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Con la variante “Delta” le Zone Rosse (purtroppo) sono dietro l’angolo.

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L’Iss: “Ora è al 16,8%, diventerà prevalente”. De Luca: “Così a settembre richiudiamo”. Le Regioni reclamano più vaccini.

La curva che si appiattisce, gli ospedali che si svuotano e i morti che, seppur lentamente, diminuiscono non sono sufficienti per tirare un sospiro di sollievo. Per pensare che la pandemia sia ormai alle nostre spalle. La diffusione della variante Delta, conosciuta prima come indiana, minaccia ora l’Europa e l’Italia. Nell’ultimo report era data all′1%, nel panorama delle mutazioni più diffuse, ma la percentuale è destinata a salire. A guardare i focolai che iniziano a registrarsi in giro per l’Italia, pare evidente che sia già salita. Forse non ancora al 26%, come ipotizzava il Financial Times, ma comunque in modo significativo. L’Iss, nelle anticipazioni della flash survey, la dà al 16,8%.

Prevale ancora la variante Alpha, conosciuta inizialmente come inglese, 74,92%. Ma la percentuale della mutazione sequenziata per la prima volta in India è destinata ad aumentare. Prima o dopo diventerà prevalente. Non è più aggressiva delle altre mutazioni ma è molto più contagiosa e per evitare che causi malati gravi e morti bisogna farsi trovare preparati. E completamente vaccinati, soprattutto. “Dalla nostra sorveglianza epidemiologica – dice Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss – emerge un quadro in rapida evoluzione che conferma come anche nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, la variante Delta del virus stia diventando prevalente. Con la prossima flash survey avremo una stima più precisa della prevalenza”.

E se da un lato c’è la certezza che la doppia dose di vaccino sia in grado di neutralizzare anche la mutazione Delta – doppia appunto, perché la prima dose da sola non argina in questo caso il contagio, o lo fa solo in bassa percentuale – dall’altro c’è la consapevolezza che per quanto la campagna vaccinale possa correre spedita c’è ancora un’ampia fetta di popolazione scoperta. Lo ha fatto notare, tra gli altri, il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha lanciano l’allarme su Napoli: “A oggi, per quanto riguarda Asl Na1 centro ,su 839mila residenti e vaccinabili, vi sono 317mila non adesioni. Non è un dato sostenibile. Questo dato significa andare verso il lockdown verso settembre. È bene parlare chiaro”.

E così, nell’Italia che si avvia a diventare ormai tutta bianca, torna lo spettro delle zone rosse. “Se necessario – ha detto il coordinatore del Cts Franco Locatelli, rispondendo a chi gli chiedeva se questa evenienza fosse da prendere in considerazione – vanno create delle zone per fermare i cluster, come ad esempio è successo in Umbria quando si è verificata la diffusione della variante brasiliana”. Per evitare che la mutazione, che è il 60% più contagiosa della variante Alpha, dilaghi prima che ci sia un numero sufficiente di immunizzati, la strada è una sola: “Dobbiamo lavorare nella maniera più intensiva sul tracciamento e sul sequenziamento, perché solo in questo modo riusciamo ad intercettare segnali di diffusione della variante indiana” ha spiegato sottolineando che l’Italia sta sequenziando “nella media europea”. Ma, ha aggiunto, se si aumenta il sequenziamento, “ci sono poi delle decisioni che devono seguire per cercare di contenere il tutto, altrimenti il sequenziamento diventa un esercizio inutile”. Le misure di contenimento, per l’appunto.

Sul fronte del tracciamento si muove anche il ministero: “Si raccomanda di continuare a monitorare con grande attenzione la circolazione delle varianti del virus SarS-CoV-2, di rafforzare le attività di tracciamento dei casi e dei contatti di caso e di applicare tempestivamente e scrupolosamente sia le misure di contenimento della trasmissione previste, che le misure di isolamento e quarantena in caso di Voc Delta sospetta o confermata”, si legge in una circolare a firma di Gianni Rezza. Nel messaggio che accompagna il monitoraggio settimanale il direttore della Prevenzione del ministero della salute ha spiegato: “Ministero e Regioni stanno alzando il livello di guardia soprattutto per una certa circolazione della variante Delta. Per questo è necessario continuare con la campagna di vaccinazione per cercare di immunizzare il maggior numero possibile di persone con un ciclo completo; allo stesso tempo è importante mantenere comportamenti individuali prudenti”.

Nessuna luna di miele, insomma, nessun rilassamento. La guardia va tenuta alta. E ora che le strutture sanitarie non sono in affanno il tracciamento può essere ripreso. Sui vaccini, ormai è chiaro, bisogna spingere il più possibile. Mettere in sicurezza gli adulti e i fragili che ancora non sono stati immunizzati, ma somministrare le dosi anche ai giovani, in modo che a settembre e ottobre non si riveda lo scenario già vissuto l’anno scorso. Su questo fronte, però, si pone un altro problema: a luglio è previsto un calo delle consegne dei vaccini. Se non si riuscirà ad invertire la rotta, continuare a immunizzare a ritmo serrato sarà impossibile. Lo hanno fatto notare alcune regioni. Tra queste c’è il Lazio che aveva lamentato il drastico calo di consegne previsto a luglio già qualche giorno fa.

Oggi l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato rilancia: “Bisogna correre più della variante Delta, ci servono 100mila dosi di Pfizer entro luglio, altrimenti dovremo spostare le prenotazioni delle prime somministrazioni con Pfizer del periodo 11/15 luglio di una settimana”. Anche De Luca ha evidenziato questo aspetto, non tralasciando un attacco al governo e al commissario per l’emergenza: “Continua atteggiamento di minimizzazione e occultamento della realtà da governo e commissario. Arriveranno centinaia di migliaia di dosi in meno, le Regioni non potranno più fare prime vaccinazioni e concentrarsi sui richiami. Questa è la realtà vera che non viene comunicata ai cittadini italiani. Proseguendo in un atteggiamento di comunicazione disastroso che ha determinato rilassamento, cosa sbagliata”.

Quello del calo delle consegne è un problema con cui il governo dovrà fare i conti, in quella che è una – nuova – corsa contro il tempo per provare a prevenire il danno ed assicurarsi un autunno se non sereno, almeno non disastroso.

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