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L’Infermiere esiste ancora, ma deve fare attenzione all’OSS e al Dirigente!

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L'Infermiere esiste ancora, ma deve fare attenzione all'OSS e al Dirigente!

Carissimo Direttore,

mi è capitato di leggere, colpevolmente in ritardo per via di impegni di lavoro, questo articolo su AssoCare “C’era una volta l’infermiere…“. 

Già dall’incipit cominciano a girarmi in testa mille obiezioni e precisazioni:

C’era una volta l’infermiere, il professionista che a seguito di adeguata formazione universitaria impiegato in strutture pubbliche o private provvedeva in collaborazione con personale di supporto a identificare e risolvere bisogni della persona assistita. Questa non è la solita favola. ma la storia di un Operatore attore basilare del sistema sanità che a distanza di anni ritroviamo non più vicino ai bisogni persona assistita, ma sempre più lontano, al di là di una scrivania, nascosto dietro ad un computer, unico strumento di lavoro e di pianificazione assistenziale del paziente. Questo Operatore non più contatto diretto con la persona ma contatto telematico di un’assistenza alla persona garantita di fatto sempre in più unità operative dal solo personale di supporto, l’operatore socio sanitario.

Piano. Piano. L’infermiere c’è sempre ed è sempre il solito. Ma come predichiamo, nel vuoto, da anni, oggi oltre ad avere mani grandi ha anche grande cervello. Probabile, si, che si sia allontanato in parte dal contatto diretto per concentrarsi più sul computer e sulla tecnologia, ma mettiamo dei puntini sulle I.

“Assistenza” e “Contatto diretto” troppo spesso sono stati identificati soltanto con la mera esecuzione di compiti e mansioni; lavare il paziente, mettergli una flebo, dare una pasticca.
Il tutto spesso effettuato in modo meccanicistico e sopratutto, data la scarsità di personale, in maniera sbrigativa e da “catena di montaggio”.

D’altro canto lo spostarsi di fronte allo schermo di un PC ci ha concentito anzitutto di diminuire gli errori, pianificare meglio l’assistenza, anzi l’Assistenza, quella con la A maiuscola, quella che davvero è il nostro core professionale, di aggiornarci costantemente e magari rivedere o controllare meglio certe decisioni.

Il toglierci di dosso mansioni improprie ed usufruire delle nuove tecnologie AVREBBE (estremamente condizionale…) dovuto liberarci del tempo da dedicare alla pianificazione, al PARLARE con l’utente (il vero “contatto diretto” che dovrebbe interessarci) e a VALUTARLO (competenza esclusiva e professionalizzante).

Inutile dire che alla fine nessuno o pochissimi ne sono stati avvantaggiati veramente, e che il tempo da dedicare alla vera essenza professionale è sempre troppo poco.

Non mi soffermo oltre e vado avanti nella lettura, trovando del materiale a me, infermiere legale e forense, interessa particolarmente:

  • Una segnalazione!
  • Tanti dati, tante notizie.
  • Conviene analizzarle in ordine cronologico, a chi interessasse risulterà più semplice seguirle nell’articolo.
  • L’OSS aveva assolutamente diritto di chiedere aiuto, innegabile.
  • Certi particolari però sono irrilevanti.
  • Le barriere linguistiche sono ostacoli anche per l’Infermiere, la sospetta positività alla Klebsiella vale per chiunque, la presenza di numerosi presidi non dovrebbe essere un ostacolo per un OSS adeguatamente formato.
  • Notizie mancanti.
  • Di quanti letti dispone quel reparto?
  • Il personale OSS è in numero adeguato all’unità operativa?
  • Vi erano altri OSS o infermieri in turno?
  • Non lo sappiamo quindi andiamo avanti.
  • L’inserimento del nuovo ricovero era davvero prioritario?

Impossibile dare una risposta certa. Di certo esistono diverse sentenze della Cassazione per le quali la registrazione della Cartella Clinica deve essere contestuale.
Ospitare un utente in reparto senza che vi sia uno straccio di documento che ne certifica patologia, presa in carico, valutazione, ecc. è sempre un rischio.

Ma fondamentalmente la domanda non è questa, ma “se era la cartella clinica non poteva farlo il medico?”. Vi sembrerà strano ed antropologicamente inspiegabile, ma la leggenda narra siano dotati di pollice opponibile e capacità di digitazione e scrittura anche loro! Se era invece una semplice formalità amministrativa, perchè se ne deve fare sempre carico l’infermiere? Sono tutti argomenti che professionisti e sindacati dovrebbero discutere con l’azienda, magari approfittando proprio di questo evento.

L’infermiere poteva rifiutarsi di aiutare l’OSS?

E’ una valutazione professionale. Se riteneva che l’OSS fosse più che adeguato per effettuare la prestazione, aveva il diritto di rispondere no, salvo prendersene le responsabilità. L’OSS, a questo punto, avrebbe dovuto provvedere alla mansione, avendone avuta conferma dall’Infermiere. Invece continua a rifiutarsi. 

Altra domanda senza risposta: “Uno dei 2 ha per caso scritto qualcosa al riguardo in cartella clinica?”. Eppure erano entrambi obbligati…

Come insegna il rischio clinico, e la fetta di groviera, l’errore passa attaverso tutti i filtri, ed i buchi possibili fino ad arrivare al suo epilogo. Ed ecco che senza battere ciglio il collega (è successo altro? Altra cosa che non sappiamo), invece di utilizzare la comunicazione, ed aggiungo il buon senso, e risolvere la questione, prende carta e penna e segnala il tutto al Dirigente.
Dirigente Medico? Dirigente Infermieristico? Non lo sappiamo.

E perchè il Dirigente? A norma legislativa e contrattuale il diretto superiore a cui segnalare un caso del genere è il Coordinatore Infermieristico. Va bene. Non sappiamo nemmeno questo.

Quello che sappiamo è che il Dirigente ha violato ogni norma suddetta, inviando formale comunicazione all’Ufficio per i Provvedimenti Disciplinari senza aver prima sentito il diretto interessato (promemoria per l’OSS: ce n’è abbastanza per chiedere l’archiviazione per difetti formali).

In attesa della conclusione del procedimento, con auspicabile strigliata ad OSS, Infermiere e Dirigente, parliamo del vero danneggiato. Non l’utente, che ha ricevuto comunque alla fine l’assistenza dovuta. 

La vittima di tutto questo è il clima che da allora in poi si sarà registrato in quel reparto.

Clima che alla fine sarà di peso ad utenti ed operatori. Il tutto per colpa di un solo killer: l’ignoranza, in senso strettamente letterale, sulla responsabilità professionale, sulle Leggi che la governano, sul contratto in base al quale lavoriamo e ci retribuiscono.

Eugenio Cortigiano, Presidente Associazione Italiana Infermieri Legali e Forensi (AIILF)

* * * 

Grazie Presidente Cortigiano,

in questo modo si fa chiarezza su quanto riferito, in maniera anonima, da questo OSS operante in Toscana. Sui social nei giorni scorsi sono venute fuori alcune polemiche sulla questione, create appositamente da una organizzazione infermieristica. Quest’ultima, nonostante i nostri inviti, non ha ancora risposto alle nostre richieste di integrazione della notizia (quando si protesta si deve anche saper offrire le motivazioni per il dissenso). Lei è stato così squisito da aprire un ulteriore dibattito sul caso: di chi le colpe, solo dell’OSS o anche dell’Infermiere e del Dirigente? La sua visione delle cose è per noi quantomai rispondente alla realtà lavorativa di tutti i giorni, durante cui l’Infermiere è chiamato spesso passivamente a rispondere per violazioni di normative che non conosce. Allo stesso modo i Dirigenti, i Coordinatori e il personale di supporto. La Legge, è vero, non ammette ignoranza!

Angelo Riky Del Vecchio, Direttore AssoCareNews.it

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