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Ginocchio “benedetto”: il commento dell’ortopedico sul presunto intervento di protesi suggerito al Papa.

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Aumentano le preoccupazioni per il dolore al ginocchio che sta debilitando sempre più il Santo Padre.

L’ortopedico specializzato nella protesi all’anca e al ginocchio, risponde alle più comuni domande prima di sottoporsi a un intervento chirurgico che, se fatto utilizzando la robotica offre notevoli vantaggi.

Non è più un mistero il dolore al ginocchio del Papa, visti i numerosi appuntamenti che ha dovuto sospendere.

A comunicarlo è la sala stampa della Santa Sede che comunica l’ennesimo forfait del Papa dovuto a motivi di salute.

La colpa è imputata al forte dolore al ginocchio che lo tormenta da tempo a causa di una lesione al legamento del ginocchio destro dovuto principalmente a una postura sbagliata causata a sua volta da un problema all’anca.

Non si esclude che prima o poi i medici decidano di intervenire chirurgicamente

“Il dolore al ginocchio è spesso debilitante sino al punto di non riuscire a camminare.

Vedo nella sofferenza del Santo Padre – precisa Gianmarco REGAZZOLA, Chirurgo Ortopedico, Specialista in Chirurgia protesica e robotica dell’anca e ginocchio, Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda (VR) – il dolore che provano i miei pazienti che, grazie all’intervento ritrovano il benessere e la felicità che cercano”.

D: Quali sono i soggetti a rischio protesi al ginocchio?
R. REGAZZOLA – “Solitamente sono persone oltre i 60-65 anni con esiti di intervento chirurgico per meniscectomia, ginocchia con mal allineamento, esiti traumatici, obesita’ e attivita’ manuale pesante”.

D: Per chi è indicato questo tipo di intervento?
R. REGAZZOLA – “La protesi al ginocchio è indicata quando il dolore e la disabilità causano un peggioramento significativo della qualità di vita. Quando il legamento s’infiamma, e ghiaccio ed antidolorifici non bastano, il dolore diventa importante. A una grave sintomatologia deve corrispondere un quadro radiografico che mostra un’artrosi severa di IV grado con un’usura completa delle superfici articolari e un conseguente esposizione dell’osso. Lo sfregamento delle superfici causa il dolore invalidante che richiede un trattamento definitivo”.

D: Esiste una tecnica migliore di altre?
R: REGAZZOLA – “L’intervento con chirurgia robotica permette una maggiore accuratezza nel posizionamento delle componenti protesiche rispettando l’anatomia e la biomeccanica del paziente personalizzando l’intervento chirurgico su misura per il paziente. Il sistema robotizzato permette di eseguire una ricostruzione 3D del ginocchio del paziente. Mediante uno studio dinamico della tensione dei legamenti, il sistema robotizzato aiuta il chirurgo a posizionare nel modo ottimale le componenti protesiche”.

D: Quali sono i vantaggi più evidenti?
R: REGAZZOLA – In primis sono la riduzione del dolore, seguito dal recupero funzionale e il progressivo ritorno alla routine della vita quotidiana, con una percezione “naturale” del ginocchio che come chirurgo, è il mio obiettivo principale.”.

D: Quali sono le indicazioni da seguire dopo l’intervento?
R: REGAZZOLA – “Il post intervento prevede ciclo di fisioterapia per il recupero funzionale. Il paziente torna a camminare in poche ore dall’intervento abbandonando le stampelle dopo 1 mese. A distanza di 3 mesi può già ritornare a riprendere le sue normali attività come passeggiate e sport a basso impatto”.

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