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Sepsi: generalità, segni e sintomi.

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Cos’è questa sindrome e perché è così pericolosa? Spesso la “putrefazione” porta al decesso di chi ne è affetto.

Quando parliamo di Sepsi (detta anche Setticemia) parliamo di una sindrome sistemica molto grave. Il suo nome deriva dal greco antico σήψις, sēpsis, che tradotto in italiano corrente significa “putrefazione”. E’ una risposta estrema dell’organismo umano all’invasione di tessuti, di fluidi e di cavità da parte di micro-organismi patogeni o potenzialmente patogeni. Essa è preceduta immediatamente della cosiddetta Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica (SIRS).

Le interazioni assai complesse tra l’infettante, il sistema immunitario del Paziente, le risposte infiammatorie dell’organismo e la coagulazione influenzano l’esito nella Sepsi, che nella maggiorate dei casi porta al trapasso dell’ospite se non trattata opportunamente.

Una sindrome pericolosa.

La sindrome, clinicamente parlando, è caratterizzata da una eccessiva e sproporzionata Risposta Infiammatoria Sistemica (SIRS), messa in atto dall’organismo in seguito al passaggio nel sangue di microrganismi patogeni provenienti da un focolaio sepsigeno.

In assenza di flogosi (ovvero di infiammazione) non si può parlare di Sepsi, ma di batteriemia. Quest’ultima resta una condizione molto grave per l’organismo del Paziente e va trattata appositamente, come la Sepsi, dal Medico con l’importante apporto dell’Infermiere.

La sepsi è una condizione potenzialmente molto grave, che passa attraverso stadi di gravità crescente e come tale necessita di un immediato trattamento medico. 

Segni e sintomi

La sintomatologia clinica della sepsi è sostenuta dall’interazione tra i prodotti tossici dell’agente eziologico (batteri, virus, miceti) e la risposta dell’ospite. Questi sintomi sono piuttosto aspecifici e comprendono febbre, tachicardia, discromie cutanee ed aumento della frequenza respiratoria. Non a caso la diagnosi di sepsi viene posta in seguito al riscontro di almeno due dei seguenti criteri che identificano la SIRS, purché accompagnati da un focolaio infettivo, intravascolare (endocarditi, endoarteriti, infezioni di shunt artero-venosi) od extravascolare (ascessi, ferite ecc.), che ne sia il determinante:

  • temperatura corporea >38°C (ipertermia) o < 36°C (ipotermia);
  • frequenza cardiaca >90 battiti/min o di 2 deviazioni standard superiore al valore normale per l’età (tachicardia);
  • iperventilazione con frequenza respiratoria > 20 atti/min (tachipnea) o
  • iperventilazione dimostrata da una PaCO2< 32 mmHg;
  • alterazione della formula leocucitaria, con conta di globuli bianchi>12000 cellule μL-1 (leucocitosi) o < 4000 μL-1 (leucopenia).

Si parla invece di sepsi severa quando alla precedente diagnosi si somma almeno uno dei seguenti segni correlati ad un’insufficienza d’organo:

  • significativa diminuzione della produzione di urina (oliguria, diuresidiuresi < 0,5 ml/Kg/h);
  • brusco cambiamento dello stato mentale;
  • difficoltà respiratorie (ipossiemia);
  • attività cardiaca anomala;
  • riduzione del numero di piastrine nel sangue (piastrinopenia/trombocitopenia);
  • comparsa di piccole chiazze di color rosso-scuro sulla cute o arrossamenti generalizzati.

Nell’ultimo e più grave stadio, lo shock settico, i segni ed i sintomi caratteristici della sepsi severa si sommano ad una pressione sanguigna estremamente bassa (ipotensione severa), che si mantiene anche in presenza di uno stato volemico adeguato e nonostante il ripristino della volemia mediante fluidoterapia.

La sepsi è una sindrome che si instaura dopo un’infezione, localizzata o sistemica, che determina il rilascio in circolo di numerosi mediatori chimici dell’infiammazione. In presenza di sepsi, pertanto, si apprezza un aumentata concentrazione plasmatica di proteina C reattiva, interleukina-6 e procalcitonina; si può inoltre notare, come anticipato nei sintomi patognomici, leucocitosi (aumentato numero di globuli bianchi) o leucopenia (ridotto numero di globuli bianchi).

Fonte: My-Personaltrainer.it – AssoCareNews.it

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