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Afghanistan, ospedali in tilt fra sale operatorie chiuse e boom di bambini al Pronto Soccorso. Infermieri e Medici al lavoro.

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Afghanistan, ospedali in tilt. MSF denuncia con numeri e testimonianze una situazione di crescente criticità. Infermieri e Medici lavorano duramente ma non basta.

La situazione in Afghanistan vede gli ospedali in tilt. A denunciare la situazione è l’ong Medici Senza Frontiere, che riporta numeri e testimonianze dai centri di Herat, Kandahar, Khost, Kunduz e Lashkar Gah.

Lashkar Gah.

Lashkar Gah, dove la situazione è calma, MSF riceve un gran numero di pazienti nell’ospedale provinciale di Boost perché le altre strutture mediche nell’area non hanno farmaci o sono chiuse per mancanza di personale. Dal 15 al 21 agosto, i team di MSF hanno svolto 3.698 visite nel pronto soccorso (739 in media al giorno) ed effettuato 415 ricoveri in ospedale (83 in media al giorno). Circa 50 bambini al giorno ricevono cure nel reparto di pediatria, mentre nel centro nutrizionale terapeutico i bambini ricoverati sono passati da 25 a 77 in una sola settimana.

“Siamo rimasti sempre in ospedale per curare i nostri pazienti. Il 21 agosto abbiamo curato 862 persone nel pronto soccorso, penso sia il numero più alto mai registrato. Alcuni pazienti arrivano in condizioni critiche perché hanno aspettato la fine dei combattimenti” racconta un medico di MSF in azione nell’ospedale di Lashkar Gah. “Il nostro ospedale è ora pieno in termini di numero di pazienti che possiamo ricoverare. Abbiamo più di 300 persone già in cura. Abbiamo già più pazienti rispetto al numero di letti disponibili. Più pazienti riceviamo al pronto soccorso, maggiore è il problema di trovare spazio per loro all’interno dell’ospedale. Li lasciamo più tempo nel pronto soccorso, mentre cerchiamo di trovare spazio. Nel reparto pediatrico abbiamo già due pazienti per letto, ma facciamo ancora fatica a trovare spazio per tutti”.

Khost.

Khost, MSF gestisce un ospedale materno-infantile e supporta otto centri sanitari nelle aree rurali. Tra il 15 e il 22 agosto, l’ospedale ha ricoverato 402 donne incinte e ha fatto nascere 338 bambini. Trentatré i neonati curati nel reparto neonatale dell’ospedale.

“Sebbene la città di Khost non abbia subito i pesanti combattimenti visti in altri luoghi, stiamo affrontando tempi difficili” racconta un medico di MSF a Khost. “I mercati, i sistemi di trasporto locale e la maggior parte delle cliniche private sono chiusi. L’accesso delle persone all’assistenza sanitaria è ora molto limitato. Un singolo parto in una clinica privata può costare dai 35 ai 60 dollari statunitensi, il che sta aggiungendo ulteriore pressione alle famiglie. Le persone stanno affrontando tanta incertezza, specialmente le donne incinte. Nonostante queste sfide, MSF è impegnata a continuare le sue attività mediche per soddisfare le esigenze di quante più mamme e bambini possibile”.

Kunduz ed Herat.

Kunduz, MSF gestisce un centro traumatologico da 30 posti letto dove arrivano principalmente vittime di incidenti stradali e persone ferite nei combattimenti. Molti feriti negli incidenti stradali subiscono traumi cranici, ma le strutture nell’area che offrono servizi di sala neurochirurgica non sono in funzione.

Herat, nel centro nutrizionale dell’Herat regional hospital, supportato da MSF dal 2019, sono stati ammessi dal 16 al 22 agosto 64 bambini malnutriti, il 36% in più rispetto alla settima precedente. Nello stesso periodo la clinica di ambulatoriale a Kahdestan ha effettuato di 1.725 visite mediche (215 in media al giorno) e offerto 128 consulenze prenatali. Nonostante gli ospedali in tilt, per fortuna la terza ondata di Covid, i casi sono in calo: 127 i pazienti positivi arrivati positivi in ospedale, per sei di loro è stato necessario il trasferimento in un’altra struttura.

Quanto al progetto per pazienti con tubercolosi resistente ai farmaci a Kandahar, nell’ultima settimana sono stati 34 i pazienti assistiti con forme di TB resistenti ai farmaci e 108 le persone sottoposte a screening al Mirwais Regional Hospital.

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