in molte realtà l’inoculazione della prima dose è sospesa a causa della scarsità di vaccini, destinati quindi alle seconde e definitive inoculazioni.

E’ altresì vero che in molti sono in attesa della seconda somministrazione, che si concretizzerà già nei prossimi giorni.

Cittadini vaccinati con richiamo: il rapporto tra obiettivi parziali ideali e realtà è sconfortante.

Ragionando in termini di cittadini vaccinati con richiamo somministrato (quindi 2 somministrazioni), la situazione è però desolante.

Nei primi 35 giorni di campagna vaccinale sono state somministrate 33.990 dosi circa al giorno contro le 346.570 dosi al giorno ideali.

Un ritmo lento che attesta come siano state somministrate solamente il 9.8% delle dosi previste.

Un ritardo insostenibile.

Questo ritardo ha mille cause e forse potrebbe anche essere oggetto di una valutazione già calcolata.

Parlando però di numeri, al momento delle 96.000.000 di dosi singole da somministrare, ne risultano inoculate solamente 1.189.652.

L’1,23% della popolazione da vaccinare per ottenere l’immunità di gregge, lo 0.99% della popolazione totale italiana.

Questo ritardo diventa insostenibile se consideriamo che per rispettare la scadenza di fine settembre dovremmo procedere, già da domani 1 febbraio, a quasi 400.000 somministrazioni singole/gg (393.404).

Accelerata in vista ma rimando inevitabile.

Ovviamente la rimozione degli ostacoli iniziali (nella speranza di meno difficoltà lungo il percorso) e un’attuazione delle fasi successive della campagna vaccinale permetterà sicuramente un’accelerazione sostanziale.

Sull’approvvigionamento, il recente ok dell’Aifa al prodotto Astra Zeneca porterà nuovi dosi sul mercato.

Sembra però inevitabile uno slittamento dell’ottenimento dell’immunità di gregge, che esperti indicano minimo per fine anno 2022 (ma anche 2023 o 2024, a seconda della fonte).

Se a qualcuno può sembrare un’esagerazione, basti pensare che al ritmo attuale di somministrazioni singole giornaliere (33.990) il 70% della popolazione sarebbe coperto tra poco meno di 8 anni.

Cause.

Le cause di questo enorme rallentamento sono multiple, dall’approvvigionamento delle dosi a singhiozzo fino alla crisi di governo, che sta rallentando i rapporti fra massime istituzioni e PA.

Anche l’adesione a macchia di leopardo può essere una delle cause.

I numeri però indicano che gli effetti più determinanti giungono da un’organizzazione insufficiente di risorse addette alla somministrazione.

Mancano spazi, infermieri e medici e anche l’attuazione di momenti di somministrazione collettiva, dal V-Day europeo all’organizzazione di momenti in sede lavorativa, scolastica etc.

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