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Infermiere rianima un ciclista con mezzi di fortuna.

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Quello descritto nell’articolo uscito venerdì 14 maggio sul quotidiano La Stampa, è il racconto di un’attività di soccorso per salvare una vita umana. Una come tante per chi l’ha effettuata, con la professionalità e lucidità di sempre. Con l’unico svantaggio di non avere con sé gli strumenti del mestiere.

L’articolo evidenzia l’intervento provvidenziale di un infermiere del 118, che non era in servizio ma che ha rianimato con mezzi di fortuna un ciclista colto da un infarto. Facendo tutto il possibile. Come accade in mille altre occasioni. Il professionista, che lavora nell’equipe dell’elisoccorso e nella centrale operativa, vuole mantenere l’anonimato. Non si sente un eroe proprio perché, lavorando nell’urgenza, il suo è stato un gesto naturale. Automatico.

Stava andando con la moglie a prendere i figli a scuola quando si è imbattuto nel ciclista, accasciato a terra, tra Collegno e Torino. Lo ha subito soccorso, in borghese e a mani nude, praticandogli un massaggio cardiaco. Poi si è messo in contatto con la centrale operativa del 118 per richiedere un intervento e fornire indicazioni precise e puntuali sulle condizioni del paziente. Nel frattempo sono intervenuti a dargli una mano un farmacista, che gli ha fornito un pallone per la respirazione e una bombola di ossigeno, e due passanti, tra cui un volontario dell’Anpas locale.

In attesa dell’arrivo dell’ambulanza, che ha poi trasportato d’urgenza il paziente in ospedale. «Sono intervenuto – spiega l’infermiere – con i mezzi che avevo a disposizione. A mani nude. Avrei voluto avere con me gli strumenti che uso solitamente. Monitor, farmaci e tutto il necessario. Purtroppo non c’era neppure un defibrillatore nelle vicinanze: sarebbe stato utile averlo nei paraggi. L’invito che faccio alle amministrazioni locali è di avere questa apparecchiatura nelle zone strategiche». «Gesti come questo – dice Massimiliano Sciretti, presidente di OPI Torino – fanno capire quanto la figura dell’infermiere sia importante nella nostra società. Nella vita di tutti i giorni. Pronto a soccorrere chi è in difficoltà, in ogni occasione. Anche senza camice, lontano da corsie di ospedali. In aiuto di qualsiasi malato».

(immagine di repertorio non riferita al testo)

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