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martedì, Aprile 23, 2024
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La variante Delta accelera, la campagna vaccinale no!

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Pesa la rimodulazione Az e il flop CureVac. Costa: “Immunità di gregge slitta di qualche settimana”. Non si ferma il braccio di ferro tra Governo e Regioni sulle forniture vaccinali previste per il mese di luglio. E intanto la campagna prosegue la sua marcia a velocità di crociera. Non si prevedono per il momento nuove accelerazioni e l’obiettivo dell’immunità di comunità potrebbe slittare a fine settembre, ritardando così di alcune settimane.

Nella giornata di ieri l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato, è tornato nuovamente a lanciare l’allarme sulle forniture di luglio: “I tagli ci saranno eccome, con inevitabili conseguenze sulla campagna vaccinale. Le difficoltà riguardano soprattutto Pfizer, il vaccino su cui, per le attuali impostazioni, si fa affidamento per l’80%”. Le conseguenze prospettate da D’Amato per il Lazio riguardano l’interruzione delle prenotazioni con Pfizer per i residenti con più di 17 anni; il posticipo a dopo Ferragosto dell’avvio della campagna vaccinale dai pediatri di libera scelta per i ragazzi tra i 12 e i 16 anni; e lo slittamento di una settimana di tutte le prenotazioni della prima dose per chi aveva fissato la somministrazione dall’11 al 15 luglio.

Ma sarà davvero così per tutta Italia? Possiamo dire che il rischio esiste, ma solo in parte. Il problema riguarda da un lato l’anticipo di un numero cospicuo di dosi da parte di Pfizer nel mese di giugno – per contrastare la variante Delta – che in realtà erano programmate per luglio e agosto; dall’altro vanno tenute in considerazione sia la mancata approvazione dell’altro vaccino mRna Curevac da parte di Ema, che la rimodulazione di AstraZeneca e Johnson & Johnson per i soli over 60. Le conseguenze di questa situazione non dovrebbero però comportare una riduzione rispetto alla media delle 500 mila vaccinazioni quotidiane raggiunte negli ultimi mesi. Quello che invece verrà meno è quella nuova accelerazione che avrebbe portato le Regioni a raggiungere il traguardo delle 700 mila somministrazioni al giorno.

A confermarlo all’HuffPost è stato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, spiegando che le Regioni, “quando nelle settimane scorse hanno elaborato la piattaforma delle prenotazioni vaccinali per il mese di luglio, avevano tenuto conto della piena disponibilità di tutti e 4 i vaccini. Eravamo dunque pronti ad un ulteriore accelerazione passando da 500 a 700 mila somministrazioni al giorno. Le nuove indicazioni su AstraZeneca e Johnson & Johnson hanno reso complicato questo obiettivo. Ad ogni modo, avremo forniture adeguate a mantenere la media delle 500 mila dosi al giorno”. Per il sottosegretario ci potrebbe tutt’al più essere un lieve slittamento nel raggiungimento dell’immunità di comunità: “Contavamo di arrivare all’immunità di comunità intorno ai primi di settembre, ora il traguardo verrà spostato di qualche settimana, a fine settembre”.

Nella giornata di ieri, anche il commissario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, aveva fatto il punto sui numeri delle forniture attese per luglio alla luce delle nuove indicazioni su AstraZeneca: “A luglio saremo in grado di assicurare un quantitativo di dosi che permetterà alle Regioni di fare una media complessiva di 500 mila somministrazioni al giorno, a livello nazionale. In tale ottica, la Struttura commissariale sta agendo in maniera bilaterale con tutte le Regioni per fare una riprogrammazione delle agende delle somministrazioni, perché chi aveva programmato il mese di luglio con le regole precedenti all’ultima indicazione del Comitato Tecnico Scientifico poteva contare su quattro vaccini”.

“Non c’è un problema di quantità ma c’è un problema di bilanciamento sulle Regioni, alcune delle quali giustamente contavano di poter crescere ancora di più con le prime dosi a luglio – ha aggiunto Figliuolo -. Ora occorre che vengano rispettate le somministrazioni di tutte le seconde dosi, riprogrammando magari qualche prima dose, perché laddove si era previsto di usare Astra Zeneca o Johnson & Johnson, ora bisognerà usare i vaccini a Rna messaggero Pfizer e Moderna”. Il commissario ha poi spiegato che, insieme al Ministero della Salute, si stanno già valutando delle opzioni di acquisto per farsi trovare pronti in caso di necessità di somministrazione di una terza dose di vaccino. “Le dosi ci saranno – ha sottolineato Figliuolo – ma sarà la scienza a dirci se e dopo quanto tempo dovrà essere inoculato il richiamo”.

Insomma, se non di tagli, un problema di rimodulazione dell’offerta vaccinale per il mese di luglio c’è. Ma non finisce qui. Potrebbero essere infatti imminenti anche altre novità che andrebbero ad incidere sull’andamento della campagna. Nella giornata di ieri l’Ema, ribadendo l’efficacia di tutti e 4 i vaccini approvati contro le varianti, compresa quella delta, ha sottolineato l’importanza di un rapido completamento del ciclo vaccinale, soprattutto per le persone anziane e fragili, in modo da offrire loro una maggiore copertura.

Il diffondersi della variante delta anche in Italia potrebbe quindi portare il Cts ad un ripensamento sugli attuali tempi dilatati per la somministrazione delle seconde dosi. Ricordiamo infatti che ad oggi l’indicazione alle Regioni è quella di estendere fino a 42 giorni il termine per i richiami con Pfizer e Moderna, previsti invece dai ‘bugiardini’, rispettivamente, in 21 e 28 giorni. Questa indicazione, contenuta nella circolare del Ministero della Salute dello scorso 9 aprile, era stata data sulla base di una situazione ben diversa da quella odierna in modo da offrire copertura con almeno una dose di vaccino a più persone possibili. Questa strategia rischia però di risultare inefficace alla luce del mutato contesto epidemiologico ed alla copertura solo parziale offerta da una singola dose di vaccino rispetto alle nuove varianti.

Ovviamente, il possibile accorciamento dei tempi dei richiami vaccinali comporterebbe una ulteriore rimodulazione della programmazione delle prenotazioni da parte delle Regioni con nuove complicazioni da dover affrontare, anche in termini di allungamento dei tempi per le prime vaccinazioni, soprattutto per i più giovani.

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