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Se questo è un infermiere. La brutta esperienza di Alessio in Olanda.

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Se questo è un infermiere. La brutta esperienza di Alessio in Olanda. Non è tutto oro ciò che luccica.

Carissimo Direttore di AssoCareNews.it,

scrivo questa lettera per portare a conoscenza le dinamiche che sono nascoste intorno all’emigrazione all’estero di infermieri. Sono Alessio, un infermiere laureatosi nel 2015 presso la Seconda Università di Napoli. Dopo aver fatto numerosi concorsi, alcuni con esito positivo, altri con esito negativo, decido di fare questo salto nel vuoto, rincuorato da alcuni colleghi che all’estero si trovavano bene. Contatto quindi questa agenzia che mi porterà a lavorare, come loro promettevano, negli ospedali olandesi. Al colloquio porto il mio curriculum e mi accettano (come del resto fanno con tutti).
Il 10 giugno 2018 è iniziata la mia esperienza vera e propria con questa società olandese. Sono dovuto andare in Spagna per svolgere questo corso di lingua nederlandese che mi avrebbe poi quantomeno permesso di farmi capire e capire a lavoro. In Spagna dovevo restare tre mesi ma sono partito dopo poco più di due mesi con una peparazione logicamente precaria per una lingua come quella olandese. In Spagna ho capito insieme ad altri colleghi cosa significa vivere insieme a topi e cucarachas, in sei in una camera senza porte ed intimità.

Arrivato in Olanda  ad agosto, mi ritrovo a lavorare in una società di assistenza domiciliare, (insomma per quanto possa piacere girare in bicicletta si è sempre sotto pioggia neve e freddo), con dei turni spezzati e con stipendi che se ne andavano letteralmente tra affitto, prezzi elevati, cibo (quello decente costava un botto) e assicurazione sanitaria.

Torniamo al lavoro, che si svolgeva su 4/5 giorni con turni spezzati e i quali mi costringevano a fare anche 70 minuti di biciletta solo per andare e tornare dal lavoro escluso il tempo per  recarsi dai pazienti. Sono stato inquadrato come verzorgende, ovvero Oss, ed aiutavo i pazienti olandesi alla somministrazione orale della medicina, aiutavo a vestirli e a lavarli.

Tutto ciò veniva fatto anche da infermieri, il cui demansionamento era evidente visto che in 5 mesi non ho mai visto effettuare manovre infermieristiche o anche un “semplice” rilevamento dei parametri vitali. In definitiva consiglio, ai colleghi propensi ad effettuare un’esperienza all’estero, di preferire altri lidi, e non i Paesi Bassi dove la figura dell’infermiere e il salario percepito devono ancora crescere. Ora sono da poco tornato in Italia senza aver imparato nulla dall’esperienza olandese, con solo la consapevolezza di aver fatto un errore fidandomi di false speeranze.

Ringrazio la redazione per lo spazio concessomi che sarà senz’altro di aiuto ad altre persone.

Alessio, Ex-Infermiere in Olanda

* * *

Carissimo Alessio,

ti ringraziamo per la tua squisita testimonianza. Tuttavia abbiamo altre testimonianze di colleghi che in Olanda si sono trovati e si trovano bene e che non fanno i verzorgende, ma gli Infermieri a tutti gli effetti. Ci spiace per la tua esperienza negativa e indagheremo su quanto da te enunciato in questa missiva. Continua a seguirci.

Angelo Riky Del Vecchio, direttore quotidiano sanitario AssoCareNews.it

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