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Cartabellotta (GIMBE): “il conteggio dei Pazienti Covid va fatto per evitare il dilagare delle infezioni da Coronavirus”.

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La Fondazione Gimbe, con il presidente Nino Cartabellotta, scende in campo per difendere il vecchio sistema di conteggio dei Pazienti Covid: “quello nuovo servirebbe solo a ridurre le restrizioni regionali e locali”.

«Il nuovo sistema per rendicontare i pazienti ricoverati per COVID-19 richiesto dalle Regioni – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – prevede una “contabilizzazione” separata tra pazienti ospedalizzati per COVID-19 e pazienti ricoverati per altre patologie, con infezione da SARS-CoV-2 ma asintomatici per COVID-19. La Fondazione GIMBE sottolinea che tale proposta, oltre a sottostimare il reale sovraccarico degli ospedali, aumenta l’impatto organizzativo e il carico di lavoro degli operatori sanitari e presenta numerosi rischi».

Innanzitutto, la proposta è inadeguata per ragioni cliniche: considerato che la COVID-19 è una malattia multisistemica che colpisce vari organi e apparati, definire lo status di “asintomatico ” è molto complesso, specialmente nei pazienti anziani con patologie multiple; inoltre, la positività al SARS-CoV-2 può peggiorare la prognosi di pazienti ricoverati per altre motivazioni, anche in relazione all’evoluzione della patologia o condizione che ha motivato il ricovero e alle procedure diagnostico-terapeutiche attuate. In secondo luogo, è inapplicabile per ragioni organizzative: la gestione di tutti i pazienti SARS-CoV-2 positivi, indipendentemente dalla presenza di sintomi correlati alla COVID-19, richiede personale, procedure e spazi dedicati, oltre alla sanificazione degli ambienti. Di conseguenza, risulta molto difficile immaginare la gestione degli “asintomatici” senza risorse aggiuntive, in particolare locali e personale. Infine, ha rilevanti risvolti medico-legali: la responsabilità di assegnare il paziente ricoverato ad una delle due categorie, con tutte le difficoltà e le discrezionalità del caso, è affidata al personale medico e alle aziende sanitarie, su cui ricadrebbero i rischi.

«Visto che l’obiettivo delle Regioni – conclude Cartabellotta – è chiaramente solo quello di ridurre la percentuale di occupazione in area medica per evitare il passaggio alla zona arancione o addirittura a quella rossa, allora tanto vale eliminare il sistema dei colori, lasciando ad ogni Regione le proprie responsabilità, sull’entità del sovraccarico ospedaliero e sui ritardi alle cure nei pazienti non COVID.»

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