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Il futuro di Infermieri, OSS e Professionisti Sanitari è tutto in salita. Ecco la ricetta della FP CGIL. Parla Sorrentino.

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Parla Serena Sorrentino, segretario generale nazionale Fp Cgil: “il futuro di Infermieri, OSS e Professionisti Sanitari è tutto i salita, ma si può rimediare e ripartire”. Ecco la ricetta per rilanciare il ruolo dei professionisti sanitari e socio sanitari.

Dopo aver dato spazio ai segretari generali e dirigenti di FP CISL (Maurizio Petriccioli), Uil Fpl (Michelangelo Librandi), FSI-USAE (Adamo Bonazzi), Nursing Up (Antonio De Palma), SHC OSS (Antonio Squarcella), ora diamo la parola a Serena Sorrentino, segretario generale della FP CGIL. Vediamo come e cosa ha risposto alle nostre domande.

L’emergenza Coronavirus ha fatto emergere nella maniera più cruda possibile tutte le criticità dei nostri sistemi sanitari Nazionale e Regionali. Cosa a vostro avviso non ha funzionato?

Questa domanda può avere diverse risposte, molto dipende dalla lettura che si dà delle riforme che hanno attraversato il Servizio sanitario nazionale in questi anni. In generale potremmo mettere in evidenza due elementi che credo trovino condivisione trasversale e che potrebbero essere punti dai quale ripartire: si è disinvestito nella medicina del territorio – penso a cure primarie, attività di cura e prevenzione in ambiente extraospedaliero, medicina di comunità – nonché nelle competenze, sia in termini di organici che di valorizzazione professionali – penso alla poca sperimentazione di modelli di lavoro in cui autonomia, responsabilità e lavoro di equipe mirano ad ottimizzare le competenze dei lavoratori della sanità per integrare ospedale e territorio e individuare modelli di assistenza più flessibili e di prossimità.

Un taglio importante pluriennale del Fondo sanitario nazionale, il blocco del turn over, la regionalizzazione senza quadri unitari di uniformità organizzativa e di modelli di appropriatezza delle cure hanno fatto il resto. Non in tutto il Paese registriamo gli stessi standard, molto ha dipeso dalle scelte fatte anche a livello delle singole Regioni. Potrei dire che se la salute è per noi un diritto costituzionalmente universale e pubblico, la Sanità è invece una somma di prestazioni differenziate territorialmente e in certe aree, sia cliniche che geografiche, eccessivamente privatizzata. Nell’emergenza, monitorando gli esiti di risposta alla pandemia, possiamo valutare che la presenza maggiore del settore pubblico, un numero di addetti maggiore e una rete territoriale (fino alle cure domiciliari) più strutturate hanno retto meglio l’impatto, la nostra fortuna è stata l’efficacia del contenimento al Sud che sino ad oggi non ha stressato sistemi sanitari molto qualificati dal punto di visto clinico ma impreparati dal punto di vista organizzativo.

A vostro avviso i riflettori sull’enorme sforzo che sta compiendo il personale sanitario influenzeranno la politica nelle contrattazioni dei CCNL Sanità privata (già in atto) e Sanità Pubblica (a detta di molti già all’orizzonte)? E in che modo?

Posso dire che come Fp Cgil sicuramente faremo una battaglia sia sulla valorizzazione professionale che economica del personale che opera in sanità sia pubblica che privata. Tradotto per noi vuol dire un nuovo sistema di classificazione e una rivoluzione nel sistema degli incarichi per tutte le professioni sanitarie, percorsi dedicati ai profili sociosanitari e sociali, della prevenzione ambientale, tecnici  e amministrativi. Tutte le figure che operano in sanità fanno sistema salute ma con competenze, ruoli, responsabilità e funzioni diverse. Il contratto nazionale, se vuole unire il sistema, deve saper dare risposte appropriate alle diverse istanze non solo professionali ma anche organizzative.

La parte più delicata è sicuramente quella salariale, dalle indennità agli incarichi ma anche al trattamento tabellare, servono risorse per alzare la media retributiva del comparto e di allineare pubblico e privato. Su questo posso dire che il 18 giugno è in programma lo sciopero della sanità privata perché Aris ed Aiop dopo avere concordato la parificazione del tabellare del settore privato al pubblico hanno interrotto le trattative, dimostrando di non avere alcun rispetto per i dipendenti delle loro strutture, grazie ai quali in questi anni hanno fatto profitto e che hanno sfruttato anche nell’emergenza. Mentre sul fronte pubblico per adesso abbiamo detto al Governo che le risorse per il rinnovo del contratto 19/21 non sono sufficienti, e stiamo ragionando di una mobilitazione a sostegno delle piattaforme unitarie che abbiamo presentato.

Come CGIL avete creato un efficiente servizio di accoglienza e supporto psicologico rispetto ai lavoratori impegnati nella lotta al Covid-19. Pensa che i Ministeri dovrebbero iniziare già adesso a strutturare soluzioni ai disturbi post traumatici che si manifesteranno sul lungo periodo?

In parte lo hanno fatto sia il Ministero della Salute che le Regioni, il problema è che l’emergenza ha messo in luce che esiste il rischio elevato per il personale sanitario di burn out, di forme nuove di stress da lavoro correlato, dovuto in prevalenza al poco personale, turni insostenibili ed esposizione al rischio elevata.

Bisogna ripensare alla tutela della salute psicofisica di chi lavora in sanità. Il sostegno psicologico può aiutare e i nostri professionisti dirigenti sanitari lo stanno facendo con generosità e coerenza deontologica ma il nostro obiettivo è prevenire il disagio, lo dicevamo quando il personale era vittima di aggressioni, lo diciamo in pandemia, continueremo a proporre il tema nel rinnovo del Contratto, se il lavoro e l’intensità del suo svolgimento cambiano anche le tutele vanno adeguate.

Il “sistema privato” ha toccato il fondo e in molte realtà locali vi sono stati commissariamenti di vario genere: pensa sarà necessaria una riforma del settore e del sistema di accreditamento? 

La Cgil lo ha sempre sostenuto, l’accreditamento è la madre di tutte le riforme se vogliamo intervenire sulle distorsioni provocate da un rapporto tra programmazione pubblica e gestione privata che non ha equilibrio in nessuna area dei servizi pubblici laddove il pubblico è più debole. Prendiamo la riabilitazione: aver disinvestito come sanità pubblica nel presidio e nella diffusione delle prestazioni riabilitative ha fatto sì che il privato in tante regioni ha una posizione tale per cui è in grado di condizionare le scelte della politica.

La nostra non è una posizione ideologica ma di tutela dell’interesse generale anche di quei datori di lavoro privati che vogliono partecipare al sistema salute con regole chiare e senza dumping. Per farlo abbiamo bisogno che qualità e prossimità del servizio pubblico siano altissimi, che siano riconosciute le competenze dei lavoratori, che ci sia una programmazione concentrata sugli obiettivi di salute della popolazione.

Grazie segretario e buon lavoro!

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Dott. Marco Tapinassi
Dott. Marco Tapinassi
Vice-Direttore e Giornalista iscritto all'albo. Collaboro con diverse testate e quotidiani online ed ho all'attivo oltre 5000 articoli pubblicati. Studio la lingua albanese, sono un divoratore di serie tv e amo il cinema. Non perdo nemmeno un tè con il mio bianconiglio.
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