L’Amazzonia brucia ormai da settimane ma ne parliamo soltanto adesso. Il lento processo di deforestazione ai fini di sfruttarne le risorse è davvero inarrestabile?
La foresta dell’Amazzonia rappresenta la più grande foresta pluviale al mondo e le sue fitte distese di vegetazione riescono a toccare ben 9 stati dell’America Latina.
Ospita quasi 3 milioni di specie animale e innumerevoli specie vegetali oltre a migliaia di uomini e donne organizzati in tribù.
Sebbene nel solo 2019 siano stati segnalati oltre 74.000 incendi e che siano spesso provocati per disboscare rapidamente la zona, soltanto adesso se ne parla concretamente.
Ma cosa possiamo fare per fermare questo stillicidio e permettere al mondo di non perdere un’importante fonte di natura e di contrasto all’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera?
Per fortuna esistono dei progetti per salvare la foresta, sostenuti grazie all’impegno incessante dei volontari.
Rainforest Trust (www.rainforesttrust.org) è un’associazione che si occupa di acquistare acri di terreno pluviale per salvaguardarlo e sottrarlo alle grinfie di chi vuol trasformare il suolo in campi produttivi.
Sulla home page del sito è possibile leggere la quantità di acri di terreno sottratti al mercato dal 1988, anno della fondazione. A fine agosto 2019 gli acri sono oltre 23 milioni. E’ possibile donare quote personali per permettere l’acquisto di ulteriori porzioni di foresta.