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Uno Studente Infermiere che apostrofa come “lavaculi” gli OSS non merita di diventare Infermiere.

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La lettera di un lettore sul termine “lavaculi” riapre la polemica sui futuri professionisti della sanità. Può uno Studente Infermiere offendere così gli OSS? Che sanitario sarà?

Carissimo Direttore,

premetto che non sapevo dove scrivere queste poche righe allora mi permetto di inviarVele a questa email sperando di non aver sbagliato “sezione”. Premetto che non lavoro nella sanità, ma ho tutt’altro impiego e quindi, le mie osservazioni a seguire, sono da parte di un soggetto estraneo alle professioni in oggetto.

Spesso leggo i vostri articoli in quanto li trovo di materia interessante.

Ultimamente avevo notato una mole di articoli provenienti da “ambo le parti” abbastanza preoccupanti, soprattutto l’ultimo con un bruttissimo “lavaculi” indi ho deciso di dire la mia.

Puntualizzando su questa faccenda, la persona che ha partorito una frase simile a quanto si evince dall’articolo non ha ancora completato il percorso di formazione, cosa assai grave dal mio onesto punto di vista, in quanto una persona che sceglie la sanità come professione (cioè assistere il prossimo) con tale affermazione esclude automaticamente il suo lavoro, una persona va assistita sotto qualunque punto di vista (anche perché tale affermazione potrebbe dare voce a persone interessate all’argomento per accendere un dibattito in merito a un scaricabarile di responsabilità e mansioni non tanto gradite).

Ciò che non condivido e questa distinzione tutta italiana che si viene a creare ogni qualvolta c’è ne sia occasione, la logica impone che le figure professionali debbano collaborare con spirito di squadra e fiducia e non pestarsi i piedi a vicenda.

E molto più comodo e meno faticoso andare dai superiori a lamentare una mancanza piuttosto che fare notare il problema all’operatore di turno per fare si che non avvenga in futuro per una buona e sana collaborazione (almeno che non sia niente di grave ovvio), cercare di aiutare ed ampliare la conoscenza altrui con la propria esperienza credo sia una cosa ammirabile e proficua per ambo le parti ,ma questo argomento vale per qualsiasi posto di lavoro.

Noto con tristezza che spesso si mettono i vari titoli di mezzo come a cercare di screditare la persona e questa la reputo una grave mancanza di rispetto.

Ognuno di noi a scelto la propria strada e deve essere rispettata, anche perché l’abito non fa il monaco.

Mio zio era un infermiere generico 40 anni fa e mai si sarebbe azzardato ad affermazioni poco rispettabili eo atteggiamenti altezzosi nei confronti dei collaboratori.

Basterebbe poco per lavorare in armonia.

Ci vorrebbe meno competizione e più gioco di squadra, di rispetto e di collaborazione e vedremmo meno di questi articoli poco piacevoli.

Cordialmente.

Alessandro, Lettore

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