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Interazione professionale: Medici, Infermieri e TSRM fanno parte di un unico sistema di cura.

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Gentile direttore di AssoCareNews.it,

in merito ad alcuni articoli presentati sulla testata online AssoCareNews.it, ci permetta di fare alcune riflessioni. L’interazione professionale è ritenuta la colonna portante del management organization della moderna Sanità ed è riuscita a creare realtà altamente performanti, ma altrettanto, genera scenari fuori controllo come il più comune caso dell’infermiere delegato, dal medico specialista o chirurgo, ad erogare radiazioni ionizzanti senza qualsiasi forma di competenza radioprotezionistica.

Recentemente si è celebrato il ventesimo anniversario della emanazione della legge 42/99, il cui lascito rappresenta un elemento di forte responsabilità per tutti i professionisti della Salute che vogliono avere delle vedute il più ampie possibili tra innovazione ed eredità culturale; due elementi, della seconda, rappresentano le ricorrenze formali che con continuità e polivalenza rivelano il loro significato iconico e più pragmatico: più precisamente quei criteri “guida” e “limite” non citati esclusivamente per caratterizzare i ruoli in una azione, quella sanitaria, che deve irrinunciabilmente essere di équipe, ma anche a discriminare i vari “campi di azione” dei professionisti obbligati anche ad essere quelli della divulgazione; ciò non per motivi di mera e vana immodestia, ma per ragioni più squisitamente “tecniche”, che includono i concetti di “scienziato” ed “esperto”.

Per quanto al primo, in quanto laureati in branche scientifiche possiamo ritenerci “scienziati” e ciò non può esimerci dal seguire il cosiddetto “metodo sperimentale” introdotto tra il XIV e Il XV secolo da Galileo Galilei. Per quanto ad essere professionisti “esperti”, non possiamo non fare tesoro della osservazione sperimentale, appunto, ed empirica: ciò significa che per essere esperti bisogna avere a che fare praticamente con la branca di cui si potranno, successivamente, vantare competenze. Aldilà di giochi di parole e concetti, queste riflessioni sono propedeutiche a significare che in assenza di esperienza non si può vantare una conoscenza approfondita.

Per esempio nel caso della senologia, che ha un approccio anche psicologico oltreché meramente tecnico (e non c’è sorpresa in tutto ciò, come ben sanno i TSRM impegnati nella FONCaM – Forza operativa Nazionale sul carcinoma mammario): una cosa fondamentale è distinguere, tra le reazioni delle pazienti, quelle indotte dalle precedenti esperienze diagnostiche, da quelle del tutto istintive e manifestanti nei soggetti che per la prima volta si approcciano alla metodica: ciò risulta assolutamente fondamentale per la più corretta guida alla paziente e al superamento di entrambe, per approcciarsi nel modo migliore alla metodica, assai temuta sotto il profilo fisico (la compressione, la differente sensibilità destra/sinistra delle ghiandole mammarie, eventuali limitazioni ai movimenti che limitano il corretto posizionamento, ecc.); risulta importantissimo il profilo prognostico: prevedere un approccio più corretto in separata sede, da indirizzare alle competenze del medico di medicina generale, che ha il ruolo di esporre, nella maniera più fruibile possibile, i temi della prevenzione secondaria in ordine al recepimento del messaggio: una positività al test di screening mammografico, volontario o programmatico, non ha la valenza di una “condanna a morte” ma di una “rinascita a vita”. Il rapporto con il paziente o “mission-critical”, come direbbero i nostri colleghi d’oltreoceano, è cruciale.

Disquisire di branche e campi professionali di cui non si ha frequentazione è come avere tanti bei libri immacolati in biblioteca: sono belli da vedere, ma effettivamente non ci hanno “dato” nulla: il loro contenuto, il loro “sapere” viene irrimediabilmente ceduto tramite l’uso e l’ostentazione, anche se ciò comporta il depauperamento delle pagine, l’ossidazione dell’inchiostro, la consumazione degli ori delle copertine, toccati sempre e ripetutamente dalle stesse mani. Non possiamo accontentarci (e non possiamo permetterci), in un’epoca in cui una pervasiva superficialità, che può portare anche alla rovina del patrimonio culturale mondiale (es. Notre Dame de Paris), di una conoscenza soltanto accademica: essa deve trovare il suo perfezionamento con quella dell’osservazione, della misurazione, della sperimentazione, in una parola: quella scientifica.

Vede, in questo scenario di incertezza, ancora più alta la necessità di un profondo rispetto dei confini marcati dalle competenze. «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione ..» così l’art. 21 della costituzione Italiana definisce la liberà di stampa, diritto di ogni singolo cittadino europeo. Questo diritto impone di garantire, al lettore, un riferimento preciso dell’informazione attraverso le responsabilità assunte dallo scrivente per le ragioni sopra citate. In aggiunta a tal proposito, l’Infermieristica si fonda sulla pianificazione e gestione “assistenziale” rivolta al paziente, la Radiologia è una pratica di natura “tecnica” fondata su principi fisici, applicati alla biologia umana, degni di dettagliate conoscenze. Non vuole essere , questo, un meschino tentativo di “surriscaldamento” degli animi tra professionisti dalle simili vissute dinamiche lavorative ma una delineazione del confine, seppur sottile, che distingue ambiti diversi dove, al centro del proprio lavoro, c’è il paziente.

Marco Bertolino – TSRM

Calagero Spada – TSRM

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