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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Assalto al Pronto Soccorso di Varese: in PS solo se necessario!

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L’appello del direttore del Dipartimento di emergenza urgenza dell’ASST Sette Laghi e quindi del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Circolo Fondazione Macchi di Varese, Saverio Chiaravalle: “NON VENITE in Pronto Soccorso se non state davvero male”!

La popolazione continua ad accedere impropriamente al Pronto Soccorso creando un esagerato afflusso e peggiorando il servizio dell’Unità Operativa. “Purtroppo continuano gli accessi impropri e la situazione peggiora di giorno in giorno” continua il Direttore di Dipartimento. Da giorni medici, infermieri, oss e pazienti lamentano una situazione da codice rosso. Le ambulanze ferme sul marciapiede in attesa delle barelle che non possono essere rese libere in quanto tutto pieno. Oltre 40 i malati al giorno in attesa di un ricovero e 180 accessi cui 80% codici verdi. All’interno dell’Ospedale i pz sono stati presi in carico ma nelle barelle delle ambulanze che non riescono a ripartire e rimangono bloccate. L’emergenza è scattata ieri mattina alle 10.00, non ci sono carrozzine per chi ha difficoltà di movimento. Tutto esaurito! LA coda al triage, dove le persone ricevono il codice colore che indica la priorità di accesso agli ambulatori, è lunga e mai si esaurisce. Gli infermieri fanno un ottimo lavoro ma sono esausti, troppi accessi inutili: “la gente viene qui anche solo per una semplice febbre o per una scottatura, ma così facendo intasa un servizio che è indispensabile per l’intera comunità”, queste le parole di un infermiere che ha appena smontato dal servizio, stremato dalle forze come fosse andato in guerra.

In questo pronto soccorso l’attesa minima per codici di colore verde è di almeno 4 ore, c’è gente che ne ha aspettate 8. Eppure il sistema territoriale della sanità esiste e funziona, ci sono i medici della guardia medica, ci sono professionisti in libera professione. Si dovrebbe incentivare l’utilizzo delle altre figure territoriali invece di recarsi al Pronto Soccorso e attendere ore ed ore prima di un consulto, continua Chiaravalle. “Invito quindi i cittadini a rivolgersi al proprio medico di base e solo in fase successiva, su suggerimento del proprio medico, recarsi in ospedale”. Il consiglio non vale in caso di traumi maggiori o dolori ritenuti gravi.

Ma perché bisogna arrivare ad invitare la gente a non presentarsi in ospedale se non per casi di comprovata necessità? Perché a Varese come in altre località i Pronto Soccorso sono sempre pieni anche se è periodo di ferie e le città sono quasi deserte? Si è persino giunti a deviare i codici minori in altre strutture sanitarie per garantire le cure tempodipendenti: le emergenze devono essere accolte e curate subito.  Il superlavoro e il superdisagio è dato dai troppi codici verdi che si presentano in ospedale. Quale soluzione allora per rinforzare la trincea sanitaria del territorio? Perché non incentivare la figura dell’Infermiere di Famiglia con la presa  in carico dei codici minori pubblicizzandola negli ospedali? Le persone NON sanno a chi rivolgersi se non al proprio medico di medicina generale che il più delle volte, per le continue richieste, sbotta con la frase: vada in ospedale, si rechi in pronto soccorso! Alla fine chi paga è il sistema e se paga il sistema ne fa le spese il cittadino. Siamo noi infatti che ne paghiamo le conseguenze. Se utilizziamo male un servizio così importante, se ci rechiamo in pronto soccorso ogni qualvolta sussiste un problema risolvibile con altre risorse, ne pagheremo le conseguenze noi cittadini.

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