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Finisce in carcere la dottoressa che voleva curare il cancro con le tisane.

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La dottoressa che voleva curare un cancro con le tisane alla sbarra. La condanna a tre anni e otto mesi diventa definitiva, il medico finisce in cella.

Aveva curato invano il melanoma della sua paziente con sedute di psicoterapia e metodi alternativi.

Aveva sconsigliato di rimuovere quel neo sulla spalla sinistra che a poco a poco era diventato un cancro maligno di oltre dieci centimetri che aveva portato alla morte una donna di 53 anni, madre di una ragazzina.

A gennaio 2020 la Cassazione aveva confermato la sentenza di condanna per il medico torinese Germana Durando a 3 anni e 8 mesi per omicidio colposo.

E il 21 ottobre la procura generale ha firmato l’esecuzione di quella sentenza: per la dottoressa si sono aperte le porte del carcere. A bussare alla sua porta è stata la polizia del commissariato Barriera Nizza.

Era stata una vicenda che aveva fatto scalpore quella di Marina L., uccisa nel 2015 da un cancro alla pelle che, se rimosso in tempo, non avrebbe avuto conseguenze letali.

Invece, Ispirandosi a principi “hameriani”, Germana Durando, 66 anni, le aveva prescritto di indagare sulle cause psicologiche che avevano portato il suo corpo a reagire con la formazione di quel neo.

“Mi fa molto male” le diceva la paziente, quando il neo aveva iniziato a sanguinare e a fare infezione. Inizialmente era stata la donna a non volersi far operare, ma poi aveva cambiato idea.

La procura aveva portato come prove le decine di mail e i resoconti delle visite che dimostravano il particolare rapporto di fiducia tra medico e paziente.

Secondo la dottoressa a causare il melanoma erano infatti rapporti difficili che la paziente aveva con le figure maschili: risolvendo il problema con gli uomini sarebbe guarita dai problemi di salute.

Una teoria che si ispirava ai principi della medicina germanica di Hamer.

Difesa dall’avvocato Salvo Lo Greco, Durando aveva chiesto misure alternative che sono state respinte. Nel frattempo è stata radiata dall’ordine dei medici ed ha anche risarcito la famiglia della vittima.

“Al vaglio del tribunale di sorveglianza c’è una nuova richiesta di affidamento in prova – ha spiegato l’avvocato Lo Greco – ci sono due comunità pronte ad accoglierla per dei progetti di volontariato. Stiamo aspettando la decisione”. (articolo e foto da repubblica.torino.it)

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