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Ditelo alla “famosa” Dottoressa che l’Infermiere non è un sottoposto del Medico.

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Ditelo alla “famosa” Dottoressa che l’Infermiere non è un suo sottoposto. Ditele che non siamo più dei dirimpettai del Medico. Ricordatele anche che la Sanità non è più medico centrica.

L’infermiere lungi dall’essere anche ai sensi delle previsioni codicistiche un mero “produttore” di attività esecutive impartitegli, essendo ormai da tempo affermato il concetto di “autonoma” capacità/facoltà decisionale sul cosa si ritiene di dover e saper fare in sicurezza per la tutela della salute del paziente.

Capisco che si faccia fatica a capire che l’infermiere è l’operatore sanitario responsabile dell’assistenza generale infermieristica con un campo proprio di attività e responsabilità. Che l’assistenza infermieristica sia preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa e che questa sia di natura tecnica, relazionale, educativa. Le nostre principali funzioni sono la PREVENZIONE delle malattie.

Difficile per una persona con un ego cosi smisuratamente immenso comprendere l’importanza di una figura come l’infermiere, il quale partecipa all’identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività; pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico; garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche (che è esattamente quello che farebbe applicando i protocolli della Regione Emilia Romagna previsti dalla delibera 582/2016);

Nei documenti della Regione viene individuato un infermiere, con formazione ed esperienza specifica, che si occupa di screening pre-ospedaliero dei sintomi di alcune categorie di persone soccorse, con attività che si sostanziano nella raccolta di “segni e sintomi” o nel sottoporre il paziente ad alcuni esami (quali l’elettrocardiogramma, la cui refertazione in telemedicina è garantita da figura medica, nei pazienti con dolore toracico), per accelerare i tempi della diagnosi medica e/o indirizzare il paziente verso il centro di cura più adeguato. Doveroso ricordare che il rilievo di segni e sintomi è a disposizione di tutti i professionisti sanitari appositamente formati, così come affermato dalla “Legge sul dolore” n.38/2010. La somministrazione di farmaci antidolorifici in fase pre-ospedaliera a pazienti con dolore severo è un atto di civiltà nei confronti degli assistiti affermato, tra l’altro, da varie Società scientifiche mediche.

In più, la somministrazione precoce di farmaci salva-vita è prevista per pazienti con sindromi acute ed evolutive. Quindi ci si chiede perché una anestesista si senta “attaccata” nell’orgoglio e nel suo importante ruolo di medico da un infermiere che svolge solo il suo lavoro. Mi auguro non sia così. Se no viene da chiedersi perché lei abbia studiato così tanto tempo se poi si sente al pari di questo professionista. Qui sembra quasi si voglia mostrare la forza per paura di chi la forza non vuole utilizzarla. Usano la furbizia. L’astuzia. Ma soprattutto la preparazione tramite lo studio.

E’ ormai consolidato da tempo (e la Dottoressa legale dovrebbe saperlo) anche in giurisprudenza che la posizione di garanzia, che consiste nella situazione tipica della titolarità di un obbligo penalmente rilevante alla stregua dell’art 40 c. p. “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”, non è propria solo del medico, ma appartiene a tutte le professioni sanitarie in quanto l’ordinamento pone in capo il dovere di impedire eventi lesivi a carico di beni altrui.

L’assunto secondo il quale le competenze proprie della professione infermieristica devono trovare il loro limite (negativo) nelle competenze mediche non è sempre vero, non solo in quanto privo di fondamento normativo (BB ricordatelo!!), ma perché l’esercizio della medicina mal si adegua a mansionari ed a rigide definizioni di “atto medico” e di “atto infermieristico”.

Nell’ordinamento nazionale, nulla osta a che determinate prestazioni possano essere svolte da diverse categorie professionali e, anzi, secondo la Corte costituzionale, l’attribuzione ad una categoria non pregiudica né implica che la stessa possa essere svolta da altre (sentenza n. 29/1990).

Nell’ordinamento regionale, invece, (BB segna!!!) le prestazioni vengono riservate ad una o all’altra categoria per tutelare l’affidamento della collettività al fatto di fruire di una prestazione resa da parte di coloro che posseggono i requisiti necessari per renderla nel modo migliore e in maniera più sicura. Ne deriva che nulla osta a che una determinata prestazione, originariamente attribuita a una specifica categoria professionale possa, successivamente, essere riservata anche ad altre che abbiano elevato il percorso professionale abilitante ad un livello adeguato a garantire le necessarie competenze a tutela della collettività.

A tal proposito è doveroso ricordare anche un passaggio fondamentale. Il DPR 27 Marzo 1992 all’art 10 prevede che “il personale infermieristico, nello svolgimento del servizio di emergenza, può essere autorizzato a praticare iniezioni per via endovenosa e fleboclisi, nonché a svolgere le altre attività e manovre atte a salvaguardare le funzioni vitali, previste dai protocolli decisi dal medico responsabile del servizio. Quindi BB rasseganti…

Il sistema di emergenza-urgenza attribuisce al personale infermieristico l’esecuzione di atti assistenziali e curativi salvavita.

Quello su cui la Dottoressa dovrebbe spingere non è quindi, a mio modestissimo e umilissimo parere, la lotta contro gli Infermieri, ma la telemedicina. La possibilità di avere un confronto telefonico tra Infermiere sul territorio e medico in reparto in modo da preparare il paziente tempestivamente e nel migliore dei modi alla diagnosi che si farà in Ospedale. Spingere per automediche che intervengono dove davvero il Medico può fare la differenza (e tutti sappiamo da studi che questi casi sono circa il 4% dei casi totali). Perché tutti gli Infermieri sono consapevoli del fatto che in abitazione, su strada o ovunque si possa intervenire non si fa diagnosi. Se non da campo. Ma quella definitiva, tutti (Medici compresi) non la fanno sul territorio.

Lorenzo Tosi – Infermiere Legale e Forense – SET 118

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