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Infermieri e medici compiacenti: la mafia si cura negli ospedali pubblici

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Mafia: infermieri e medici amici degli amici

Infermieri e medici compiacenti

Infermieri, medici e professionisti sanitari compiacenti alla mafia: pentito rivela come i sicari mafiosi abbiano diversi ospedali pubblici di riferimento per farsi curare dopo sparatorie, aggressioni e regolamenti di conti.

“Prima sono andato da un medico amico al Policlinico di Palermo, poi da un infermiere fidato al Civico ma entrambi non riuscirono a togliermi il proiettile che mi aveva sparato il fratello di Urso”. Così racconta ai magistrati Francesco Lombardo, il boss pentito della famiglia di Altavilla Milicia in uno degli interrogatori. Sta spiegando uno dei motivi che lo hanno portato ad ordinare l’omicidio di Vincenzo Urso ucciso il 25 ottobre del 2009 difronte alla sua abitazione nel comune del Palermitano.

“Continuavo a sanguinare e mi portarono da un altro medico fidato in una clinica privata di via Sciuti, ma anche lì non riuscirono ad estrarmi il proiettile. Soltanto al quarto tentativo in una clinica privata di viale Regione Siciliana finalmente mi hanno curato e nel referto i medici scrissero terapia per il tunnel carpale”.

Nessuna menzione alla ferita d’arma da fuoco. Secondo il racconto degli ultimi due boss pentiti nel 2009 a Palermo c’erano almeno quattro ospedali in città fra pubblici e cliniche private che avevano medici e infermieri compiacenti con i mafiosi e pronti a falsificare i referti trasformando una ferita d’arma da fuoco in un’infiammazione. Certo al Policlinico e al Civico i tentativi di farsi curare “nel silenzio” non andarono a buon fine ma ciò che ha sorpreso i magistrati sono i nomi di medici e infermieri dei due grandi ospedali palermitani che i mafiosi avevano in agenda in caso di ferimento. Non doveva sapere nessuno di quell’agguato: se si fosse saputo del ferimento di un boss “gli sbirri avrebbero indagato e non poteva succedere. Queste cose vanno risolte senza sbirri”. Una versione questa dell’odissea di Francesco Lombardo a caccia di un medico che gli estraesse un proiettile dal corpo, confermata dall’interrogatorio del figlio Andrea, che in più fa nomi e cognomi dei sanitari “amici”.  I magistrati della Dda di Palermo Bruno Brucoli, Francesco Gualtieri e Gaspare Spedale, coordinati dall’aggiunto Salvatore De Luca stanno cercando riscontri sul racconto dei Lombardo relativo alle loro “conoscenze” negli ospedali.

Fonti: laRepubblica.it – AssoCareNews.it

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