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Il prof. Garattini: «Da Pfizer fuga in avanti, nessun dato su efficacia e tossicità terza dose».

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Intervista a Silvio Garattini: “Se i vaccini che abbiamo saranno efficaci, va tutto bene, altrimenti ne andrà fatto uno nuovo”.

“Pfizer aveva già detto in passato che per quanto riguarda il vaccino contro la variante Delta, una dose non era sufficiente perché una percentuale di persone non sarebbe stata protetta. Ma aveva anche detto che due dosi invece erano in grado di proteggere dal virus. Adesso è difficile capire da che parte esce questa idea della terza dose”. Silvio Garattini, farmacologo e fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, commenta con HuffPost la richiesta di autorizzazione da parte di Pfizer alla somministrazione della terza dose di vaccino. Domanda sulla quale Fda e Cdc, autorità sanitarie statunitensi, hanno già espresso parere negativo.

“Che io sappia non ci sono pubblicazioni scientifiche che indichino né la reale efficacia della terza dose, né l’eventuale tossicità”, ci spiega il Professore. “A me sembra che la decisione di cambiare la posologia del vaccino, cioè inserire una terza dose, non possa arrivare da un’industria farmaceutica. Ci vuole almeno un esame da parte dell’Autorità regolatoria che decida se è necessario oppure no”.

Professore, ma stiamo parlando di un richiamo specifico per venire incontro alle varianti o della terza dose dello stesso vaccino?
Credo che si stia parlando di due cose differenti. Il terzo richiamo sarebbe fatto con il vaccino già esistente, con il solo cambiamento di posologia. Pfizer però avrebbe indicato che ha pronto anche un vaccino contro la variante Delta specificatamente. Anche lì però si richiede che ci sia una sperimentazione che può darsi che sia in corso, ma per adesso non ci sono dati.

Tuttavia ad oggi sappiamo che la doppia dose di vaccino, sia Pfizer, Astrazeneca o Moderna, per parlare di quelli in uso in Italia, protegga dalla forma di malattia grave e limiti ospedalizzazioni e morti. Mi sbaglio?
È quello che è stato anche pubblicato. Non si sa da che parte salti fuori questa terza dose, infatti l’autorità americana ha detto che non è necessaria. Il grosso problema è che qui in Italia siamo ancora con 2 milioni e mezzo di over 60 non vaccinati e abbiamo soltanto circa 34 milioni di vaccinati con prima dose. Troppo pochi. Abbiamo ancora tanto da fare: se ci tocca tirar fuori altre 50 milioni di dosi per la terza dose, non so come facciamo.

Il discorso sulla terza dose è legato al tempo di validità del vaccino? Dopo 6 mesi gli anticorpi comincerebbero a calare?
Non lo sappiamo. Fino ad adesso hanno detto che il vaccino funziona fin quando vedremo che non funziona più. Ma se non passa il tempo non lo possiamo sapere. Adesso per quanto riguarda il Green Pass, il limite è stato messo a 9 mesi. Ma non lo sappiamo. Può darsi che duri 12 mesi o forse più. L’immunità è una cosa complessa. Non si può guardare solo agli anticorpi.

Ci spieghi meglio
C’è l’immunità anticorpale, ma anche quella cellulare. Non bisogna guardare solo agli anticorpi. Comunque per me è anche molto preoccupante, che si tratti di far la terza dose o di fare un’altra vaccinazione, che continuiamo ad essere dipendenti dal monopolio di alcune industrie farmaceutiche. Dovremmo essere in grado di fabbricare noi i vaccini: non possiamo andare avanti sperando che ci diano quello che serve.

Produrlo in casa nostra?
Certamente. Per lo meno in casa europea. E poi dobbiamo vaccinare tutto il mondo. Se non lo facciamo non possiamo stare tranquilli, perché il virus circola e può continuare a mutare e ci possono essere mutazioni molto più aggressive di quelle che abbiamo adesso. Di fronte a una pandemia di questo genere, di fronte a milioni di morti, di fronte a miliardi di persone che non possono essere vaccinate perché non hanno il vaccino o i soldi per comperarlo, ancora parliamo a difesa del brevetto? Mi sembra una cosa incredibile. La posizioni dominanti in banca vengono subito interrotte dall’Antitrust; lì abbiamo un monopolio e non siamo capaci di fermarlo? Biden lo ha detto chiaramente di liberare i brevetti e di cominciare a produrre gli 8 miliardi di dosi necessarie per tutto il mondo. Non è una forma di beneficenza, ma di sano egoismo. Lo stiamo vedendo con la variante Delta: pensavamo fosse tutto finito e invece…

Lo scenario in Italia rispetto alla variante Delta ci deve preoccupare?
Certamente. Per gli over 60 non vaccinati, ad esempio. E’ vero che sembra sia più contagiosa, ma non troppo aggressiva, ma di questo non saremo sicuri finché non ci saranno troppi contagi.

Che però arriveranno presto, perché stanno già salendo…
Certo, dobbiamo far presto a a vaccinare almeno tutti gli over 60.

Di fronte all’arrivo di una nuova variante più aggressiva, la formula del vaccino dovrà essere totalmente rivista? Dovremo fare un vaccino nuovo?
È probabile. Bisogna vedere: se quelli che abbiamo saranno efficaci, va tutto bene, altrimenti ne andrà fatto uno nuovo. E ci vuole il tempo.

Cosa mi dice sull’eterologa?
Ormai sta andando avanti, c’è un po’ di esperienza fatta in Germania, in Inghilterra, c’è uno studio fatto in Spagna. Certamente per quanto riguarda l’efficacia, i risultati sono buoni. Per quanto riguarda la tossicità, questo purtroppo lo vedremo nel tempo.

A che punto siamo invece con le cure contro Covid?
Ci sono tanti prodotti in fase di sperimentazione. Ci sono alcuni anticorpi monoclonali che agiscono nel primissimo periodo dopo il contagio. E tanti studi in corso per trovare nuovi farmaci. L’idea è che entro la fine dell’anno, primi mesi del prossimo, ci possano essere dei rimedi che sarebbero un utile complemento rispetto alla vaccinazione.

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