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Calazio: cos’è? Quali cause, segni e sintomi? Come si cura?

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Calazio: cos’è? quali sono i segni con cui riconoscerlo? Come si cura? Tutto sull’infammazione delle ghiandole di meibomio.

Il Calazio è una piccola neoformazione caratterizzata dall’infiammazione delle ghiandole di Meibomio.

Esse si trovano all’interno delle palpebre e contribuiscono, col loro secreto, alla formazione delle lacrime.

Segni e sintomi.

Gonfiore delle palpebre, accompagnato da arrossamento, dolore, secrezione e infiammazione della congiuntiva.

L’entità dei sintomi dipende dal grado d’infiammazione della ghiandola e dal numero di ghiandole coinvolte. La dimensione del calazio varia: può essere piccola (tipo un grano di miglio) oppure più grande, fino ad arrivare a gonfiori talmente consistenti da causare la chiusura della palpebra.

Cause.

Generalmente il calazio è legato a disordini alimentari, soprattutto al consumo eccessivo di insaccati, dolciumi, ecc.

Altrimenti, in alcuni casi, soprattutto nei bambini può essere dovuto a difetti visivi non corretti.

Infatti, la contrazione involontaria dei muscoli oculari causa la chiusura del dotto escretore delle ghiandole di Meibomio e, quindi, il secreto ghiandolare trova difficoltà a fuoriuscire, con conseguente gonfiore e infiammazione (metaforicamente è come se si otturasse un lavandino).

Inoltre, il calazio può essere associato a blefariti.

Terapia e cura.

Sicuramente la terapia di base consiste in una dieta sana, con un’eventuale assunzione di fermenti lattici vivi, in modo da regolarizzare l’assorbimento intestinale dei nutrienti. Inoltre è indicato un delicato massaggio della palpebra gonfia per cercare di rimuovere meccanicamente l’ostruzione del dotto escretore della ghiandola.

L’applicazione di pomate antibiotiche o antibiotico-cortisoniche va prescritta esclusivamente dal medico oculista (si può procedere a un massaggio circolare della parte gonfia per 5-10 minuti, che aiuta la guarigione). In ogni caso, potrebbero verificarsi delle ricadute. È opportuno, inoltre, accertarsi che non siano presenti difetti visivi non corretti perché l’affaticamento visivo può contribuire all’insorgenza del calazio.

Come NON curarsi?

Bisogna evitare gli impacchi, soprattutto quelli caldi: la palpebra è un tessuto molto delicato e alcune sostanze – soprattutto se concentrate – possono causare fenomeni di sensibilizzazione (allergie). Inoltre non bisogna cercare di spremerlo o di sfregare la palpebra con violenza. Nel caso in cui, invece, si massaggi delicatamente la palpebra bisogna lavarsi prima accuratamente le mani.

Quanto tempo dura?

Generalmente la tumefazione scompare entro 7-10 giorni. Tuttavia, se dopo due o tre settimane il calazio permanesse ancora, potrebbe essere che si sia formata una “capsula” che congloba la ghiandola: in questo caso occorre procedere, dietro indicazione dell’oculista, a un piccolo intervento chirurgico ambulatoriale per l’asportazione di una o più ghiandole.

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Fonte: iapb.it

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