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Scarlattina: cos’è, come si manifesta e come curarla.

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Conoscere la patologia. La Scarlattina: ecco come si manifesta e come va gestita dal punto di vista farmacologico-clinico-assistenziale.

La scarlattina è una malattia esantematica infettiva acuta contagiosa, caratteristica dell’età pediatrica (ma può colpire anche in età adulta), che si manifesta con febbre ed angina faringea ed è caratterizzata da insorgenza di esantema puntiforme (la capocchia di spillo).

Si trasmette per via aerea. Non esiste un vaccino, ma può essere trattata efficacemente tramite la somministrazione di antibiotici.

La maggior parte delle manifestazioni cliniche sono dovute alle tossine eritrogeniche prodotte dal batterio Streptococcus piogenes (streptococco di gruppo A) quando viene infettato da un batteriofago.

Infatti, a differenza delle altre malattie esantematiche tipiche dell’infanzia, come rosolia e varicella, la scarlattina è l’unica provocata da batteri anziché da virus.

Prima dell’avvento degli antibiotici, la scarlattina rappresentava una delle principali cause di morte. Inoltre, talvolta, era responsabile per l’insorgenza di complicanze tardive come la glomerulonefrite e l’endocardite, quest’ultima poi spesso causa di problemi alle valvole cardiache spesso di esito infausto.

I ceppi di streptococco di gruppo A che producono la tossina eritrogenica non sono intrinsecamente più pericolosi di altri ceppi che non lo fanno, essi infatti portano ad una diagnosi più facile per via della caratteristica eruzione cutanea.

Le fasce maggiormente interessate sono quelle tra i 5 ed 8 anni e tra i 18 e 20.

Colpisce principalmente in autunno ed inverno e, nel corso degli anni, ha avuto un’incidenza sempre minore (probabilmente per l’uso di antibiotici cui lo streptococco è sensibile).

In assenza di un’adeguata terapia antibiotica, che azzera dopo 24-48 ore la contagiosità, il rischio di trasmettere l’infezione persiste per tutta la durata della malattia.

La prognosi è decisamente buona e con un’adeguata terapia, le complicanze sono piuttosto scarse.

Poiché vi sono diversi ceppi di Streptococco beta-emolitico di gruppo A, ci si può ammalare di scarlattina più volte.

Ma come avviene il contagio?

  • Diretto:attraverso le goccioline di saliva che i malati emettono con: tosse, starnuti, respiri o quando parlano.
  • Indiretto:tramite oggetti contaminati (giocattoli, libri, indumenti, posate, bicchieri, ecc.) o grazie alla lunga capacità di sopravvivenza nell’ambiente, di cui gode lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A.

Quali sono i segni e sintomi della malattia?

In genere dopo 2-5 giorni dal contagio, compaiono i primi sintomi: febbre, cefalea, nausea, vomito e dolore alla gola.

Le tonsille sono ipertrofiche e, come sulla lingua, possono ricoprirsi di una patina biancastra.

La lingua poi, desquamandosi, diventa di colore rosso vivo con papille ipertrofiche tali da ricordare la superficie di una fragola (lingua a fragola) e la deglutizione è dolorosa.

Dopo 12-48 ore insorge un esantema rosso scarlatto (da cui il nome scarlattina) che si manifesta all’inguine, alle ascelle ed al collo, per poi generalizzarsi, nell’arco di 24 ore, a tutto il corpo.

Caratteristiche sono le chiazzette ed i puntini rossi (leggermente in rilievo) che svaniscono al tatto.

Anche il viso appare di colore rosso scarlatto tranne la zona del naso, della bocca e del mento che restano invece pallide.

L’esantema si attenua, solitamente, in 3-4 giorni lasciando il posto ad una desquamazione furfuracea diffusa che, a partire dal volto, si dissemina fino agli arti e alle estremità e durerà parecchi giorni.

La guarigione necessita di circa due settimane di tempo.

Ma quale diagnosi, terapia e profilassi richiede la scarlattina?

La diagnosi si basa sostanzialmente sull’osservazione clinica e sulla comparsa del caratteristico esantema, soprattutto nelle forme conclamate.

Nelle forme più lievi, invece, possono esservi problemi di diagnosi differenziale con i diversi esantemi scarlattiniformi e, per tale motivo, potrebbe essere utile un esame colturale con il tampone faringeo.

In alcuni casi, alla diagnosi, si può giungere mediante esami ematici come: l’emocromo (che rivelerà una leucocitosi con neutrofilia associata ad un incremento degli eosinofili) o il TAS (titolo antispreptolisinico e cioè il dosaggio dell’antistreptolisina che è un anticorpo che l’organismo produce per contrastare la streptolisina, una proteina ad azione emolitica che viene prodotta dagli streptococchi.

La presenza di questa proteina indica una reazione di difesa dell’organismo e, conseguentemente, l’esistenza di un’infezione da streptococco).

La terapia per la scarlattina consiste nella somministrazione di antibiotici per circa 8-10 giorni sull’infezione streptococcica (penicillina, amoxicillina, cefalosporina), antipiretici ed un’adeguata idratazione.

È consigliabile (pertanto) il riposo a letto soprattutto quando il soggetto è febbricitante.

Non esiste un vaccino contro la scarlattina ed è difficile nei bambini che frequentano le scuole materne, elementari e medie, adottare misure adeguate.

In famiglia, genitori ed altri eventuali figli, se non sono immuni alla malattia dovrebbero adottare misure precauzionali come: evitare il più possibile il contatto con gli indumenti e le posate utilizzate dal soggetto affetto dalla malattia.

Molto importante è il lavaggio frequente ed accurato delle mani.

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