La Penicillina è il primo antibiotico scoperto nella storia merito di Alexander Fleming.
La rivoluzione nella battaglia contro i batteri partì dall’Inghilterra degli anni ’20 dove un biologo che aveva già isolato un enzima dalle lacrime capace di bloccare lo sviluppo di alcuni batteri. La scoperta del primo antibiotico cambiò le sorti della medicina grazie ad un medico scozzese che per sbaglio lasciò delle colture a crescere.
Stava studiando lo Stafilococco aureus, quando lo scozzese Alexander Fleming isolò una muffa alla quale diede il nome di peniciullium , ovvero a forma di pennello. La scoperta come molte nella storia fu del tutto casuale; Fleming infatti era partito per un viaggio e aveva dimenticato di smaltire delle colture fatte crescere su delle piastre. All’epoca stava studiando lo Stafilococco aureus presumendo che fosse l’agente patogeno che causasse l’influenza. Era del tutto “fuori strada” Fleming dal momento che si scoprì poi che l’influenza ha eziopatogenesi virale.
In uno scritto raccontò che al ritorno dal viaggio era davvero stupito di aver lasciato delle colture nel proprio laboratorio e che se fosse stato di cattivo umore avrebbe gettato tutto. Per fortuna non lo fece e osservando le muffe sviluppatesi dalla coltura di Stafilococco aureus scoprì l’antecedente della penicillina. Per arrivare infatti alla produzione della penicillina su scala industriale si dovettero aspettare alcuni anni. Dopo quasi una decade i ricercatori Ernst Boris Chain e Howard Walter Florey riuscirono a dare inizio alla prima produzione su scala dell’antibiotico che nella Seconda Guerra mondiale salvò milioni di vite umane. Da allora fu diffusa non solo ai militari ma anche ai comuni cittadini.
Questa scoperta dopo quasi un secolo oggi è del tutto superata. Si pensi all’antibiotico resistenza: in meno di un secolo abusando di tale scoperta siamo dovuti ricorrere a nuove ricerche. Il secolo scorso ha visto le forme tumorali come “spada di Damocle”, ma in questo secolo vi sarà l’avvento di “batteri killer” contro i quali al momento non abbiamo cura.