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Flavia, Infermiera Pediatrica: “noi dimenticati da tutti, siamo l’ultima ruota del carro del SSN; eppure esistiamo, eppure combattiamo il Covid”.

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La lettera di Flavia, Infermiera Pediatrica, riapre la discussione sull’interesse attorno a questa professione: “noi dimenticati da tutti, siamo l’ultima ruota del carro del SSN; eppure esistiamo, eppure combattiamo il Covid”.

Caro direttore di AssoCareNews.it,

le espongo brevemente l’incongruenza e la disparità di trattamento della nostra professione di infermiere pediatrico in Italia.

In epoca di pandemia mondiale dove sembra che manchino infermieri e che addirittura si vuole far lavorare infermieri ancora non laureati,è strano ed inaccettabile che non si prenda in considerazione l’infermiere pediatrico da poter utilizzare negli ospedali italiani dove c’è carenza.

Sarò piu’ chiara.

Lavoro da circa 6 anni a londra in ospedale pubblico,come infermiera pediatrica e precisamente in reparto sub intensivo ed intensivo .Mi sono anche occupata di malati adulti con Covid in quanto in emergenza la terapia intensiva pediatrica del mio ospedale è stata trasformata in reparto Covid, l’ospedale ha provveduto a farci una formazione per accogliere questi malati.

Vedendo la grande richiesta che il nostro paese faceva di infermieri, ho sentito il desiderio di rientrare in patria e poter dare una mano alle nostre istituzioni ospedalieri in quanto perché le mie radici sono ancora in Italia.

In italia avrò partecipato almeno a 20 avvisi pubblici dove venivo regolarmente esclusa in quanto, nonostante l’esperienza dimostrata con certificazioni riconosciute dal ministero della sanità italiana, e il mio titolo di laurea infermieristica denominata L/SNT1 così come veniva specificato dai bandi ,venivo ammessa ma poi puntualmente esclusa in quanto infermiere pediatrico.

A nulla vale l’esperienza e le competenze professionali acquisite all’estero, perchè nel nostro paese vige una confusione totale,si tengono corsi di lauree inutili considerato che i sistemi organizzativi sanitari non prevedono inserimento lavorativo,ma anzi si viene penalizzati in quanto gli ospedali preferiscono assumere infermieri di infermieristica generale,da poi collocare anche nei reparti pediatrici.

Quindi faccio una considerazione se la carenza di infermieri pediatrici non esiste nel nostro paese in quanto all’occorrenza vengono sostituiti dagli infermieri generici a cosa servono corsi di laurea di infermieristica pediatrica? Qualcuno se l’è chiesto?

Non so perché questa scelta scellerata e becera, che esiste solo da noi, me posso immaginare, d’altronde siamo in Italia, dove la politica è cosa scollegata dalla vita reale.

Comunque le scrivo cose che lei già sa, queste mie considerazioni sono uno sfogo di un cittadino italiano che pur avendo studiato in italia con passione si è dovuto spostare all’estero per lavorare pensando che forse questo sacrificio iniziale potesse essere riconosciuto poi rientrando in Italia.

Altro che riconoscenza, mi è stato riferito dal mio ordine, a cui ho posto il quesito sulla diseguaglianza di trattamento delle figure professionali sanitari, sperando in un loro coinvolgimento… brutalmente mi è stato detto che per lavorare in Italia come infermiere devo nuovamente iscrivermi all’università e fare esami mancanti… mi chiedo ma gli infermieri generici fanno lo stesso percorso? candidamente mi è stato risposto di no loro possono accedere tranquillamente in reparti pediatrici, e allora sorge spontaneo la domanda perché si continua in Italia a formare infermieri pediatrici e perché avere un iscrizioni ad un ordine di professioni sanitarie unico se poi non vi è una unicità ed equità ne di percorsi formativi e ne di trattamento lavorativo?

Queste domande rimarranno nella mia mente senza risposta e mi convinceranno sempre di più a non tornare in Italia almeno fino a quando il nostro paese non mette ordine nelle università.
buona giornata

Flavia Carpentieri, Infermiera delusa

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