Donne che scontano una pena in carcere…questo basta per escluderle dagli screening?
Ecco il progetto “Francesco Marabotto” del’associazione VIC-VolontariInCarcere. La prevenzione primaria è fondamentale per individuare forme precoci di cancro. Da anni le detenute sono escluse spesso dai programmi regionali di screening. Ecco come la scienza entra in carcere e con questo progetto dona speranza alle detenute, in collaborazione con l’associazione Susan G. Komen.
Di carceri femminili in Italia ve ne sono cinque, per l’esattezza si trovano a Pozzuoli, Trani, Rebibbia, Empoli e Giudecca. In realtà sono varie le Case Circondariali che ospitano una sazione femminile. Vivere in carcere non è facile per nessuno, e per le donne ancora meno. Prendersi cura della propria salute nelle carceri italiane è vissuto come un lusso, anche se non dovrebbe esserlo.
Nasce nel 2015 il progetto che vede l’ingresso di una macchina per eseguire la mammografia di screening. Lo screening primario eseguito quando non vi sono i sintomi di una malattia è di primaria importanza per individuare le forme meno sviluppate di tumore. La popolazione presa in esame va dai 50 ai 69 anni. Spesso venivano escluse le persone in carcere dai consueti screening perché difficile ottenere permessi per recarsi alle visite e gravoso per il sistema carcerario organizzare piccole trasferte. Così nasce il progetto di portare nelle carceri il macchinario per eseguire la mammografia.
Questo progetto ha di molto cambiato le aspettative e le speranze di molte detenute. Togliere il carcere dall’idea punitiva per portarlo ad una concezione riabilitativa passa anche da questo. Prendersi cura della propria salute è fondamentale.
L’idea di fondo è quella di estendere diritti della popolazione generale anche a quella carceraria. Ovviamente è fondamentale il lavoro delle associazioni che si rendono promotrici del progetto: VIC e Komen. Queste associazioni oltre alla sensibilizzazione delle popolazione hanno a cura l’estendere gli screening.