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Donne nella storia: Rosalind Franklin e la foto al DNA.

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Franklin in una conferenza mostrò la prima foto del DNA, pochi anni dopo la scoperta fu attribuita a Watson e Crick.

La scienziata ebrea aveva scoperto, grazie alle sue capacità, quello che i due studiosi non riuscivano a trovare: la forma a “doppia elica” del DNA.

Rosalind Elsie Franklin era una donna determinata e una giovane studiosa. Nonostante il padre, noto banchiere ebreo, si oppose alla sua formazione lei non si fece fermare. Dopo aver conseguito un dottorato a Cambridge andò a Parigi dove amplio la sua conoscenza sulla diffrazione a raggi X. Pochi anni dopo nel 1951 rientrò nella capitale britannica per costituire una unità di cristallografia a raggi X nel laboratorio del King’s College.

Qui conobbe Maurice Wilkins che studiava la struttura del DNA, con lui non riuscì mai ad avere un buon rapporto; Wilkins infatti non era esperto quanto la collega nelle tecniche di diffrazione a raggi X, voleva che lei condividesse i suoi risultati con lui. Tale astio fu alimentato anche dai rumores che lo stesso Wilkins riferì al collega Francis Crick e James Watson all’università di Cambridge. Loro come altri volevano scopire la forma B della struttura del DNA, dal momento che la forma A era già conosciuta. La prima che identificò la forma B fu però Franklin.

Franklin in una conferenza mostrò la prima foto del DNA. Ella riuscì ad immortalare la doppia elica del DNA: la struttura del acido desossiribonucleico sino ad allora sconosciuta. Con la tecnica della diffrazione a raggi X la chimica inglese riuscì a realizzare la foto di una struttura che era ancora in fase di studio; infatti era della stessa forma “doppia elica” con cui Watson, Crick e Wilins avrebbero poi descritto il DNA.

La povera Franklin morì prematuramente nel 1958 all’età di 38 anni a causa di un cancro alle ovaie, probabilmente sviluppato dopo le numerose esposizioni ai raggi X. Pochi anni dopo nel 1962 i colleghi sopracitati vinsero il Nobel per la scoperta del DNA e non citarono mai Franklin. Una storia simile è quella dell’infermiera Jean Purdy, un’altra donna dimenticata per anni dagli annali della storia per essere poi riconosciuta come pioniera solo una volta morta.

Fonti:

Dott.ssa Giulia De Francesco
Dott.ssa Giulia De Francesco
Infermiera, classe 1994. Vive a Imola e lavora presso l’AUSL Romagna (Faenza); studia a Bologna per conseguire la laurea magistrale. Laurea in infermieristica con Lode presso l'Università di Bologna, I sessione (ottobre 2016). Master in funzioni di coordinamento con Lode presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, I sessione (novembre 2018). Una pubblicazione scientifica sulla rivista italiana ANIPIO "Sperimentazione di una check-list per implementare un Bundle per la prevenzione delle batteriemie correlate a Catetere Venoso Centrale" (ottobre 2017). Ama leggere e camminare, non datele un microfono perché improvvisa un karaoke ovunque.
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