In Italia mancano Infermieri nelle strutture ospedaliere e sul territorio, ma continuiamo ad esportale le nostre giovani leve in Inghilterra, Germania, Belgio e altri paesi in Europa e nel Mondo. E’ quanto emerso al termine dell’ultima puntata di “Attenti al Lupo“, seguitissima trasmissione andata in onda l’11 maggio scorso sulla rete televisiva cattolica Tv2000 (qui in alto).
Ospiti d’eccezione Tonino Aceti, Presidente di CittadinnzAttiva e Maria Grazia Proietti, segretaria dell’Ordine Professioni Infermieristiche (OPI) di Roma.
La mancanza di Infermieri porta a sfruttamento, mobbing e deprofessionalizzazione
Da tempo la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) e CittadinanzAttiva stanno denunciando la carenza di personale infermieristico in tutto lo Stivale Italico, che diventa più emergenziale al Sud e nelle Isole. Una mancanza che sta portando in vari ambiti di lavoro, e con le dovute eccezioni (sempre più rare), a fenomeni di sfruttamento, mobbing e deprofessionalizzazione.
Mancano dai 50.000 ai 70.000 Infermieri
In Italia ci vorrebbero dai 50.000 ai 70.000 Infermieri nelle strutture nosocomiali e nei servizi domiciliari e territoriali per scongiurare il collasso del Sistema sanitario pubblico. Nel privato le cose sembravano andar meglio, ma la crisi si sente ovunque. A ciò si aggiungano gli episodi di violenza ai danni di Infermieri e Professionisti Sanitari che oramai si ripetono tutti i giorni in tutto il Paese. Da una parte sono dovuti alla prepotenza dei singoli, dall’altra all’esasperazione dei Pazienti e dei loro Care-Giver, vessati da carenze dovute a cattive programmazioni e a scelte amministrative e politiche ormai obsolete e lontane dalla realtà.
Gli Infermieri (e gli Infermieri Pediatrici) sono tra gli operatori della sanità più apprezzati dai cittadini, ma sono anche troppo pochi.
Restano l’anello fondamentale dell’assistenza sanitaria, ma sono 50mila in meno in Italia rispetto alle esigenze del settore.
Sarebbero necessari, infatti, almeno altri 20mila in ospedale e circa 30mila per rendere efficiente l’assistenza continua sul territorio. Ma potrebbero diventare 70mila entro 5 anni gli operatori mancanti. E’ il quadro illustrato durante il primo congresso della Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche (Fnopi) a Roma.
Il numero di infermieri – come quello di tutte le professioni sanitarie – continua ogni anno a calare, per i risparmi di spesa a cui sono costrette le Regioni e dal 2009 al 2016 se ne sono persi, appunto, oltre 12mila.
La carenza di personale significa spesso servizi meno efficienti per i cittadini, ma anche carichi di lavoro elevati per chi deve garantire l’assistenza. Per gli infermieri il lavoro di domenica è quasi la norma, lo fa almeno il 68,3% di chi lavora in ospedale. Il maggior ricorso al lavoro serale e notturno si verifica soprattutto al Sud, dove quasi tutte le Regioni sono in piano di rientro e il blocco delle assunzioni pesa. Nel Mezzogiorno lavora di notte almeno una volta a settimana il 63,6% degli infermieri, contro il 54,8% del Nord.
Torniamo alla trasmissione di Tv2000.
Tutto è partito dalla missiva inviata in Redazione da un utente del Sistema Sanitario Nazionale italiano.
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Gentile Redazione,
vivo in un paesino in provincia di Roma. Mio marito, che ha 81 anni, da tempo non è più autosufficiente e ora, che è tornato a casa dopo un’operazione importante, ha bisogno di un’assistenza infermieristica quasi quotidiana. Con l’aiuto dei miei figli abbiamo iniziato a cercarlo nella nostra zona, ma non siamo riusciti a trovarlo (l’Infermiere – ndr). Secondo voi a chi possiamo rivolgerci? Il medico di base dice che sarà molto difficile trovare un Infermiere che venga a casa, perché ormai sono pochi e lavorano tutti nelle Strutture Sanitarie. Ma è davvero così? E se è così in un paese in cui i giovani non trovano lavoro perché non vengono formati più infermieri? Spero possiate aiutarci.
Angela
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Buona visione!