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Il Sistema Sanitario Nazionale rischia di implodere. O lo salviamo o crollerà tutto.

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Il recente intervento di Filippo Palumbo su un quotidiano sanitario ha rilanciato l’allarme sulla tenuta del SSN. Rischia di crollare su sé stesso o possiamo salvarlo?

“Il mondo assicurativo sanitario sembra aver scelto la strada di conseguire un allargamento forte del proprio mercato dimenticando la lezione del fallimento del mercato in Sanità. In questo quadro, oggi, la classificazione del nostro Paese tra quelli caratterizzati dalla presenza di un Servizio sanitario nazionale non è scontata. Per questo occorre una iniziativa straordinaria per la sanità italiana” – lo ha dichiarato Filippo Palumbo, già Direttore Generale e Capo Dipartimento della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute, sul Quotidiano Sanità.

“L’avvio di una grande iniziativa pubblicitaria da parte di un’importante compagnia assicurativa che offre la copertura per prestazioni sanitarie, le più varie, attraverso la voce e l’immagine di personaggi di successo, mi ha dato l’impressone di una fase nuova nella vicenda del nostro SSN – spiega Palumbo – gli elementi di incertezza, anzi, a questo punto, di certezza in senso negativo, che si stanno aggiungendo sono da evidenziare non tanto per le singole ulteriori criticità che vengono introdotte, ma soprattutto perché si conferma una complessiva mancanza di volontà di voltare pagina”.

Secondo quanto riportava Ivan Cavicchi qualche tempo fa sul SSN a rischio crollo, lo stesso deve essere inteso “non come un palazzo di trenta piani che si schianta a terra nella polvere con gran fracasso e ammazza un po’ di persone ma come qualcosa di più lento di più inesorabile e di più implacabile cioè come se fosse una sorta di crisi ambientale che cambia piano piano le condizioni di vita degli esseri viventi mettendoli in pericolo”.

Palumbo, dal canto suo, mette in rilievo una serie di criticità emerse durante la sua analisi della situazione contingente:

  • i contenuti del Def relativamente alla spesa sanitaria;
  • le liste di attesa con riferimento ai perduranti effetti diretti e indiretti della pandemia;
  • i punti di approdo verso i quali va il PNRR e la relativa tempistica;
  • le problematiche del personale medico e delle professioni sanitarie;
  • l’assenza di una effettiva volontà di contrastare il crescente ruolo della sanità integrativa;
  • la evoluzione dei ruoli e dei rapporti tra politiche e programmi di interesse sanitario e quelli di interesse ambientale, assistenziale, economico generale;
  • le spinte e controspinte connesse alla cosiddetta autonomia differenziata;
  • la situazione epidemiologica complessiva, con particolare riferimento alle malattie infettive correnti e ricorrenti, di cui possa ipotizzarsi un’evoluzione pandemica.

Ma cosa succede nel resto del mondo?

Palumbo ricorda che, soprattuto dopo la Pandemia Covid, molti problemi presenti nel nostro Sistema Sanitario Nazionale sono emersi anche in altri Paesi del mondo.

“In realtà tutti i sistemi sanitari sono caratterizzati dal fatto di vivere un permanente processo di evoluzione, con un susseguirsi di fasi e spesso con un’oscillante tendenza verso la dimensione nazionale e quella subnazionale e verso l’assetto pubblico e quello privato. Proviamo a ricapitolare i termini fondamentali di questa permanente tensione evolutiva” – spiega Palumbo.

Ma cos’è un Sistema Sanitario Nazionale?

Ecco la sintesi che ne fa Palumbo:

  • incoraggiare e assistere gli individui a restare in salute;
  • garantire l’equità di accesso ai servizi sanitari;
  • fornire un’ampia gamma di servizi dotati di standard qualitativo elevato;
  • garantire la rapidità di accesso;
  • soddisfare le ragionevoli attese dei suoi utenti;
  • restare un servizio responsabile del soddisfacimento dei bisogni

“I sistemi sanitari devono tendere alla equità, e alla reattività e devono essere valutabili in riferimento a due principali dimensioni: l’efficacia e l’efficienza tecnica ed economica nonché il grado di soddisfazione degli utenti. Nei singoli paesi gli elementi sopra richiamati hanno dovuto correlarsi a una molteplicità di fattori di carattere storico, sociale ed economico e da questa interazione sono nati gli specifici sistemi sanitari nazionali”.

La crisi attuale del nostro SSN è correlata al sovrapporsi di due fattori epocali:

  • la grande recessione del 2008 che è stata una classica crisi del sistema internazionale della finanza, che ha esercitato i suoi effetti indiretti anche sul finanziamento pubblico;
  • la grande pandemia da Covid-19 che ha dato luogo ad una crisi non solo sanitaria ma anche economico sociale. una crisi globale della salute della popolazione mondiale, originata dal perturbato equilibrio ecologico dei rapporti fra l’animale e l’uomo, che ha secondariamente provocato un impatto devastante sul sistema economico.

“La crisi è stata nazionale, internazionale, sovranazionale. Talmente grave che anche le catene dell’approvvigionamento dei farmaci e dei dispositivi anche semplici, sono saltate. beni sanitari di diversa complessità, dalle mascherine ai ventilatori e ai vaccini, sono globalizzate e interdipendenti e riguardano molteplici agenzie pubbliche e private, variamente impegnate in una filiera lunghissima che include finanziamento, ricerca, sperimentazione, regolazione, produzione, importazione ed esportazione, negoziazione, acquisto, distribuzione e vendita, collettiva e al dettaglio”.

Cosa possiamo fare per salvarlo? La ricetta di Palumbo.

“In questa situazione, la parola d’ordine non può che essere la difesa e il rilancio del carattere universalistico del nostro sistema sanitario. In tutte le sedi occorre promuovere un’iniziativa legislativa straordinaria che sia chiaramente percepita come atto di rifondazione del SSN, senza escludere che si configuri come attuazione di una più stringata legge costituzionale. Il segnale deve essere forte e deve costituire uno scudo per i prossimi decenni, una resilienza rafforzata, una scelta che segni e garantisca il rilancio del carattere unitario e universalistico del nostro sistema sanitario finanziandolo adeguatamente con la fiscalità generale” – aggiunge Palumbo.

“In primis occorre, intanto, sospendere l’iter che si è voluto avviare per le autonomie differenziate per la parte sanitaria, anche perché c’è un problema tecnicamente (sul piano giuridico) molto rilevante, relativo alla verifica di cosa, della materia riguardante i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie cioè dei LEA, sia cedibile alle nuove autonomie regionali” – conclude l’ex-Direttore Generale e Capo Dipartimento della Programmazione sanitaria del Ministero della salute.

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