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giovedì, Marzo 28, 2024
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Psichiatria: progetto IESA inserisce malati in nuclei familiari!

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Il dott. Aluffi, responsabile IESA

Malattie psichiatriche: mai più soli!

Le persone con problemi psichiatrici potranno essere inseriti in nuclei familiari di supporto grazie al progetto IESA!

Abbiamo intervistato il dott. Gianfranco Aluffi, Referente Servizio IESA e UMPC ASL TO3 che ci ha raccontato l’intensa attività del progetto.

Cos’è lo IESA e quali obiettivi si pone?

IESA è un acronimo e significa “Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti”, si tratta di uno strumento di riabilitazione e cura che consiste nell’offrire a una persona in difficoltà la possibilità di vivere in un contesto familiare, non istituzionalizzato, grazie alla disponibilità di ospitanti volontari e all’intervento professionale di supporto alla convivenza offerto dagli operatori di un’équipe preposta e specializzata, reperibili telefonicamente tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24.

Questo progetto mira all’inclusione sociale di soggetti fragili, inducendo il contesto sociale stesso a reintegrarli e valorizzando le risorse presenti nel territorio. Offre un contesto di vita “normale”, non alienato dalla quotidianità di cui ciascuno di noi fa esperienza e in cui ciascun individuo ha diritto di vivere. Lo IESA segue un principio equo, ecologico e solidale, sostenendo il territorio e i cittadini. La presenza di un cospicuo rimborso spese per l’accoglienza riconosciuto alle famiglie che generosamente aprono le porte delle loro case e mettono a disposizione il loro tempo per sostenere un ospite, può essere visto come una virtuosa ridistribuzione di risorse, che ha come ricaduta positiva anche il fatto di evitare ricoveri in strutture chiuse e spesso inefficaci sul piano della terapia e della riabilitazione. E il basso impatto economico che tale progetto ha per le amministrazioni, in confronto ad altre risorse residenziali, può consentire a un più ampio numero di cittadini di usufruire di un aiuto, ampliando così le possibilità di cura e di reinserimento nel tessuto sociale per persone che soffrono di disagio psichico, disabili, anziani, soggetti con problemi di dipendenza ecc. Lo IESA è uno strumento flessibile, economico ed efficace, ha perciò tutte le carte in regola per una maggiore diffusione, in diversi ambiti, per diverse categorie di utenza.

Come è nata questa idea di progetto che alcuni potrebbero definire come futuristico?

Sorrido per la scelta della parola “futuristico”, poiché lo IESA ha radici in realtà millenarie, se vogliamo è nato ancor prima della psichiatria, dei manicomi, delle comunità terapeutiche. Quasi sempre quando si parla di IESA, a dispetto dei suoi secoli di storia, viene fatto riferimento al concetto di novità, di innovazione, di cambiamento. È un tipo di intervento molto diffuso in Europa, soprattutto in Francia, Germania e nel Regno Unito, dove negli ultimi anni ha visto una massiccia e progressiva diffusione. Ciononostante non fa ancora parte del nostro background culturale, tanto che spesso l’attività dello IESA viene ancora definita addirittura “sperimentale”, sebbene anche in Italia e nello specifico a Collegno, presso il Servizio IESA ASL TO 3 di cui sono referente aziendale e fondatore, abbia ormai una consolidata e ventennale esperienza. Eppure l’idea che la società possa farsi carico di accogliere le proprie parti fragili è ancora considerata futuristica… Mi auguro che ci sia un cambio di paradigma, per questo io e i miei collaboratori ci impegniamo quotidianamente per far conoscere questo tipo di attività e diffondere la cultura dello IESA, e che parlare di accoglienza eterofamiliare, di mutualità, di reciprocità sociale, possa diventare qualcosa di sempre più normale e attuale, radicato nel presente del nostro orizzonte esperienziale più che collocato nell’ambito delle imprese d’avanguardia. Accogliere è sì qualcosa di “straordinario”, ma non nel senso di “eccezionale” o “di nicchia”, quanto nel senso di qualcosa di non banale, complesso ed estremamente ricco di signficato, sia per chi ne fruisce, sia per chi si mette a disposizione come ospitante.

Quali sono i risultati da voi registrati?

I risultati dimostrati dalle ricerche internazionali evidenziano un abbattimento del numero di giorni di ricovero per cause psichiatriche e una diminuzione dei dosaggi di benzodiazepine, che sottolineano l’efficacia terapeutica del fattore ambientale. Ma i risultati maggiori sono in termini di miglioramento della qualità della vita: molti ospiti hanno la possibilità all’interno delle famiglie ospitanti di fare esperienze nuove, gratificanti e risocializzanti. Penso ad esempio ad un utente anziano, proveniente dalla realtà manicomiale, che con la sua famiglia IESA ha fatto la sua prima vacanza, per la prima volta è andato all’estero… in Perù, dove ha conosciuto la famiglia allargata degli ospitanti e le loro radici culturali. Ecco, questo tipo di possibilità offerte a persone che rischierebbero di non poterne fruire se rinchiuse in un contesto istituzionale, credo sia un grande risultato in un’ottica di vera cura e vera riabilitazione. Se vogliamo invece osservare gli esiti in termini di autonomizzazione degli ospiti cito i numerosi percorsi a lieto fine che hanno visto utenti più giovani raggiungere l’indipendenza abitativa e quelli nei quali sono state revocate delle misure di tutela per restituire al soggetto la dimensione di libero cittadino. Laddove viene restituito potere contrattuale, libertà, autonomia, speranza e affetti, ritengo vi sia riabilitazione, e dunque i nostri risultati risiedono in questo, anche se sono sfaccettature a volte difficili da “misurare”.

IESA in Italia e nel mondo: quali sono i vostri numeri e le aree di sviluppo di questo progetto?

Il Piemonte è la regione in cui vi è il maggior numero di progetti di convivenza IESA attivi ed il servizio IESA dell’ASL TO3, è stato individuato come modello da diffondere in tutte le ASL piemontesi all’interno di una recente DGR sulla revisione della residenzialità psichiatrica, la quale sottolinea l’efficacia di questo strumento. Il Servizio IESA ASL dell’ASL TO3 è attivo da 21 anni, nei quali abbiamo gestito più di 250 convivenze, e al momento sono 50 le persone che beneficiano di questo tipo di accoglienza. Anche sul territorio nazionale vi è un sempre crescente interesse nei confronti dello IESA e nuovi servizi, piano piano, stanno nascendo e crescendo in diverse regioni. Ma i numeri sono ancora molto bassi in Italia, rispetto a quelli presenti in altri paesi europei. Nel Regno Unito, come citavo precedentemente, attualmente ci sono circa 14.000 convivenze IESA in corso, in Francia superano le 16.000, in Germania 3.000, numeri per noi italiani, fermi a non più di 200 convivenze totali, ancora inimmaginabili. Soprattutto nel Regno Unito ma anche negli altri paesi citati, i tagli dati alla sanità pubblica hanno portato a una virtuosa riconversione di interventi molto costosi e poco efficaci in progetti di accoglienza eterofamiliare supportata, vantaggiosi dal punto di vista economico e portatori di risultati tangibili e di ricadute positive sulla società. Insieme ai colleghi europei abbiamo dato vita ad una rivista internazionale sullo IESA chiamata Dymphna’s Family il cui primo numero in lingua italiana è consultabile gratuitamente sul sito web di ISSUU. In parlamento è ferma una proposta di legge per la regolamentazione dello IESA su scala nazionale e per la sua diffusione su tutto il territorio. Speriamo che l’Italia possa seguire l’esempio di oltre manica e che la gestione dei budget sia sempre più orientata a interventi di tipo territoriale, come la legge Basaglia prevede, che possano offrire concrete possibilità di recupero, potenzialità che lo IESA continua a dimostrare di avere.

Ringraziamo per la disponibilità e rinnoviamo i complimenti per il vostro lavoro!

Per contatti:

Servizio IESA ASL TO3 Via Martiri XXX Aprile 30 10093 Collegno (TO)

Tel: 0114017463

email: servizio.iesa@aslto3.piemonte.it

Pagina facebook: SERVIZIO IESA ASLTO3

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