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Marta, Infermiera non laureata: “invece di farci chiamare Dottore, abbiamo il coraggio di farci chiamare Infermieri?”.

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Ci scrive Marta, Infermiera non laureata, che ci fa riflettere: “invece di farci chiamare Dottore, abbiamo il coraggio di farci chiamare Infermieri?”.

Buonasera Direttore,

ho letto l’articolo relativo al “coraggio” di fregiarsi con il titolo di “DOTTORE”. Sono un’infermiera diplomata nel 1994 quando ci chiamavamo ancora IP :)). Non ho mai smesso di studiare, iniziando dalla maturità che non avevo, dalla riconversione del diploma in laurea per avere più punteggio per accedere alla laurea magistrale che ho conseguito nel 2014. Proseguendo con Master clinici e manageriali di primo e secondo livello fino ad arrivare al Dottorato di Ricerca che ho conseguito a Firenze 3 anni fa.

Ebbene…..

Credo che ci voglia più coraggio a farsi chiamare Infermiere piuttosto che Dottore in un periodo storico e sociale in cui la figura dell’ infermiere non è ancora riuscita a riscattarsi da accezioni negative del passato e che continua ad identificarsi come un “mestiere” per cui la pratica è l’anzianità di servizio fanno competenza. Il termine “dottore” si configura immediatamente in una professione solida, nel suo essere, da centinaia, se non migliaia, di anni:quella del dottore in Medicina.

Se nella realtà di oggi diciamo: “Buongiorno avvocato”, “Buongiorno Ingegnere”, all’ora, con immenso orgoglio, a testa alta, dovremmo dire e pretendere che ci dicano “Buongiorno Infermiere/a”. A meno che non si desideri farsi chiamare “dottori” per soddisfazione personale e per aumentare la propria autostima: in questo caso è veramente triste e deleterio.

Per chi entra in ospedale c e già molta confusione , anche per quanto concerne l identificazione delle varie figure che “girano” intorno al paziente. Dottori medici e dottori infermieri, beh si rischia di fare confusione. In buona percentuale il paziente identifica il “dottore” come il medico che “cura” e “l’infermiere” come la figura che “si prende cura”. La professionalità non è data da un termine davanti al proprio cognome bensì dal professionista stesso che “esterna” le proprie competenze specifiche e trasversali. È inutile farsi chiamare “dottore” se ci si presenta con la divisa sporca, se non si sa identificare la siringa da insulina, se “non si trova tempo” per la relazione, insita e sottintesa in ogni atto infermieristico. A mio avviso è più Inutile che coraggioso. Ma per farsi chiamare “Infermiere” di coraggio ce ne vuole e anche molto. Coraggio che si trasforma in fierezza. Fierezza che non ha bisogno di farsi chiamare “dottore” e tantomeno apporlo sul timbro, da esibire, il prima possibile.

Buona giornata.

Marta, Infermiera

Ps si prega di NON pubblicare NULLA a mio nome .

Grazie.

Leggi anche:

Dottori, Infermieri o IP: avete il coraggio di siglarvi con il titolo accademico?

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