Nell’Inferno una legge universale dell’amore, oggi lo stesso Dante proporrebbe il passaggio in Paradiso.
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona”, v 103, canto V dell’ inferno a parlare è l’anima dannata di Francesca Polenta.
Quanti di noi hanno letto, studiato o semplicemente sentito o si sono soffermati su questa frase, del più celebre e conosciuto poeta, padre della lingua italiana per eccellenza Dante Alighieri. Possiamo definirla la frase più nota e ripetuta, un assioma universale dell’amore corrisposto, un precetto sublime nell’atto dell’amare. Eppure il sommo poeta, suo malgrado, (“e caddi come corpo morto cade”) colloca i due amanti Paolo e Francesca, autori del V canto dell’inferno tra i peccatori di lussuria, ovvero tra coloro che hanno sottomesso la ragione all’istinto.
La storia è nota a tutti, le famiglie Polenta di Ravenna e i Malatesta di Rimini , si allearono combinando un matrimonio, Francesca Polenta quindicenne all’epoca si trovò costretta a sposare, dietro una serie di inganni, il rozzo Giangiotto (Giovanni) Malatesta, quanto il suo amore, invece,era per Paolo Malatesta fratello di Giangiotto, nonché suo cognato. I due amanti, colpevoli di adulterio, vennero sorpresi da Giangiotto, il quale con una spada si precipitò a compiere il fratricidio, ma Francesca si interpone tra loro ed entrambi vennero uccisi, probabilmente intorno al 1285, e dove unico galeotto,( testimone) fu solamente il libro che gli amanti stavano leggendo.” Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”
E allora Dante, con queste parole, rinnova il principio dello Stil Novo, movimento poetico che ribadisce come l’amore è presente solamente nell’animo gentile e nobile, che va al di là del sangue di appartenenza, ma che tiene conto dei sentimenti.
A distanza di secoli , dopo diverse storie più o meno tragiche , come quella di Paolo e Francesca, o ancora prima,e dunque a distanza di millenni, dove la tragedia spesso ha interessato interi popoli, dovremmo avere tutti la consapevolezza che l’ unica fiamma di vita, che permette di forgiare un animo gentile e vivere con tutti e con noi stessi serenamente, è l’amore nella sua più pura trasparenza.
In sostanza, Paolo e Francesca sono colpevoli di adulterio, violazione morale che entra in contrasto con la coscienza cattolica, e pertanto puniti nell’ inferno, ma vi è una legge universale sorda ad ogni comunità religiosa che muove gli spiriti nobili a vette più elevate e che porterebbe i due amanti a essere colpevoli solo di essersi innamorati.
Pertanto ,“Amor, ch’a nullo amato amar perdona” è l’amore che essendo puro, non permette a nessuna persona amata , di non ricambiare essa stessa il suo amore, e quindi di amare. O se vogliamo l’amore non può rifiutare nulla all’amore, anche secondo una delle tante regole dell’amore di Andrea Cappellano.