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Coronavirus. Carlo, Infermiere colpito dal Covid-19: “ci hanno buttati in pasto al virus senza protezioni”.

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Emergenza Coronavirus. Carlo Balzamo è un Infermiere di 47 anni che non è ancora riuscito a guarire dal Covid-19. Oggi si è sfogato: “ci hanno buttati in pasto al virus senza protezioni”.

“Sono stato vittima di questo maledetto Covid-19. Ho rovinato la mia famiglia solo per senso del dovere e non riesco a dormirci la notte”. A parlare è Carlo Balzamo, infermiere presso l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. E’ lui primo contagiato e ricoverato in Medicina d’Urgenza. Dopo di lui è scoppiato il focolaio, con 3 Medici e 4 Infermieri positivi al Coronavirus.

Carlo è iscritto all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli ed ha 47 anni.

“Il reparto va chiuso e sanificato, perché è diventato un focolaio attivo e a rischio Covid” – ha dichiarato Balzamo al collega Tiziano Valle di Metropolis. Parla dal letto dell’ospedale di Boscotrecase dov’è tuttora ricoverato per guarire dalla polmonite interstiziale bilaterale. Lui è anche un sindacalista Cisl.

“Ci sono colleghi contagiati e alcuni costretti in quarantena. La nostra equipe è al momento ridotta in brandelli e i colleghi che stanno lavorando non sono sereni. Se non si chiude, sarò costretto a denunciare tutto alla Procura” – spiega Carlo.

“C’è stata negligenza, scelleratezza e in alcuni casi leggerezza nella gestione dei casi sospetti – dice più avanti – è accaduto che i pazienti arrivati al pronto soccorso sono stati trasferiti nel nostro reparto nonostante sintomi da Covid 19 e chi, come me, ha lavorato in Medicina d’Urgenza s’è ritrovato a farlo senza gli adeguati dispositivi di protezione. Il nostro senso del dovere ci ha portati a garantire l’assistenza, non potevamo certo abbandonare i pazienti. A quel punto siamo diventati bersagli facili, è come se ci avessero sparato addosso senza darci la possibilità di difenderci”.

E ancora: “molti si sono scagliati contro il direttore sanitario Mario Muto, ma lui non aveva alcuna responsabilità”, piuttosto la causa del focolaio del San Leonardo sarebbe da ricercare nella “mancanza di professionalità medica”.

“Quando un paziente arriva in pronto soccorso, il medico che lo prende in carico deve fare un’anamnesi: ossia ricostruire se ha avuto patologie pregresse, i sintomi delle due settimane precedenti – spiega ancora l’infermiere – poi se gli esami evidenziano una polmonite bilaterale interstiziale, tipica del Covid 19, dovrebbe isolare il paziente. Al San Leonardo, invece, si è aspettato l’esito del tampone, che se non viene fatto nel modo giusto può risultare negativo anche in caso di positività al virus. Il problema è che nonostante i sintomi, i pazienti sono stati mandati in un reparto non attrezzato per accoglierli e solo dopo si è accertato che fossero positivi, quando ormai era troppo tardi”.

Una falla, insomma, nel sistema assistenziale che Balzamo ha pagato a caro prezzo e che oggi lo costringe a lottare contro un virus che sembra invincibile.

“Così sono stato contagiato e la stessa cosa è accaduta ai miei colleghi – aggiunge – sono stato a casa per 11 giorni con febbre alta, isolato. Ho fatto da solo un prelievo ematico, che non è servito a nulla, e poi un tampone. Solo dopo 5 giorni mi hanno dato l’esito positivo. Un’ambulanza mi ha trasferito d’urgenza a Boscotrecase, perché avevo problemi respiratori e bradicardia costante. Ho temuto per la mia vita e ho dato il consenso a essere sottoposto al metodo Ascierto, che sto seguendo tuttora a distanza di 15 giorni dal ricovero. Ho avuto la fortuna al Covid Hospital di Boscotrecase di trovare medici e infermieri preparatissimi, che mi stanno aiutando”.

L’ultimo pensiero va a chi ha lasciato a casa: “dal punto di vista psicologico sono distrutto; mia moglie è a casa, costretta a letto, anche lei non in buone condizioni. Mio figlio è positivo, ma asintomatico. Pensare che sono stato io a rovinarli, mi fa star male”.

E fa un appello: “ho letto della proposta della nuova direttrice sanitaria Rosalba Santarpia di istituire una stanza Covid in ogni reparto e l’ho pregata di non fare cavolate. Deve chiudere il reparto di Medicina d’Urgenza e ampliare il percorso del pronto soccorso per lo sporco, sanificando tutto o altri colleghi vivranno il mio inferno”. Lo capirà?

Buona guarigione Marco, siamo tutti con te.

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