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Michele, Infermiere: “mi sono appena licenziato da una struttura religiosa, là non badano ai Pazienti e noi siamo solo loro schiavi”.

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Michele, Infermiere: “sono andato via sbattendo la porta, in quella struttura non si pensa al bene dei Pazienti, ma solo al profitto e noi operatori siamo schiavi di Direttore e Coordinatore Infermieristico”.

Pubblichiamo la lettera del collega Michele che si è appena licenziato da una nota struttura religiosa conosciuta in tutta Italia e rinomata per la sua forte ispirazione all’opera di un Santo dei nostri tempi.

Ecco la lettera con cui ha deciso si salutare il Presidente della struttura, gli Infermieri, gli OSS e il Personale Ausiliario.

  • Al Presidente della Fondazione (…)
  • Agli Infermieri, Operatori Socio Sanitari e Personale Ausiliario

Illustrissimo Presidente (…) e colleghi tutti, voglio comunicarvi che da oggi non lavorerò più con voi. Oggi 01/12/2020 ho scelto di dare le mie dimissioni da Infermiere della Fondazione.

La mia scelta è stata dettata a molteplici fattori. Il centro residenziale (…) negli ultimi anni ha subito diversi cambiamenti. Uno tra questi è la governance che ha riguardato il nuovo Direttore Sanitario e a seguire il nuovo Coordinamento Infermieristico.

Fin qua nulla di ineccepibile, il datore di lavoro deve e può fare scelte per il bene collettivo, ma negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi fino alle mie dimissioni è venuto a mancare quel filo conduttore che ha contraddistinto la Fondazione da quando ho iniziato il mio percorso, ben dieci anni fa.

Quando ho iniziato a lavorare in Fondazione ho trovato un ambiente cordiale e familiare, contraddistinto dal rispetto reciproco, dal rispetto dei propri ruoli in un ambiente educato e stimolante, tutti protesi a fare il bene comune, obiettivo primario della struttura.

Oggi posso affermare che quei valori sono andati completamente persi o sono diventati effimeri. In struttura ormai regna l’indifferenza, la mancanza di rispetto per la nostra professione e per la nostra professionalità.

Cari colleghi, abbiamo lavorato tanti anni insieme e conosciamo pregi e difetti di tutti noi. Io non sono più disposto ad accettare questo atteggiamento nei nostri confronti.

Siamo cresciuti con l’idea che “il lavoro nobilita l’uomo” e l’uomo viene reso nobile dal lavoro, qualunque esso sia. Quando si torna a casa dopo un turno di lavoro si dovrebbe essere sì stanchi, ma anche soddisfatti del proprio fare e gratificati per il proprio operato.

L’ambiente ostile e vessatorio che si è creato intorno a noi operatori ha creato ritorsioni pagate purtroppo a caro prezzo dai nostri pazienti.

Si, i nostri Pazienti, ai quali dobbiamo tutto, obiettivo da non perdere assolutamente di vista nella nostra professione.

Lo dico e continuerò a ribadirlo con forza come ho sempre fatto, in quelle camere di degenza dobbiamo sempre immaginare che ci sia un nostro caro.

Prima ho parlato di azioni vessatorie rasenti una certa politica dittatoriale, giorno dopo giorno, mesi dopo mesi, anno dopo anno, sono stati creati dei meccanismi che hanno annientato e stritolato in ingranaggi subdoli i nostri diritti contrattuali nella piena consapevolezza della nostra governante, complice di tutto ciò.

Siamo in balia della Dirigenza, a volte trattati come schiavi, siamo per loro solo numeri e non valiamo più di tanto.

Siamo sotto pressione continua e lo stress e il burnout dilagano ovunque. Si, tra noi operatori il burnout purtroppo esiste ed io lo voglio GRIDARE a gran voce.

Quando questa lettera verrà divulgata e letta anche all’esterno del nostro contesto lavorativo, qualcuno potrà chiedersi … “ma perché non vi ribellate a tutto ciò e reagite?”. Semplice e facile a dirsi, meno che a farsi, purtroppo il lavoro in questo determinato momento storico è un diritto sacro per tutti e l’atteggiamento di tutti noi è quello di abbassare la testa e subire tutto ciò che ci viene chiesto senza se e senza ma, chiesto con maleducazione, arroganza e con abuso di potere.

L’augurio più grande che posso farvi carissimi colleghi e quello di non farvi rubare i vostri sogni, inseguiteli sempre con tutta la forza che avete.

Spero solo che questa lettera scuota le coscienze e crei un momento di riflessione affinché si ritorni al vecchio filo conduttore che ha sempre contraddistinto la Fondazione.

Un saluto carissimo.

Il vostro affezionato Michele, Infermiere

Leggi anche:

Infermieri e Sindrome da Burnout: come combatterla?

Infermieri, Ostetriche, Oss e Professionisti Sanitari: mobbing, come combatterlo.

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