La lettera di Luigi, Infermiere Militare, ci fa riflettere sul ruolo dei professionisti sanitari nelle forze armate: “in Italia contiamo come il due di briscola, non siamo veri professionisti”.
Caro Direttore di AssoCareNews.it,
mi chiamo Luigi (nome di fantasia) e sono un Infermiere operante nelle forze armate in Italia. Ho partecipato a varie missioni di pace in tutto il mondo e sono convinto che in Italia non siamo valorizzati a dovere come accade negli Stati alleati.
Nel nostro Paese si parla poco della nostra professione, esistono solo gli Infermieri civili, ma c’è un vasto mondo che riguarda anche noi militari.
Ho letto una serie di articoli su AssoCareNews.it che riguardano la nostra categoria, alcuni li ho trovati interessanti, altri un po’ troppo scontati, ma forse siete gli unici ad aver dedicato tanto spazio a noi “incivili”, come amiamo definirci nell’infermeria della mia caserma.
Dovreste dare più spazio a quello che accade nel nostro ambito e soprattutto quale spazio ci danno nella scala gerarchica. Potremmo avere molto di più, ma ci danno poco (quasi nulla) per emergere. Così alla fine passiamo per quelli che fanno i passacarte, che si occupano di burocrazia, che sono soggetti agli Ufficiali Medici, che non hanno tanta autonomia decisionale e gestionale.
Ogni tanto ci occupiamo di qualche collega che non sta bene o ha bisogno di visite mediche. Le uniche volte che mi sono sentito effettivamente un Infermiere è stato nelle missioni all’estero, sul campo, quando ho dovuto soccorrere veri feriti e affrontare vere emergenze.
Spero con questa mia mail di aver sollevato un po’ il polverone e di aver convinto i colleghi, anche in modo anonimo come ho fatto io, ad intervenire nel dibattito.
Ciao Direttore.
Luigi, Infermiere Militare deluso
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