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Assistenza Sanitaria e Stato Liberale: quali origini per il SSN?

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Sanità nello stato liberale

Peculiarità e Assistenza sanitaria

Le origini del Servizio Sanitario Nazionale: quale assistenza sanitaria all’interno dello stato liberale? Lo stato liberale era una forma di governo che nacque tra la fine del 1700 e la prima metà del 1800, a seguito della crisi che colpì lo stato assoluto, dovuto principalmente a una recessione di carattere finanziario che portò a un peso fiscale divenuto insostenibile per la classe borghese.

Storicamente molti avvenimenti segnarono questo passaggio, si pensi alla emanazione della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” avvenuta in Francia nel 1789.

Lo stato liberale era basato, fondamentalmente, sul libero incontro tra domanda ed offerta di un determinato bene: assumevano notevole importanza la tutela delle libertà e dei diritti dei singoli individui, in particolar modo la proprietà privata. Pertanto era una forma di stato con funzioni esclusivamente giurisdizionali, di tutela dell’ordine pubblico, di politica estera e di emissione di moneta.

La sanità, in una forma così capitalistica, che ruolo aveva e da chi era gestita? Sicuramente era posizionata più marginalmente rispetto agli interessi economici, ed era considerata un problema di ordine pubblico in capo al ministro dell’interno e i casi nei quali lo stato interveniva direttamente, erano limitati alla gestione degli indigenti e ai soggetti affetti da particolari malattie: siamo molti lontani dall’universalità che caratterizza il SSN. L’assistenza agli ammalati era, pertanto, demandata ad istituzioni private a carattere filantropico e, lo stato, vigilava su di esse in maniera indiretta.

La sanità privata-religiosa era costituita da numerose congregazioni ed enti religiosi che, sorti sotto il nome di opere pie, operavano sul fronte della sofferenza e del bisogno perseguendo una duplice missione: quella della evangelizzazione e conformazione cristiana della società e quella della carità. Solo nel 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne rilevante la questione dell’assistenza e l’esigenza di dare una configurazione e un orientamento alle numerose istituzioni religiose nate nel tempo. In tale prospettiva, venne approvata nel 1862 la l. Rattazzi (l. del 3 agosto 1862, n. 753) che delineava la figura giuridica dell’opera pia e sottolineava “l’intento statale di accentrare il compito dell’assistenza socio-assistenziale, esercitando funzioni di controllo sugli enti religiosi”.

L’accentramento di poteri e di funzioni venne, successivamente, a configurarsi con l’approvazione della legge Crispi (legge n. 6972 del 1890) con la quale lo stato soppresse numerose istituzioni religiose, incamerandone il patrimonio e attribuendo personalità pubblica alle preesistenti opere pie, operando una sorte di statalizzazione della sanità. Attraverso la creazione di istituioni pubbliche di assistenza e beneficienza amministrate da Congregazioni di Carità, obbligatorie in ogni comune.

Negli anni ’30, sotto il regime dittatoriale fascista, si instaurò un primo meccanismo di tutela della salute: vennero istituite, a favore di alcune categorie di lavoratori, le assicurazioni obbligatorie contro le malattie, gestite da enti mutualistici pubblici operanti alle dirette direttive del ministro del lavoro. Il carattere di doverosità era assente e vi era una marcata discrepanza di trattamento tra i cittadini, perché alcuni, usufruendo delle assicurazioni, potevano curarsi, mentre gli altri rimandavano sempre alle istituzioni private.

L’esigenza dell’intervento statale anche nelle attività sociali si verificherà solo nel transito tra il 1800 e il 1900, passaggio definito dal Massimo Severo Giannini da “stato monoclasse” (forma di stato dove c’è un solo ceto dominante, la borghesia) a “stato pluriclasse” (forma statale nella quali entrano anche altri attore, quali i lavoratori). Il transito tra i due secoli risulta fondamentale in quanto, al centro del sistema, vi è la volontà di porvi la persona umana con i suoi bisogni e le sue esigenze, non solo più riferibili al carattere economico e di proprietà ma, alla sfera relativa al benessere fisico.

Il concetto di salute, quale riconoscimento di un diritto inviolabile dell’uomo e della collettività, risale al 1948, anno in cui venne promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana, la quale segnò una vera cesura con l’idea liberale.

Le caratteristiche statali e sociali fin qui enunciate, salvo poche variazioni, si protrarranno fino alla legge istitutiva del SSN, la l. 833/1978.

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