Carissimi amici di AssoCareNews.it, mi chiamo Salvatore e sono anche io uno dei seicento “fortunati” ad aver superato la preselezione del concorso infermieri di Catanzaro. Si esatto, parlo di fortuna e ancor di più dello studio e della fatica profusa per cercare di meritare un posto di lavoro al sud. Fatiche e sacrifici che sono oggi calpestati da coloro i quali, avvelenati dal rancore per non avercela fatta, gettano fango su quelli che come me hanno affrontato giorni di studio per prepararsi ad affrontare al meglio quella preselezione.
Abbiamo speso soldi, affrontato un viaggio lungo una notte intera, senza dormire e seduti sul sedile di un autobus. Siamo arrivati sul luogo della prova già stanchi, sfiniti dal caldo e dal sole ma con la speranza nel cuore di fare il meglio per ottenere quel tempo indeterminato a cui tutti aspiriamo.
E oggi cosa otteniamo? La sospensione di un concorso per cosa? Per le chiacchiere infondate di chi non ce l’ha fatta. È troppo facile puntare il dito sugli altri senza riconoscere i propri errori, è ancora più facile gridare ai raccomandati, ai figli di.
Sebbene il caos dovuto all’identificazione dei numerosi candidati, la prova si è svolta serenamente e secondo i tempi dettati dalla commissione. È probabile che magari qualche furbetto di turno, già consapevole di non essere riuscito a rispondere ad un numero adeguato di domande, abbia estratto il telefono dalla borsa e si sia cimentato a fotografare il foglio delle domande il quale è stato celermente ritirato insieme ai restanti documenti.
Questo però non dovrebbe pregiudicare lo svolgimento del concorso dato che la commissione ha esplicitamente imposto l’obbligo tassativo di riporre cellulari e altri materiali elettronici all’interno delle borse e sotto ai posti a sedere. Si è parlato di organi di vigilanza che suggerivano le risposte. Ma dove? Ma quando? Ma se cosi fosse stato perché chi ha visto non ha parlato subito?? Perché aspettare i risultati? Troppo facile rammaricarsi a posteriori e gridare allo scandalo, ai raccomandati, ai corrotti.
Ribadisco mi chiamo Salvatore, figlio di nessuno e ce l’ho fatta. Per questo, merito di giocare le mie carte e merito di poterlo fare, per una volta, nel mio amato sud.
Salvatore Esposito, Infermiere