Medico arabo ispirato dai grandi Greci
Avicenna, adattamento occidentale del nome Ibn Sīnā, fu un noto filosofo e medico musulmano. Nonostante fosse di stirpe iranica, le sue opere sono state composte principalmente in arabo.
La sua opera di maggior rilievo fu Il canone di medicina (al-Qānūn fī -ṭibb, titolo originale), elaborato intorno all’anno 1025.
In essa Avicenna presentava le dottrine mediche di Ippocrate e Galeno e quelle biologiche di Aristotele, ordinate in modo sistematico. Quest’opera non va però intesa come rivoluzionaria: essa era infatti un insieme di teorie, molto lontane dalla cognizione esperienziale, ed era permeata di dogmatismi.
Quest’opera è da intendere comunque come un punto di riferimento perché approfondisce temi quali:
- la sperimentazione sistematica applicata agli studi di fisiologia;
- la scoperta delle malattie contagiose, come la tubercolosi;
- le malattie sessualmente trasmissibili;
- l’introduzione della pratica della quarantena;
- le complicazioni indotte dal diabete;
- l’utilizzo dei test clinici;
- gli studi neuropsichiatrici;
- l’analisi dei fattori di rischio all’interno di determinati quadri clinici;
- la correlazione fra sindromi e specifiche malattie;
- l’ipotesi della presenza di microrganismi.
Lo studio di Avicenna non fu limitato alla descrizione dei sintomi, ma comprese anche la classificazione delle malattie e delle possibili cause. Oltre alla proposta di nuove medicazioni, approfondì l’incidenza delle condizioni igieniche sulla guarigione delle ferite. Avicenna non si concentrò solo sulla medicina: scrisse trattati specifici su singoli argomenti, fra i più disparati, e le sue opere filosofiche furono divise in enciclopedie. E’ doveroso ricordarlo anche per i suoi studi di meccanica e di ingegneria: descrisse e illustrò minuziosamente il principio di funzionamento di argani, molinelli, cunei, leve e carrucole. La sua influenza, sia come autorità medica sia come filosofo, diede luogo ad una corrente chiamata avvicennismo.