Ci scrive Matteo, Infermiere, e alza il polverone su un problema che mette in ridicolo tutta la professione: “prestazione vaccini pagati a singhiozzo dalle aziende, io non vaccino più”.
Egr. Direttore,
mi chiamo Matteo e sono un infermiere. Lavoro in una nota ASL pugliese e da marzo ho iniziato ad occuparmi anche di vaccini. Dopo apposito bando emanato dalla mia azienda sanitaria ho aderito alla proposta di diventare Infermiere-Vaccinatore e ho dato mediamente due o tre turni di disponibilità a settimana.
Nel bando vi era scritto espressamente che sarei stato pagato non come prestazione straordinaria Covid, ma con un compenso medio di 50 euro all’ora. Allettante per non aderire. Dopo sessanta giorni da la doccia fredda. In busta paga risultavano meno giornate lavorative rispetto a quelle effettivamente svolte e soprattutto il lavoro di vaccinatore mi era stato pagato con circa 13 euro orari, molto lontani dai 50 promessi.
Per questo motivo da agosto ho deciso di non dare più la mia disponibilità e di far valere il mio diritto a non essere preso in giro dal datore di lavoro.
Non so se è accaduto ad altri, ma resta vergognoso questo comportamento, soprattutto se a prendermi per i fondelli è una azienda pubblica.
Grazie e buon lavoro.
Matteo C., Infermiere
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