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Legionella: segni e sintomi, diagnosi, terapia e cura.

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Legionella: cos’è, come si riconosce e come si tratta?

Legionella: dal sempre santissimo dottor Alexander Fleming e dalla sua scoperta della penicillina, la medicina ha compiuto una vera è propria corsa miracolosa costellata da straordinari successi nel campo delle patologie infettive.

Nonostante qualche batterio o qualche virus particolarmente ostici (ad esempio si pensi all’HIV), gli stessi microrganismi che fino a qualche decennio fa sembravano punizioni divine mirate a flagellare le popolazioni adesso si sconfiggono in poche settimane o meno di cure. L’uso improprio di alcuni antibiotici creano però farmaco resistenze.

Questo fenomeno è talmente diffuso e grave che molti Sistemi Sanitari Nazionali hanno investito in campagne di sensibilizzazione all’argomento.

Le proiezioni parlano, del resto, in maniera molto chiara: tra qualche decennio le infezioni saranno così comuni e gravi che non riusciremo ad affrontarle con i mezzi farmacologici attuali. E’ il caso ad esempio di quanto emerso dal “Review on Antimicrobial Resistance”, documento voluto nel 2014 dall’allora premier inglese David Cameron, che evidenziò una proiezione futura al dir poco catastrofica: nel 2050 ogni anno potremo assistere a 10 milioni di decessi a causa di infezioni batteriche per le quali non avremo un antibiotico efficace.

Nel 2016 inoltre l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso i dati relativi alle percentuali di farmacoresistenze agli antibiotici che vedono l’Italia come maglia nera europea, causate in gran parte dalla nostra cattiva educazione all’uso di antibiotici.

Un batterio “giovane”.

Il batterio Legionella pneumophila, responsabile della legionella, prende il nome dalla prima volta che la medicina ha registrato questa nuova e peculiare forma infiammatoria ai polmoni. Nell’estate del 1976 presso il Bellevue-Stratforf Hotel di Philadelphia si tenne un raduno di ex militanti della guerra del vietnam. Per 34 di questi ex commilitoni il contagio portò nei giorni successivi al decesso. Le ricerche accurate per stabilire l’agente patogeno scatenante portò ad individuarne una colonia nell’impianto di areazione dell’albergo.

Il batterio Legionella pneumophila.

A livello microbiologico il batterio Legionella pneumophila si presenta come parassita intracellulare negativo alla colorazione di gram, aerobio ed asporigeno.
L’ambiente rappresenta il serbatoio naturale della legionella. In natura è presente particolarmente in prossimità di ambienti acquatici naturali (laghi, fiumi, stagni, ambienti marini), negli ambienti acquatici artificiali (es. fontane, tubature, piscine ecc.) e nei terreni e territori umidi. La trasmissione avviene prevalentemente tramite acqua infetta, per cui qualunque elemento umido è potenzialmente un veicolo di infezione.

Epidemiologia e diffusione.

La Legionella rappresenta il terzo agente di polmonite acquisita in comunità, mentre riguardo alle polmoniti nosocomiali essa rappresenta il 10-15% dei casi.
Un numero sempre più elevato di Paesi ha iniziato a promuovere programmi di sorveglianza e prevenzione e data la sua diffusione anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto la sua attenzione su questa patologia. In Italia ha un tasso d’incidenza pari a 1,8 ogni milione di abitante ed il Ministero della Salute ha predisposto per normativa la denuncia obbligatoria presso gli uffici preposti da parte della direzione sanitaria che accerti un nuovo caso.

La Legionellosi.

Per Legionellosi si intendono vari tipi di infiammazione delle vie aeree causate dal batterio della Legionella.
A livello clinico si individuano tre forme: Malattia dei Legionari, Febbre di Pontiac in forma acuta e Febbre di Pontiac in forma sub-clinica.

Legionella: la malattia dei legionari.

La malattia dei Legionari tra le legionellosi è quella con il maggior tasso di mortalità (10%) e di letalità (fino al 50%).

Le manifestazioni cliniche appaiono dopo un periodo di incubazione di 5-10 giorni e comprendono:

  • polmonite acuta;
  • cefalea;
  • lieve dispnea;
  • febbre alta.

Successivamente subentrano segni gastrointestinali quali dolore addominale, nausea, vomito. Sono possibili anche effetti neurologici quali letargia, encefalopatia, stati confusionali. Al manifestarsi di questi segni e sintomi extrarespiratori, l’individuazione corretta della patologia è più rapida e permette un’impostazione terapeutica mirata che abbatte i tempi di guarigione.

  •  Febbre di Pontiac (forma acuta) Questa forma prende il nome dalla cittadina di Pontiac (Michigan) teatro di una diffusione fortissima durante l’inverno del 1968. Questa forma di legionellosi è assai raramente mortale: presenta sintomi molto simili all’influenza (tosse, febbre e febbricola, brividi, malessere, mal di gola, tosse) e, come essa, gode di una capacità di contagio elevata. Nella maggior parte dei casi, la febbre di Pontiac si risolve spontaneamente in 2-5 giorni, senza che si rendano necessari farmaci o trattamenti specifici.
  • Febbre di Pontiac (forma sub-clinica): Questa forma non produce segni o sintomi e si diagnostica tramite ricerca di anticorpi anti-legionella.

Assistenza infermieristica nella Legionellosi.

In caso di Legionellosi, l’assistenza infermieristica si deve articolare in due distinte fasi: la fase preventiva e di isolamento e la fase di trattamento.

La fase preventiva e di isolamento comporta tutte quelle misure utili alla prevenzione del contagio paziente con legionella/infermiere e paziente/paziente. La via di trasmissione classica dei batteri responsabili di questa patologia è il droplet o comunque tramite il coinvolgimento di componenti idriche a contatto con l’ospite infetto, pertanto sarà necessario l’isolamento di tipo aereo del paziente, con l’utilizzo obbligatorio da parte del personale dei dispositivi di protezione individuale (DPI) utili a questo tipo di isolamento.

La fase di trattamento coinvolge l’infermiere nella corretta somministrazione degli antibiotici e di tutte quelle misure prescritte al miglioramento clinico degli effetti patologici.

Trattandosi di un paziente in isolamento con una patologia grave, sarà opportuno valutare possibili alterazioni del modello di coping e percezione/gestione della salute.

Farmaci.

Tra gli antibiotici, la somministrazione di eritromicina e di rifampicina è risultata particolarmente efficace per la cura della legionellosi. In alternativa risultano efficaci anche i fluorochinoloni. Studi scientifici internazionali hanno invece dimostrato l’inefficacia di penicilline, aminoglicosidi, tetracicline e cloramfenicolo. Come già accennato, la diagnosi corretta ed il trattamento tempestivo comportano altissime probabilità percentuali di cura.

Dott.ssa Francesca Ricci
Dott.ssa Francesca Ricci
Francesca Ricci è una web-writer esperta in ambito sanitario. Da anni si occupa di questioni sociali, politica ed economia.
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