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Guerre: il declino dell’ambiente. Pesanti conseguenze sull’uomo di questa forma di inquinamento militare.

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La guerra è una delle attività più distruttive per l’ambiente. Oggi la guerra tra Mosca e Kiev continua ad esserne la dimostrazione. Case distrutte, o peggio ancora, vite di decine di centinaia di soldati e civili innocenti, fungono da grande promemoria dell’impatto che la guerra ha sull’ambiente.

Costruire e sostenere forze militari consuma grandi quantità di risorse: dai metalli comuni a terre rare, come ittrio e terbio utilizzati per le armi nei veicoli da combattimento, acqua ed idrocarburi. Tutti i veicoli militari e le infrastrutture richiedono energia, e la maggior parte delle volte l’energia è il petrolio. Le emissioni di CO2 prodotte dai più grandi eserciti, per sostenere eventuali conflitti, sono maggiori di quelle di molti paesi del mondo.

E come se non bastasse, i veicoli militari possono portare a danni diffusi, a paesaggi sensibili, e alla geodiversità. Esplosioni, proiettili, carri armati, bombe e missili, utilizzati durante i conflitti, sono qualcosa di distruttivo sotto ogni punto di vista. L’uso di armi esplosive nelle aree urbane crea grandi quantità di detriti e macerie che provocano inquinamento sia al suolo che all’aria. Preoccupanti anche le polveri tossiche che vanno poi a contaminare le fonti di acqua, e di conseguenza la fauna selvatica, nonché residui di esplosivi inesplosi che vedono gli agricoltori spesso costretti a distruggere i raccolti per paura che siano contaminati.

Nel bel mezzo di una guerra, alla grande preoccupazione delle morti e delle violenze, si aggiungono le problematiche legate all’impatto su ambiente e salute.

Gli edifici distrutti dai bombardamenti e i detriti che si generano avranno una grande componente legata alle fibre sottili dell’amianto. Quindi, dopo la guerra, si dovranno trovare dei siti e delle discariche dove andare a stoccare macerie contaminate e dannose.

Secondo Daniele Baldi, referente della società italiana di geologia ambientale, “la situazione è drammatica: adesso si contano i morti per la guerra, ma in seguito conteremo molti più morti per l’inquinamento.” Il cancro, i difetti alla nascita e altre gravi condizioni di salute dei civili, sono collegate alle forme di inquinamento militare. Ci fu anche una malattia nata sui campi di battaglia, che gli inglesi chiamarono shellshock, che da noi era chiamata come‘’il vento degli obici’’: i soldati colpiti avevano una varietà di sintomi, come: palpitazioni, tremori, paralisi in tutto il corpo, incubi, insonnia, e delle volte smettevano anche di parlare. Alcuni sembravano perdere la ragione per sempre, mentre altri la recuperavano dopo un lungo periodo di riposo.

Mastromatteo Lucrezia
Apruzzese Jessica
Marino Marco

I.C. “Libetta” Peschici (FG)

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