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Nuove tecnologie digitali a sostegno delle Professioni Sanitarie e del Cittadino

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Le nuove tecnologie digitali sono entrate prepotentemente a far parte del SSN e sono a sostegno delle Professioni Sanitarie e del Cittadino.

L’introduzione e le reciproca integrazione delle piattaforme digitali in ambito sanitario è una sfida non solo tecnologica ma anche culturale. Gli obiettivi sono la razionalizzazione e la semplificazione dei servizi al cittadino.

In tema di tecnologie digitali in Sanità, la strategia nazionale prende come riferimento l’ambito europeo, e in particolare la Direttiva 24/2011, che prevede il diritto di ogni cittadino ad avere un’assistenza sanitaria transfrontaliera. Per poter godere di questo diritto, i cittadini devono essere coadiuvati da strumenti digitali che rendano disponibili i dati della propria storia clinica e del proprio percorso nell’ambito del sistema sanitario nazionale, in modo da poterli condividere con tutti gli Stati membri.

Se n'è discusso al primo congresso della FNO TSRM PSTRP in quel di Rimini.
Se n’è discusso al primo congresso della FNO TSRM PSTRP in quel di Rimini.

Per arrivare a questo obiettivo spiega Stefano Van Der Byl, responsabile del settore healthcare dell’Agenzia per l’ltalia digitale (AGID) – occorrono indicazioni molto chiare e precise sia a livello nazionale sia a livello comunitario su standardizzazione dei dati e messa in condivisione delle informazioni. In questa logica, la Commissione Europea ha avviato progetti che s’inseriscono nel contesto più generale di tutti i servizi erogati nell’ambito della pubblica amministrazione, servizi che poi vengono declinati in Sanità. Uno strumento essenziale è per esempio il nodo eIDAS che permette al cittadino di ottenere le proprie credenziali di accesso ai servizi della pubblica amministrazione.

Per questo ormai da tempo AGID- continua Van Der Byl- ha aderito a progetti specifici, mettendo in opera il collegamento al nodo eIDAS, e ha avviato le procedure per far riconoscere le credenziali già validate in uso nel nostro Paese – SPID CIE CNS – e consentirne così l’uso negli Stati membri dell’Unione Europea, così come, per reciprocità, sono state riconosciute nel nostro Paese le credenziali rilasciate dagli altri Stati. I test hanno dato ottimi risultati e le credenziali SPID, per fare un esempio, consentiranno ai cittadini italiani di usufruire delle prestazioni in UE. Collaborando con il ministero della Salute e al MEF, stiamo predisponendo il nodo per lo scambio dei dati di carattere sanitario, in prima battuta solo per le ricette dematerializzate e il cosiddetto patient summary, ovvero il profilo sanitario sintetico, strettamente connesso al nostro fascicolo Sanitario elettronico.

Entrando un po’ nello specifico, le piattaforme a livello di sistema sono due: il Fascicolo sanitario elettronico e la piattaforma ATS. Il fascicolo sanitario elettronico è l’infrastruttura che permette la circolazione dei dati in ambito sanitario, perché la cartella clinica consente lo scambio di informazioni ma solo nella specifica struttura ospedaliera. Il fascicolo sanitario elettronico alimenterà anche il nodo europeo, e su questo fronte i cittadini italiani sono già abilitati a usufruire di servizi su cui si sta lavorando in Commissione europea. Tra i primi, ricordiamo i referti di laboratorio, anche di radiologia, le lettere di dimissione ospedaliera, più altre tipologie di documenti già standardizzati a livello italiano.

L’altra piattaforma abilitante, il sistema ATS, riguarda il tema della prescrizione. Si tratta di un’infrastruttura centrale che alimenta tutti i sistemi con le ricette, sia prescritte sia erogate.

Queste due piattaforme, continua Van der Byl- sono già collegate tra loro, perché già il sistema TS alimenta il Fascicolo sanitario elettronico, e rappresentano perciò un primo esempio virtuoso d’integrazione dei dati. AGID punta molto su questo ambito, al fine di evitare il problema della duplicazione dei dati in ambito informatico perché, come insegna l’esperienza, il disallineamento della anagrafiche genera molta confusione. TS e fascicolo sanitario elettronico sono poi integrate con altre piattaforme abilitanti di tipo orizzontale o verticale, come nel caso del Centro Unico di Prenotazione (CUP). Inizia così a delinearsi un modello di processo e non di singolo servizio, che permetterà, una volta a regime, di avere un rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione completamente digitale, in cui l’assistito riceve la ricetta dematerializzata e con il numero di ricetta elettronica può accedere il servizio nel suo complesso, per esempio prenotando online esami e visite specifiche, abilitando le strutture che permettono di ricevere la specifica prestazione di cui necessita. Infine, c’è integrazione con i sistemi di pagamento, come il PAGO-PA, che ormai molti cittadini hanno imparato a conoscere, uno strumento unico per pagare la pubblica amministrazione e non solo. Infine, il cittadino può accedere ai referti, anche in forma di immagini, sul Fascicolo Sanitario Elettronico, chiudendo un ciclo. A sottendere tutto questo è un lavoro dell’Agenzia sulla razionalizzazione dei datacenter, sforzo fondamentale per evitare la duplicazione delle infrastrutture, che s’intersecherà con il piano per la banda larga e le nuove tecnologie come il 5G.

Per entrare infine nella specificità dell’organizzazione sanitaria, si segnala la necessità di sistemi sempre più aggiornati e per rispetto alle esigenze professionali. Storicamente, all’interno dei dipartimenti sono sempre stati creati i sistemi informativi verticali, che non comunicavano tra di loro. Questa tendenza sta cambiando, favorendo quella multidisciplinarietà che viene invocata da più parti. Ma per fare questo ovviamente c’è bisogno di condividere informazioni all’interno della struttura, con ingegnerizzazione dei processi di workflow all’interno delle strutture nonché dei procedimenti per la conservazione delle informazioni, tenendo ben presenti tutte le necessità di privacy e protezione dei dati personali.

Per realizzare tutto questo, le professionalità sanitarie devono essere sempre più coadiuvate dal mondo informatico e ingegneristico, in senso allargato, nel corretto disegno dell’architettura e dei processi da mettere in campo.

Una menzione meritano anche i nuovi device digitali sempre più utilizzati per ottenere informazioni sulla salute delle persone, informazioni che poi possono essere messe a disposizione dei professionisti sanitari. Va rilevato che in questo ambito non esiste una norma, è quindi c’è un grande punto interrogativo, soprattutto dal punto di vista tecnico. Pressante è la necessità di validare alcuni processi, per esempio nel caso degli smartwatch utilizzati per misurare il battito cardiaco e altri parametri biometrici che devono entrare in un sistema di cui va garantita la sicurezza, tenendo conto che ogni dispositivo connesso equivale a una possibile vulnerabilità dell’intero sistema. In un simile scenario, ovviamente, bisogna formare i cittadini sull’uso delle tecnologie e sula condivisione dei propri dati- conclude Van der Byl.

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