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Stefano Cucchi: parlano Medico e Infermiere, sotto accusa 5 Carabinieri

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Stefano Cucchi: parlano Medico e Infermiere, sotto accusa 5 Carabinieri.

Il processo per il presunto omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi ora entra nel vivo e scendono in campo come testimoni un Medico, Giovanni Battista Ferri, e un Infermiere,  Francesco Ponzo. Sulla morte di Stefano, come noto, è stato girato anche un film di successo presentato in anteprima al Festival del Cinema di Venezia e mandato in onda su Netflix a partire dal 12 settembre 2018. 

Sulla mia pelle, un film reale 

Al cinema è stato visto da oltre 15 mila persone. Si tratta di “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini. Nel film Cucchi è interpretato dall’attore Alessandro Borghi. La pellicola ripercorre le ultime fasi della vita dell’uomo, dall’arresto fino al trapasso terreno, passando per i pestaggi in caserma e per lo spaccato dell’assistenza sanitaria carceraria, dove Medici e Infermieri sapevano, ma non parlavano per mancanza di prove.

Nel film si vede a chiare lettere anche l’operare di Medici e Infermieri in un carcere italiano, dove l’assistenza sanitaria spesso è di basso livello ed è affidata alla volontà di Professionisti della Salute che hanno fatto la scelta di aiutare chi sta male. E che continuano a farlo senza fondi e senza presidi, per via delle ristrettezze e dei tagli di Stato.

Oggi in tribunale: parlano Medico e Infermiere che lo visitarono

Ed oggi parlano in tribunale un medico e un infermiere al processo Cucchi bis che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale. Entrambi videro Stefano in caserma e nelle celle del Tribunale di Roma ed entrambi raccontano di aver notato i lividi sul volto e la sua camminata dolorante, appoggiato ai muri. Gli offrirono soccorso e sostegno ma, concordano le testimonianze, a tutti Stefano Cucchi rispose che non aveva bisogno di nulla.

Parla anche un agente penitenziario

Un agente penitenziario è stato anche più esplicito: “Era evidente che era stato pestato, in tribunale non si reggeva in piedi” ha detto durante la sua deposizione l’ispettore superiore della Penitenziaria Antonio La Rosa. E ha aggiunto: “Vidi per la prima volta Cucchi alle celle d’uscita del tribunale: camminava male, in viso era parecchio rosso, aveva segni evidenti di occhiaie profonde”. 

Ma tutti lo lasciarono lì, non andarono più a fondo sul dramma che stava vivendo quel giovane detenuto.

Udienza da togli-fiato

Udienza da togliere il fiato quella in corso a Roma, davanti alla prima Corte d’assise, per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato nell’ottobre 2009 a Roma per droga e poi morto una settimana dopo in ospedale. Imputati sono cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale. All’attenzione dei magistrati le condizioni di Stefano Cucchi mentre si trovava nella città giudiziaria di Roma prima e dopo l’udienza di convalida del suo arresto per droga.

Le dichiarazioni del Medico Giovanni Battista Ferri

“Disse che aveva dolori alla zona sacrale e agli arti inferiori. Camminava appoggiandosi con la mano al muro. Era leggermente curvo, scaricava parte del peso sul muro; chiese un farmaco che prendeva abitualmente”. Così racconta ai giudici Giovanni Battista Ferri, responsabile dell’ambulatorio medico della Città giudiziaria di Roma, che lo visitò nella struttura giudiziaria. Intorno alle 14 del 16 ottobre 2009 (il giorno dopo l’arresto del giovane per droga) fu lui ad essere ad essere avvisato della presenza di Cucchi nelle celle del tribunale a conclusione dell’udienza di convalida. “Andai nelle celle, mi presentai e gli chiesi cosa potevo fare per lui; la risposta fu che non aveva bisogno di nulla”.

Sulle sue condizioni di salute il ricorda che “lo vidi solo in viso. Nel referto scrissi che aveva lesioni ecchimotiche su entrambi gli occhi e che aveva riferito dolori alla regione sacrale e agli arti inferiori. Secondo me erano lesioni da evento traumatico, e dal dolore sembravano lesioni recenti, ma lui rifiutò di farsi visitare”. E alla richiesta sul come si fosse procurato quel dolore, la risposta fu “che era caduto dalle scale il giorno precedente, anche se quella risposta non mi convinse. Comunque, le sue condizioni di salute consentivano di andare in carcere; era idoneo per la detenzione”.

Prima del dottor Ferri è stato sentito anche un ex detenuto, portato nelle celle di piazzale Clodio lo stesso giorno di Cucchi dopo un arresto per spaccio, che ha detto di aver sentito Cucchi bussare alla porta della cella. “Chiedeva la terapia e il metadone, chiamava le guardie, ma non venivano. E allora qualcuno dalle altre celle urlò di non chiamarle ‘guardie’, ma ‘agenti’. E quando cominciò a chiamarli così, loro arrivarono”.

E quelle dell’Infermiere Francesco Ponzo

In tribunale era stato sentito anche Francesco Ponzo, un infermiere che era nell’ambulanza che nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 intervenne su chiamata nella caserma dei carabinieri di Tor Sapienza, dove Cucchi era stato portato.

Una scena del film Sulla mia pelle: due Infermieri assistono Stefano Cucchi.
Una scena del film Sulla mia pelle: due Infermieri assistono Stefano Cucchi.

“Trovai Cucchi dentro una cella poco illuminata. Era disteso sul letto, rivolto verso il muro e coperto fino alla testa. Lo salutai, e mi rispose ‘Non ho bisogno di niente'”. Lo vidi un po’ in viso, per pochi secondi – ha detto l’infermiere – Aveva pupille normali e una ecchimosi nella zona zigomale destra. Da sotto le coperte emergeva solo il braccio destro. Riuscii a prendergli il battito e la pressione, erano normali. Mi sembrò una persona magra con una muscolatura tonica. Gli dissi ‘Vieni con me, andiamo in ospedale. Se hai qualche tipo di problema, poi magari ne parliamo in separata sede. Ma per la mia insistenza, lui si irritò. Alla fine prendemmo i dati e andammo via”.

Sentiti oggi in aula anche il barelliere della stessa ambulanza (che ha detto di essere rimasto fuori della cella) e l’autista (che ha spiegato di essere rimasto all’esterno della caserma).

Il sit-in fuori dal tribunale

I genitori di Stefano Cucchi in silenzio in Tribunale.
I genitori di Stefano Cucchi in silenzio in Tribunale.

 

E stamani, fuori dal tribunale di Roma, un centinaio di persone, tra studenti e membri di associazioni per i diritti  hanno esposto uno striscione con sopra scritto: “Sappiamo chi è Stato, con Stefano nel cuore, con il sangue agli occhi”. Al presidio hanno preso parte, tra gli altri, il collettivo Sapienza clandestina, Rete No Bavaglio, onlus Alterego Fabbrica dei diritti, Acad associazione contro gli abusi in divisa. “Grazie per quello che avete fatto e che state facendo. Ci fate sentire come se Stefano fosse uno di voi. Grazie ancora da parte nostra per la vostra sensibilità anche a nome di mia moglie e di Ilaria”, così li ha ringraziati poco prima dell’udienza il padre di Stefano, Giovanni Cucchi, prima di entrare in aula e assistere al processo.

Fonte: Repubblica.it – AssoCareNews.it

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