La lettera di una lettrice, Barbara Simoncelli (OSS), riapre la discussione sulle competenze dell’Operatore Socio Sanitario. Ed è già polemica: “mi costringono a fare l’Infermiera, ma devo lavorare”.
La lettera di una OSS riapre la discussione sulla pericolosità di alcune azioni assistenziali nelle Case di Riposo private o private-convenzionale. In queste strutture gli Operatori Socio Sanitari sono spesso costretti ad abusare della professione infermieristica. E ci risiamo.
Carissimo Direttore di AssoCareNews.it,
sono Barbara Simoncelli e sono un Operatore Socio Sanitario. Vi segue da una po’ di tempo vedo quanto e quale spazio state offrendo alla nostra categoria e a quella del vasto mondo della sanità.
Le scrivo per un consiglio. Spesso nella struttura dove lavoro sono costretta a fare anche l’Infermiera, oltre ad occuparmi delle mie attività lavorative.
Lavoro in una casa di riposo privata dove gli Infermieri sono presenti per qualche ora al giorno e il Medico sporadicamente quando viene chiamato o ha delle visite programmate.
Gli Infermieri ci preparano i farmaci e li somministrano solo al mattino durante le colazioni, poi vengono a pranzo per le glicemie e le insuline. Li rivediamo poi il mattino successivo. Tutta l’assistenza, anche quella sanitaria che non compete, è affidata agli OSS.
Ho più volte sollevato il problema alla mia Responsabile delle Attività Assistenziali, ma mi ha più volte risposto che “si è sempre fatto così e fate così”.
In pratica somministriamo i farmaci agli ospiti, anche a quelli non collaboranti; poi gestiamo le medicazioni, anche quelle complesse e infine di notte decidiamo se somministrare la Tachipirina agli ospiti in caso di necessità.
A me sembra un continuo abuso della professione infermieristica e medica. Nel nostro profilo professionale non c’è scritto nulla di tutto ciò che facciamo, anzi si capisce bene che è vietato somministrare terapia ed eseguire medicazioni avanzate.
Mi sono rivolto anche ai sindacati, ma i sindacalisti della mia zona non sono Infermieri e non conoscono il Profilo dell’OSS.
Cosa devo fare? A me sta a cuore la sicurezza del Paziente e anche la mia. Non voglio finire in galera. Purtroppo sono costretta a lavorare, perché ho famiglia, ma da un paio di mesi ho deciso di non cedere alle pressioni della RAA e non somministro più terapia e non eseguo più medicazioni. I miei colleghi purtroppo lo fanno ancora e mi hanno isolata come se fossi una che dice eresie.
Diciamoci la verità, molti OSS lo fanno per sentirsi importanti e onnipotenti. Questo è dovuto anche al basso livello culturale di molti di noi e alla non consapevolezza del danno possibile. Chi paga se un Paziente sta male o muore dopo la somministrazione di un farmaco e chi lo ripaga in caso di errore nelle medicazioni?
Vorrei consigli.
Barbara Simoncelli, OSS.
Carissima Barbara,
non ci dici nulla di nuovo, ti consigliamo di leggere un nostro precedente servizio e di iniziare a mettere per iscritto le tue rimostranze. Se insisti le cose possono cambiare. Se i tuoi colleghi ti hanno isolata magari lo hanno fatto perché hanno paura, cerca di capire cosa sta accadendo. Non litigarci e cerca di spiegare loro, con parole semplice, quali sono le problematiche annesse all’abuso di professione e al non avere competenze nel campo della somministrazione dei farmaci e delle medicazioni.
Un caro saluto.
Angelo Riky Del Vecchio, direttore quotidiano sanitario AssoCareNews.it