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Il Vaticano contro il Ddl Zan.

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Intervista a Cesare Mirabelli: “Margini interpretativi troppo ampi. Vaticano non minaccia, ma segnala”.

Il professor Cesare Mirabelli, giurista, ex presidente del Csm e della Corte Costituzionale, è anche consigliere generale della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano. La Santa sede ha inviato una nota verbale al Ministero degli Esteri italiano in cui si contesta la possibile futura violazione di due articoli della revisione del Concordato nel caso in cui il Ddl Zan sia approvato definitivamente negli attuali termini.

Professore, la domanda è: poteva farlo in corso d’opera?

Certamente sì. Ma rispondo anche con un’altra domanda. Se si prefigura una violazione del Concordato con l’Italia, è un bene per i rapporti tra Italia e Vaticano segnalarlo prima oppure dopo che la violazione sia stata consumata? Tanto più che i due articoli della revisione concordataria che potrebbero essere “violati“ dal Ddl Zan assicurano anche una garanzia internazionale a quanto già previsto dalla Costituzione italiana in relazione all’espressione della libertà di pensiero e religiosa. Una “reazione” diplomatica dopo la violazione sarebbe stata certamente più grave e avrebbe irrigidito di più i rapporti tra i due Stati.

Il Concordato fornisce la piena possibilità per la Chiesa cattolica che è in Italia di agire per la formazione religiosa e di santificazione dei fedeli e per i cattolici e le loro associazioni la libertà di esprimersi con la parola e con gli scritti. Quindi si tratta di tutelare la libertà di opinione religiosa. Ma la forma usata della nota verbale è un fatto senza precedenti?

Magari è un fatto senza precedenti che sia arrivata all’opinione pubblica. In ogni caso la nota verbale è la forma di comunicazione più semplice nei rapporti tra gli Stati e si chiama ‘verbale’ perché appunto condensa in uno scritto la posizione espressa da una delle due parti. Si tratta di un elemento di chiarezza in cui si esprime la valutazione di uno dei due Stati su quanto sta accadendo. È un invito a riflettere, insomma. Non è una minaccia, è un’informazione “formalizzata”, per dire, “io la vedo così, vedo il rischio che questa legge violi il nostro accordo pattizio”. La Conferenza episcopale italiana non può dialogare formalmente con lo Stato Italiano per segnalare violazioni degli accordi tra lo Stato e la Santa Sede, se non attraverso il Vaticano e la Segreteria di Stato Vaticana. La Cei non può mandare una nota verbale al ministero degli Esteri.

È una peculiarità dell’Italia: del resto il Papa è il primate d’Italia, in quanto vescovo di Roma. Lei pensa che Papa Francesco abbia avallato la Nota verbale presentata dal “ministro degli Esteri” vaticano arcivescovo Gallagher?

Non si può immaginare che un passo di questo genere sia avvenuto senza l’assenso esplicito di Papa Francesco. È come se si potesse immaginare che un ambasciatore agisca contro le direttive del suo Governo. Impensabile.

Quali sono i punti del DDL che destano maggiore preoccupazione?

Gli articoli 4 e 7 che dovrebbero fornire delle garanzie per la libertà di pensiero e religiosa in realtà sono articoli esterni alla previsione di sanzione penale delle condotte punite dal Ddl e quindi lasciano un ampio margine interpretativo. Un margine troppo ampio. Fermo restando la condanna di ogni atto di violenza nei confronti di chiunque e nel caso di specie delle persone gay e Lgbt. Ma il rapporto anche temporale e di contesto tra una posizione culturale e religiosa espressa e l’eventuale successivo atto violento o discriminatorio è assolutamente vago. Addirittura le associazioni cattoliche potrebbero essere perseguite per i ruoli differenti al loro interno tra uomini e donne. O perché le donne sono escluse dal sacerdozio. Ancora: un’università cattolica potrebbe essere denunciata penalmente per l’adozione di testi di bioetica, come già c’è chi preannuncia di fare, non appena il Ddl Zan sarà approvato.

Anche la Corte Suprema americana la settimana scorsa ha dato ragione a un’organizzazione di suore che non voleva distribuire contraccettivi gratis ai suoi dipendenti, sulla base della libertà religiosa. Secondo lei non dovrebbe essere un problema in Italia…

Penso che nelle scuole cattoliche una cosa è educare al rispetto di tutte le persone umane, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale, altra cosa è “obbligare” a una didattica a favore della teoria del gender.

Cosa si augura?

Che questa vicenda non finisca per essere strumentale ai vari posizionamenti dei politici e dei partiti. E che la si affronti veramente per quello che è la tutela della libertà di espressione di tutti i cittadini italiani.

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