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Ambulatori diffusi sul territorio: nasce un nuovo modello di sanità.

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L’assessore regionale Verì annuncia 28 Case della salute in Abruzzo, la Asl di Teramo l’apertura di strutture di prossimità nelle zone periferiche. L’obiettivo è ridurre la pressione sugli ospedali.

di Dino Venturoni (*)

Un nuovo modo di concepire la sanità: meno ricorso agli ospedali, più strutture di prossimità. È questo, sulla base di linee guida europee e nazionali, il modello destinato a prendere piede nei prossimi anni anche in Abruzzo. Se n’è parlato ieri al santuario di San Gabriele dell’Addolorata durante il Giubileo degli ammalati e degli operatori sanitari, incentrato sul tema “La prossimità via per una nuova cultura della salute”.

L’evento, che si colloca all’interno dei festeggiamenti per il centenario della canonizzazione del Santo patrono d’Abruzzo, è stato fortemente voluto dal vescovo di Teramo-Atri Lorenzo Leuzzi, che ha invitato tutti i presenti a «fare di più per aiutare i malati».
A seguire, c’è stato l’intervento del direttore generale della Asl di Teramo, Maurizio Di Giosia. «L’azione dell’attuale direzione strategica della Asl», ha dichiarato, «è imperniata sul concetto di umanizzazione delle cure: è prioritario fare in modo che il paziente non sia solo l’oggetto delle terapie, ma un soggetto che va trattato con più umanità e rispetto. Ecco quindi che torna quella “prossimità” che è stata posta dalla Chiesa teramana al centro di questo Giubileo: stare vicino al malato, occuparsi di lui non solo dal punto di vista biologico ma anche dal punto di vista psicologico e relazionale». Di Giosia ha annunciato che la Asl ha attivato ambulatori di prossimità a Bisenti e Mosciano «e siamo in attesa», ha continuato, «di reperire il personale infermieristico per quelli di Castel Castagna e Tossicia e successivamente di Cellino Attanasio. Questo tipo di ambulatori si trova nelle zone periferiche e vi lavorano i medici di medicina generale, la nuova figura degli infermieri di famiglia o di comunità (è in conclusione la procedura per assumerne 24) e alcuni specialisti delle branche più richieste. Tutto questo per essere sempre più vicini al cittadino».
L’assessore regionale alla Sanità, Nicoletta Verì, nel suo intervento ha annunciato che «dopo anni di tagli, in cui la fragilità è stata messa in second’ordine, la “prossimità” sarà la nuova lettura della sanità». In sostanza si prevede un radicale cambiamento in cui «il sanitario andrà a casa del paziente e sul territorio sarà creata una rete di 28 Case della salute che daranno servizi ai cittadini», ha aggiunto l’assessore. Queste Case della salute sostituiranno le attuali Uccp (unità complesse di cure primarie), che attualmente in provincia di Teramo sono quattro (Teramo, Montorio, Roseto e Val Vibrata). La rete degli ambulatori di prossimità, che saranno più periferici, integrerà le loro funzioni.
Centrale l’intervento della presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, Mariella Enoc, la quale ha ribadito con forza che «la scienza che l’ospedale deve produrre va diffusa». Basilare, dunque, la formazione del personale ma anche la valorizzazione del ruolo dei medici di famiglia «che sono delusi perché hanno perso la vocazione alla prossimità». Importante, secondo Mariella Enoc, anche la figura dell’infermiere di famiglia. In definitiva l’obiettivo è «umanizzare l’operatore sanitario, far sì che non abbia i minuti contati per fare una prestazione. E far sì che abbia tempo per dare informazioni ai parenti, che non vanno visti come un disturbo ma vanno messi all’interno del concetto di cura. Bisogna vivere più in simbiosi con le persone: quando si prende in carico un malato, si prende in carico anche la famiglia». Un accenno della presidente del Bambino Gesù anche a «chi ha scelto di non vaccinarsi, che ha fatto una scelta egoistica. E allora stia a casa».
Le conclusioni del dibattito, moderato da Giovanni Muttillo, dirigente delle professioni sanitarie della Asl di Teramo, che ha sollecitato «investimenti per la creazione di una cultura della medicina di prossimità», sono state affidate all’arcivescovo di Pescara-Penne Tommaso Valentinetti. «Dobbiamo porci la domanda se nel sistema sanitario non dobbiamo maggiormente valorizzare i centri di eccellenza che devono essere anche centri di formazione», ha osservato, «una formazione a un diverso modo di concepire la sanità non vista più come “produzione” ma vicina al malato», ha aggiunto.
Dopo il convegno il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila e presidente della Ceam, ha presieduto la celebrazione eucaristica, al termine della quale ammalati e operatori sanitari hanno attraversato la Porta Santa nell’antico santuario. Nel pomeriggio è stato protagonista il mondo del volontariato, con il quarantesimo pellegrinaggio regionale dell’Unitalsi.

(*) ilCentro.it

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