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Coronavirus e Fondazione Veronesi: l’infezione da COVID19 non è una semplice influenza.

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Purtroppo ci sono grosse differenze tra infezione da Coronavirus e semplice influenza. A dichiararlo gli esperti della Fonda Umberto Veronesi di Milano.

Contenere e rallentare la diffusione del Coronavirus cinese in Italia. E’ questo l’obiettivo delle autorità per fronteggiare l’epidemia di COVID19 che sta colpendo il nord Italia. Cinquantamila persone in 10 comuni del lodigiano sono in isolamento, scuole e università restano chiuse in molte regioni del nord mentre il numero dei contagiati e dei decessi continua a salire.

Intanto, si accende il dibattito tra gli esperti sulla reale pericolosità di questa malattia che, di norma, si presenta con i sintomi di una semplice influenza. Su questo punto, hanno provato a far chiarezza i medici della Fondazione Umberto Veronesi che giudicano come “tutt’altro che esagerate” le misure di contenimento messe in campo dalle autorità. E’ quanto riferisce l’agenzia di stampa Dire.it.

Le differenze tra Infezione da Coronavirus e influenza.

Secondo gli esperti della Fondazione Veronesi, la prima differenza tra l’influenza stagionale e il coronavirus sta nel carattere di “novità” di quest’ultimo. L’influenza, infatti, è un virus noto, che cambia di poco le sue caratteristiche di anno in anno e per il quale sono disponibili farmaci e vaccino.

Il coronavirus, al contrario, è completamente nuovo: “Questo significa due cose: nessun essere umano è immune e per questo virus non esiste ancora un vaccino e nemmeno un farmaco”, si legge sul sito della fondazione.

Un’altra differenza sta nelle modalità con cui il coronavirus attacca l’organismo. La dottoressa Elisa Vincenzi, direttrice del laboratorio “Patogeni virali e biosicurezza” dell’ospedale San Raffaele di Milano, spiega infatti che se l’influenza tradizionale colpisce l’apparato respiratorio superiore, “il coronavirus infetta le cellule dell’apparato respiratorio inferiore, causando una polmonite molto seria che non può essere trattata in maniera efficace con gli antibiotici e, nei casi più gravi, può portare anche alla morte”.

Anche i numeri ne confermano la pericolosità: “A differenza dell’influenza stagionale, il coronavirus, se nell’80% dei casi si manifesta con sintomi blandi e gestibili, nel 20% delle persone causa seri problemi respiratori tali da richiedre il ricovero. Nel 5% dei casi si arriva addirittura alla terapia intensiva. Percentuali ben superiori se paragonate a quelle dell’influenza stagionale.” spiega Pierluigi Lopalco, professore di Igiene all’Università di Pisa.

“Il coronavirus non è un virus influenzale e lo si vede. Produce casi più gravi, in maniera più frequente, su persone che non hanno nessuna condizione di debolezza di salute. Non va generato il panico ma neppure banalizzato il pericolo. Certo, non è la Sars che aveva un tasso di mortalità molto alto” – spiega l’esperto.

Misure drastiche, ma necessarie.

L’assenza di anticorpi e di medicine, la rapidità di diffusione e la vulnerabilità di alcuni segmenti di popolazione renderebboro dunque giustificate le misure di contenimento messe in campo dal governo.

“Dai dati preliminari sulla contagiosità – prosegue la dottoressa Vincenzi – emergono dati simili a quella del virus influenzale. Tuttavia, i dati preliminari sulla mortalità suggeriscono che questa sia venti volte superiore a quella causata dall’influenza”.

“Causando sia polmonite che influenza – conclude la dottoressa Vincenzi – la pericolosità deriva dal fatto che, se un individuo ha un’influenza leggera ed esce nella comunità, può trasmettere il virus ad una popolazione vulnerabile, o anziani o persone con patologie pregresse, rischiando di contagiarli con una polmonite severa, non trattabile con i farmaci attualmente disponibili”.

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