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Ossigenoterapia. Cos’è, a cosa e a chi serve, come e quando viene prescritta e applicata, gli effetti collaterali.

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L’Ossigenoterapia è una terapia farmacologica a tutti gli effetti. Ma cos’è nello specifico, come funzione e per quali patologie è indicata?

L’ossigenoterapia, così come spiegano sul portale Medicair, è una terapia farmacologica a tutti gli effetti. Pertanto può prescriverla solo un Medico e somministrarla anche l’Infermiere. Si tratta di un metodo di cura che si basa sulla somministrazione di una miscela gassosa contenente in gran parte ossigeno a Pazienti affetti da diverse tipologie di patologie. Può essere somministrata in forma acuta o cronica.

L’Ossigeno (identificato chimicamente con la molecola O2) è prodotto e venduto come gas medicinale. Come dicevamo è un farmaco a tutti gli effetti (D.Lvo 219/06).

E’ una molecola fondamentale per l’essere umano ed è per questo che il suo utilizzo corretto è spesso alla base della sopravvivenza stessa di un Paziente con problemi respiratori e di scambi gassosi.

Le principali patologie legate all’assunzione obbligatoria di O2.

Per patologie croniche intendiamo:

  1. bronchite;
  2. fibrosi cistica;
  3. asma;
  4. enfisema polmonare;
  5. Bronco Pneunopatia Cronico Ostruttiva (BPCO).

Per patologie acute:

  1. ipotermia;
  2. shock anafilattici;
  3. riacutizzazione BPCO.

Qual è lo scopo dell’ossigenoterapia.

Lo scopo per cui viene effettuata l’ossigenoterapia è immettere una quantità adeguata di ossigeno nel sangue. E ciò perché vi sono utenti che respirano normalmente ossigeno attraverso l’aria, ma lo fanno in maniera insufficiente a causa della loro patologia. Per questo è necessario incrementarne l’afflusso in termini quali-quantitativi.

L’ossigenoterapia ha quindi l’obiettivo di ripristinare una corretta ossigenazione dei tessuti. In tal modo si riduce lo stress respiratorio e cardiaco (e in generale si minimizza lo sforzo sistemico del resto degli organi), abbattendo l’eventualità di eventi avversi o di peggioramenti dello stato complessivo di salute dell’utilizzatore.

Come si somministra l’ossigeno.

L’ossigenoterapia può essere somministrata:

  • in ospedale;
  • in strutture specializzate (come nelle Camere Iperbariche);
  • al domicilio.

Va da sé immaginare che se il Paziente non è in grado di assumere ossigeno a casa perché costretto a monitoraggio continuo per le sue condizioni di salute altalenanti, il Medico non può che prescrivere il ricovero e quindi la somministrazione in ospedale o centro specializzato. La stessa cosa vale per gli ospiti già ricoverati in Ospedale: se hanno bisogno di monitoraggio non possono assumere ossigeno in autonomia a casa.

Le principali fonti di ossigeno.

I presidi per la somministrazione noti sono:

  • Serbatoi di ossigeno in forma gassosa, che si presentano sotto forma di bombole di ossigeno compresso, di diverse dimensioni, realizzate in metallo. Quelle più piccole possono essere portate a casa dai pazienti per la terapia domiciliare.
  • Contenitori di ossigeno in forma liquida: anche in questo caso, quelli di dimensioni ridotte possono essere utilizzati a casa direttamente dal paziente.
  • Concentratori di ossigeno: comodi, pratici e facili da utilizzare, filtrano l’aria dall’ambiente e trattengono solo la componente d’ossigeno, assicurando così la massima funzionalità. Questi dispositivi funzionano con alimentazione elettrica, per questo è necessario mantenere una scorta di ossigeno in caso di blackout elettrico.

Quanto ossigeno somministrare.

Rispetto alla quantità di ossigeno da somministrare – ricordano sempre da Medicalair – occorre innanzitutto distinguere se si tratta di una terapia d’urgenza (per esempio in seguito a un trauma) oppure a una cura di contenimento, come può essere nel caso di una bronchite cronica.

Nella prima situazione, non c’è una regola fissa rispetto al quantitativo di ossigeno da dare al paziente: è compito del personale medico valutare i singoli casi e, di conseguenza, stabilire l’ossigeno necessario in quel particolare frangente.

Quando si tratta di una patologia cronica, invece, se non si è in possesso di un saturimetro – un particolare dispositivo che consente di misurare la percentuale di saturazione dell’ossigeno – la quantità di ossigeno per l’ossigenoterapia viene individuata a seguito della valutazione clinica del paziente e varia in relazione a parametri quali la riduzione della dispnea, della tachipnea, della tachicardia e della cianosi.

Quali sono gli effetti collaterali.

L’ossigenoterapia non è indicata per i Pazienti che soffrono di distress respiratorio o fibrosi polmonare.

In generale, la terapia non presenta particolari effetti collaterali, ma l’eccessivo dosaggio può provocare danni:

  • ai polmoni;
  • all’orecchio medio;
  • alla retina;

in alcuni casi sono state segnalate anche convulsioni.

Leggi anche:

Infermieri in Terapia Intensiva Respiratoria: cosa fanno?

Lesioni Cutanee | Ossigenoterapia iperbarica: quali risultati nel wound care?

Assistenza Infermieristica a Paziente con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO).

Dott . Felice La Riccia
Dott . Felice La Ricciahttp://www.assocarenews.it/
Giornalista iscritto all'ODG della Puglia da oltre 10 anni. Ha esperienza nel campo della comunicazione locale e sanitaria. Gestisce diversi uffici stampa, uffici della comunicazione e quotidiani pugliesi on line. Attualmente è in servizio presso il Dipartimento di Prevenzione dell'ASL di Foggia.
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