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OSS: occorre cambiare la formazione per essere veri professionisti

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OSS: occorre cambiare la formazione per essere veri professionisti. Migep scrive al Ministro dell'Istruzione.

Egregio Direttore di AssoCareNews.it,

abbiamo scritto al ministro dell’istruzione per rivedere la formazione Oss e di avere un incontro. Quale soluzione migliore se non quella di porre una forte attenzione istituzionale e trovare strumenti idonei di controllo? La formazione deve essere affidata a docenti a più elevato livelli formativo e non a chi improvvisa la docenza senza che abbiano le basi, la formazione deve essere fatta attraverso istituti sanitari professionali con un unico attestato di Operatore Socio Sanitario.

A nome di tutta la categoria OSS siamo qui a richiedere urgentemente un incontro per rivedere la formazione OSS attraverso istituti sanitari, proprio per questi vergognosi fatti e le problematiche che ne sono complici, che vengano adottate misure di protezione della categoria e della professione dell’oss, tramite organi e strumenti istitutivi; L’operatore sociosanitario non è riconosciuto professionalmente e nel CCNL comparto sanità pubblica continua a figurarsi come un ruolo “tecnico” e non sanitario e per via di ciò e di questo modello formativo esso non gode della possibilità di istituirsi in un registro nazionale, tanto meno appunto ad avere una formazione di qualità perché crediamo che una laurea non può essere l’unica chiave di volta a titolare “professione”, come ugualmente non è possibile in sanità essere lavoratori depensanti, che operano come “tecnici” o “operai”. Evidenziamo inoltre come gli inquirenti, sui casi di violenze abbiano sottolineato che alcuni degli indagati erano già pregressi di imputazioni a reati simili, ma nessun sistema deterrente gli ha impedito di svolgere il loro lavoro.

In definitiva, la nostra richiesta è di accendere i riflettori sulla formazione della categoria degli Operatori Socio Sanitari; instaurare un dialogo con il Ministero della Pubblica Istruzione, a cui chiediamo la possibilità di interloquire onde spiegare meglio la nostra proposta e per trovare una strada formativa coerente. Ciò perché da anni tentiamo invano di sensibilizzare le parti e più e più volte abbiamo avanzato richieste nei confronti di ministri ed autorità del presente e dei precedenti governi con risultati scarsissimi o di indifferenza vera. Noi facciamo sempre appello al considerare le nostre richieste in virtù del bene collettivo volto al tema salute, nella tutela delle professioni d’aiuto edella popolazione anziana o malata, che necessita di una qualità dell’assistenza maggiore e non altalenante.

Ci auspichiamo che anche questa volta l’istituzione a cui ci rivolgiamo ci ascolti e ci convochi e non demandi ad altri la problematica a cui già il nostro appello è risultato vano.

Grazie anticipate per lo spazio che ci accorderete.

Cordialmente.

Federazione delle  Professioni sanitarie e socio sanitarie Migep

Angelo Minghetti

* * *

La lettera spedita al Ministero della Pubblica Istruzione

OPERATORI SOCIO SANITARI, UNA NUOVA PROFESSIONE RISCHIA DI ANNOVERARSI TRA GLI “ANGELI DELLA MORTE” 

Con questa nostra la raggiungiamo con la richiesta di porre l’attenzione su di un annosa questione, quella salita alla ribalta, le violenze nelle case di riposo ai danni di anziani e disabili, perpetrate da una “nuova” categoria professionale che si aggiunge tra i profili di criminali noti con l’appellativo appunto di “angeli della morte”, gli Operatori Sociosanitari (Oss), perché se è vero che dal momento che si commettono crimini simili non si è più degni di appartenere alle professioni d’aiuto è altrettanto vero che ciò sta caratterizzando negativamente la categoria degli Oss  e concorre ad aggravare l’opinione pubblica sulla sanità.

L’operatore sociosanitario è una figura che si occupa dell’assistenza diretta e di base alla persona non autosufficiente, malata cronica o psichiatrica o portatrice di handicap, lo fa nelle strutture del SSN per acuzie come ospedali o nel privato come cliniche o in strutture socio-assistenziali, case di riposo o a domicilio, scuole; Oggi, dove c’è un malato o un disabile c’è un oss al suo fianco. 

Come federazione di categoria rappresentativa, MIGEP unitamente al sindacato professionale degli oss Human  Caring, non possiamo non raccogliere questo ignominabile scempio e rilanciarlo come un grido solidale per porre soluzioni atte ad arginare in futuro questo fenomeno; Inoltre codesta federazione, da sempre, tenta di portare alla luce le problematiche e le incongruenze relative alla categoria, che l’hanno caratterizzata nel tempo con scandali ed eventi mediatici infausti come quelli sopra, nonché sulla formazione non equivalente alla qualità di prestazione che viene richiesto. 

In virtù di questi scandalosi avvenimenti quanto sopra, ciò che descriviamo a Lei, nella seguente, nei fatti e nelle problematiche è il frutto di 18 anni di attività di rappresentanza e sensibilizzazione ai temi, perciò veritiero e non distante dalla realtà e per questo vogliamo discuterne, anche per trovare idonee soluzioni di formazione professionale.

L’OSS, attualmente è regolamentata dal suddetto accordo stato-regioni nel 2001che e si articola in un corso professionale di 1000 ore della durata circa di un anno. La formazione è quindi di competenza delle regioni che ne autorizzano e ne organizzano i corsi, o meglio, dovrebbero; Non vi è obbligo propedeutico di diploma di istruzione superiore per l’accesso al corso e ogni cittadino può accedervi senza riserva alcuna, al cui termine otterrà un attestato di qualifica professionale con la quale operare in ospedali, strutture private, case di riposo e scuole per un sostegno ai disabili.

Questa federazione denuncia da anni la condizione in cui versano questi corsi, ed al primo posto vorremmo porle questa realtà;

In quasi tutte le regioni, da anni, la formazione dell’OSS non è più elargita dal sistema formativo della regione stessa ma da essa demandata ad enti formativi, privati, accreditati; Questo dietro il pagamento da parte del corsista di cifre in euro dai 1500 ai 4,500, o attraverso  attestati falsi, come avvenuto e avviene, comprati senza mai aver effettuato ore di tirocinio. Ciò, già solo, appare come un “acquisto di un prodotto” con il quale si ottiene un attestato e non un investimento personale.

Tutti i percorsi formativi nazionali sia in quelli strutturati nel Miur o nella formazione professionale richiedono certamente un investimento economico ma che non pregiudica l’ottenimento del titolo; Perché sfidiamo, in tutto il territorio nazionale, nei circa 200.000 operatori formati, trovarne uno solo che nonabbia conseguito il titolo per il non raggiungimentodidattico degli obbiettivi. Questo si traduce in “diplomificio”, che genera introiti privati ma genera anche una considerevole problematica di disoccupazione e saturazione del mercato, non essendo evidente in nessun contesto regionale un meccanismo vero di rilevazione del fabbisogno sul territorio di questi operatori e la facilità di accesso al corso e la breve durata spesso ne fanno una promessa di titolazione per un facile riscontro lavorativo, ma così, appunto non è; Ci sarebbe da chiedersi in quei casi di “malasanità” o di fatti incresciosiche tutti conosciamo, di violenze inaudite ai danni di anziani e disabilidi cui i media ci portano spesso a conoscenza, i fautori, non siano proprio operatori, sicuramente una minoranza deviata, che il titolo magari l’hanno “acquistato” più che conseguito.

Il secondo puntoche le portiamo all’attenzione; In virtù di ciò che appena le abbiamo descritto, ovvero alcuni casi saliti alla ribalta anche su mass-media e informazione nazionale di truffeappunto ai danni di corsisti da parte di enti che elargivano corsi non autorizzati producendo quindi falsi attestati, sempre naturalmente dietro un compenso economico del corsista.

Quale soluzione migliore se non quella di porre una forte attenzione istituzionale e trovare strumenti idonei di controllo. 

Il terzo punto vogliamo parlate di qualità formativa; che attualmente è scadente, docenti improvvisati, assenza di linee guida da parte delle regioni, una formazione piena di falle  in cui le ore formative variano da regione a regione e non sono conformi al profilo, attestati oss non riconosciuti da regione a regione,Manca un modello scolastico, materie di insegnamento, in quanto la formazione deve essere orientata nelle conoscenze professionali neo diversi campi di competenza. Inoltre le lezioni di metodologia professionale, tramite analisi di situazioni di cura, avranno lo scopo di facilitare l’integrazione di tali conoscenze. Mancano approfondimenti, analisi sui diversi modelli organizzativi che prevedono l’impiego degli OSS per evidenziarne eventuali criticità e differenze, Mancano strumenti e mezzi che diano indicazioni, una progettazione, una formazione reale, manca l’uso dei mezzi necessari e tecnici per l’analisi sui territori delle varie situazioni esistenti da raccogliere ed evidenziare. Mancano azioni e tempi per riprogettare i rapporti con enti e gestori dei servizi per verificare la qualità e la formazione dell’oss anche sul territorio. La formazione deve essere affidata a docenti a più elevato livelli formativo e  non a chi improvvisa la docenza senza che abbiano le basi, la formazione deve essere fatta attraverso istituti sanitari professionali con un unico attestato Oss.

Il quarto punto sul quale non possiamo esimerci dal porre attenzione, L’Europa; Oggi è una realtà non solo istitutiva ed economica ma anche lavorativa, occupazionale.; Negli stati europei le figure operanti in sanità possono avere diverso nome o strutturazione formativa, competenze.; Le figure pari all’OSS però svolgono una formazione ben differente, in istituti sanitari professionali e con corsi di studi che vanno dalle 1.500/700 alle 2.000 ore di lezione e tirocini; Chiaro è lo squilibrio tra queste figure e quella dell’OSS italiano con le sue 1000 ore scarse, che non gli permettono in qualunque caso di poter, con il titolo conseguito in Italia , di lavorare in un altro stato europeo, in definitiva l’OSS non è una figura spendibile in Europa e ciò è davvero svilente per una professione che anche per questo concorre a caratterizzarsi come incompleta.  

Si chiede un progetto Europeo che introduca un sistema di riconoscimento automatico, fondato su principi di formazione comune attraverso la previsione del “Quadro Comune di Formazione”, l’obiettivo è di introdurre una maggiore automaticità nel riconoscimento delle qualifiche attualmente coperte dal Sistema generale. La formazione dell’oss va quindi rivistaper superare i limiti attuali e regolamentare il profilo, in modo che si possa conformare a  livello degli altri paesi europei con una formazione sanitaria di due anni (1500 ore) attraverso istituti sanitari, che servono a migliorare la programmazione formativa e contribuire a dare maggiori e migliori servizi sanitari. 

A nome di tutta la categoria OSS siamo qui a richiedere urgentemente, un incontroperrivedere la formazione OSS attraverso istituti sanitari, proprio per questi vergognosi  fatti e le problematiche che ne sono complici, che vengano adottate misure di protezione della categoria e della professione dell’oss, tramite organi e strumenti istitutivi; L’operatore sociosanitario non è riconosciuto professionalmente e  nel CCNL comparto sanità pubblica continua a figurarsi come un ruolo “tecnico” e non sanitario e per via di ciò e di questo modello formativo essonon gode della possibilità di istituirsi in un registro nazionale, tanto meno appunto ad avere una formazione di qualità perché crediamo che una laurea non può essere l’unica chiave di volta a titolare “professione”, come ugualmente non è possibile in sanità essere lavoratori depensanti, che operano come “tecnici” o “operai”.  Evidenziamo inoltre come gli inquirenti, sui casi di violenze abbiano sottolineato che alcuni degli indagati erano già pregressi di imputazioni a reati simili, ma nessun sistema deterrente gli ha impedito di svolgere il loro lavoro.

In definitiva, la nostra richiesta è di accendere i riflettori sulla formazione della categoria degli Operatori sociosanitari; Instaurare un dialogo con il Ministero, il Vostro, che è dell’Istruzione, per la possibilità che vorremmo di esporre in questo dialogo con dovizia di elementi quali quelli annunciati sopra, per trovare una strada formativa coerente poiché è da anni che tentiamo di sensibilizzare le parti epiù e più volte abbiamo intentato richieste nei confronti di ministri ed autorità del presente e dei precedenti governi con risultati scarsissimi o di indifferenza vera. Noi facciamo sempre appello al considerare le nostre richieste in virtù del bene collettivo volto al tema salute, nella tutela delle professioni d’aiuto e della popolazione anziana o malata, che necessita di una qualità dell’assistenza maggiore e non altalenante.

Ci auspichiamo che anche questa volta l’istituzione a cui ci rivolgiamo ci ascolti e ci convochi e non demandi ad altri la problematica a cui già il nostro appello è risultato vano.

Fiduciosi in una vostra risposta in merito. 

Data 17/12/2018

Federazione Migep e SHC OSS

Angelo Minghetti – Loredana Pretto –  Giacchetta Matteo – Salvatore Loriga

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