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Un Infermiere con la suocera sul petto: AssoCareNews.it intervista Alessio Biondino

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Un Infermiere con la suocera sul petto: AssoCareNews.it intervista Alessio Biondino.

Parla l’autore di un racconto straordinario 

Alessio Biondino è un Infermiere, ma non è un Infermiere comune. E’ uno di quelli che ama scrivere e denunciare, che vuole farsi da sé e che non ama i soprusi e le contraddizioni di una professione che resta in continuo divenire. Gli piace scrivere, farlo bene. Lo ha fatto anche con il suo ultimo capolavoro La suocera sul petto e altre storie vere, pubblicato nel settembre 2018 per i tipi Ianieri Edizioni.

La suocera sul petto e altre storie vere, come si legge nella presentazione dell’opera, è un album di vicende realmente accadute, che hanno ispirato il racconto di quegli attimi di ordinaria quotidianità in cui c’è bisogno immediato di una mano tesa.

E’ un volume delicato e profondo. Ricorda a tutti sarcasticamente la fragilità della condizione umana, da cui nessuno può prescindere. Attraverso essa ci si confronta, ci si incontra e e ci si scopre/riscopre continuamente.

L’autore ha 40 anni e vive a Roma. Lavora essenzialmente nell’ambito dell’assistenza domiciliare a malati complessi. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo Buonanotte, madame, ispirato al suo percorso assistenziale vissuto assieme a una paziente malata di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

Alessio Biondino con il suo nuovo libro.
Alessio Biondino con il suo nuovo libro.

 

Lo abbiamo intervistato per voi.

Alessio Biondino è un Infermiere con la passione per la scrittura. L’ultimo apprezzatissimo lavoro editoriale è un romanzo dal titolo “La suocera sul petto e altre storie vere”. Quanto il tuo essere professionista sanitario ha influito nella stesura di questo capolavoro?

Sì, amo raccontare. Praticamente da sempre. E penso che scrivere sia il modo più completo per esprimere le proprie emozioni. “La suocera sul petto e altre storie vere” è una raccolta di racconti ispirati, per l’appunto, a fatti realmente accaduti. Storie di aiuto, d’amore e di solidarietà che arrivano dalla mia esperienza professionale come infermiere, ma non solo. Alcuni capitoli, infatti, sono ispirati al vissuto di alcuni colleghi che stimo profondamente, alla loro competenza e alla loro straripante umanità. Non potevano mancare nemmeno alcune notizie (quelle più assurde, divertenti o emozionanti) che ho avuto modo di approfondire grazie alla mia recente attività di autore presso una testata giornalistica che tratta temi di salute e di sanità. Ho cercato di scrivere questo libro con delicatezza, profondità e tanta ironia. Caratteristiche, queste, che spesso contraddistinguono coloro che per lavoro… AIUTANO.

Da tempo ti occupi con varie testate giornalistiche di difendere gli Infermieri da abusi, soprusi e forme di deprofessionalizzazione. Credi che con le tue denunce si possa cambiare il futuro della professione?

Ciò che ho provato a fare finora è solo una piccola goccia nell’oceano. Ho cercato di smuovere qualche coscienza per far sì che i miei colleghi, insieme a me, si facessero qualche domanda. Niente di più. A tratti spero di esserci riuscito… Altrimenti avrò beccato una caterva di insulti e di minacce (per fortuna solo lavorative) per nulla. Non ho voluto essere il “paladino” (spesso qualche buontempone prova a descrivermi così) di niente e di nessuno. Che la mia categoria cresca è anche e soprattutto un mio interesse! Comunque ci tengo a tranquillizzare tutti: state sereni, ho smesso!

La tua esperienza di Infermiere Libero Professionista ti ha messo spesso di fronte a scelte difficili: denuncia e lavorare rispettando le leggi, le linee guida e soprattutto i Pazienti. Quanto è cambiata negli ultimi anni la tua visione dell’Infermieristica italiana e quanto è mutata (se è mutata) la nostra professione nell’ultimo decennio?

L’attività libero professionale, nella maggioranza dei casi, per gli infermieri altro non è che una truffa. Senza sé e senza ma. Una formula grazie a cui le aziende possono avere “dipendenti” da poter cacciare via in qualsiasi momento. Trattasi di “dipendenti” (ribadisco) che spesso sono inseriti normalmente nella turistica dei reparti, che di fatto sono sempre reperibili (nonostante non gli sia pagata alcuna reperibilità!) per tappare i vari buchi che si vengono a creare, che sono sottopagati (c’è chi offre anche 4-6 euro lorde ai professionisti! A cui, ovviamente, poi bisogna togliere tasse e Enpapi…) e che sono disposti a fare di tutto senza protestare, vista la costante paura di essere mandati via. E non solo: c’è anche chi gli fa firmare pseudo contratti dove il libero professionista si impegna, qualora decidesse di andare via, a dare un sostanzioso preavviso all’azienda, pena la decurtazione della paga mensile. 

A causa di ciò che ho segnalato e denunciato, è assai probabile che non potrò più lavorare nel privato, nelle cooperative e nelle agenzie per il lavoro, comunque. Le minacce e le allusioni in tal senso, infatti, perlomeno nel mio territorio, non sono affatto mancate. Ma vado comunque fiero, in un paese dove ancora oggi regna l’omertà, di aver provato a cambiare qualcosina. Anche se ammetto che quando ti guardi intorno e ti accorgi che nei momenti clou, quelli in cui ci sarebbe da combattere tutti insieme, oltre a qualche like sui social quasi tutti si girano dall’altra parte e fanno finta di niente… Provi parecchia desolazione e un rassegnassimo sconforto. Ti senti solo. E anche un po’ scemo.

La nostra professione, a causa della crisi economica, secondo me è mutata molto. Almeno nella realtà delle nostre corsie. Eravamo in piena evoluzione quando questa spada di Damocle ci è arrivata tra capo e collo. Da allora, c’è stato un livellamento verso il basso della nostra professionalità. A causa delle formule lavorative di cui sopra, certo, ma anche perché con la crisi economica, col blocco del turnover e con tutte le conseguenze del commissariamento di alcune regioni gli infermieri si sono ritrovati a fare i manovali per compensare un po’ tutte le carenze (croniche) della sanità… Molto spesso dimenticandosi le proprie responsabilità, lontane anni luce dalla propria logorante quotidianità.

Per ciò che concerne la mia visione dell’infermieristica… Beh, non posso negare di essere parecchio deluso. Sono un infermiere relativamente giovane (mi sono laureato nel 2010), ma della professione che mi è stata “venduta”, fino ad oggi nella mia vita professionale non ce n’è stata traccia. Sarà anche per questo che negli ultimi tre anni, a testa bassa, e senza più avere paura, ho provato a ribaltare qualcosa. Per diventare una professione vera, però, almeno nella realtà, l’infermieristica italiana ha ancora tanta strada da fare…

Alessio Biondino con il suo nuovo libro.
Alessio Biondino con il suo nuovo libro.

 

Torniamo al tuo romanzo: ci spieghi meglio qual è la metafora legata alla suocera sul petto?

Beh, bisogna arrivare alla fine del libro per capirne a pieno il suo opprimente significato! Rappresenta, comunque, la metafora della vita e di ciò che da un momento all’altro può renderla assai complicata o metterla a rischio. Di quando c’è immediato bisogno di una mano tesa e la salvezza, quella vera, arriva nei modi più inaspettati, magari da un improbabile signore panciuto in canotta e ciabatte, con ai lati dei baffi delle evidenti sbavature di cappuccino. Alla faccia di quelle serie tv dove ci mostrano in continuazione medici belli come il sole che hanno fantasmagoriche intuizioni in ospedali nuovi, fantascientifici e con tutti i materiali più all’avanguardia a disposizione!

Da qualche settimana sei un “cane sciolto”, nel senso che non scrivi per alcuna testata infermieristica. Come mai questa scelta?

Nella vita le cose cambiano. Ora sono un papà e il mio tempo per filosofeggiare nel web è drasticamente diminuito. Mettiamoci anche il fatto che con la testata a cui fate riferimento non ho più tutta questa sintonia, che sono stanco di logorarmi l’anima in pseudo battaglie/denunce dagli scarsissimi risultati, che ho tanti altri interessi personali, che mi piacerebbe continuare a scrivere libri e… Ecco che il gioco è fatto. 

Grazie Alessio, ti aspettiamo nella squadra di AssoCareNews.it… per scrivere e per raccontare la vita di tutti i giorni nel mondo sanitario e non solo.

Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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